Fondi obbligazionari flessibili: se il rendimento non paga meglio selezionare le scadenze
Due strategie diverse ma unite da un minimo comune denominatore: l’approccio flessibile che permette ai gestori di muoversi con agilità
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“Il recente rallentamento della crescita globale è in gran parte ascrivibile al settore manifatturiero e le ultime rilevazioni sull’economia statunitense non hanno fatto che acuire il nervosismo: l’arretramento della componente manifatturiera dell’indice Ism di settembre è stato infatti superiore al previsto, attestandosi al livello più basso dell’ultimo decennio”. A sostenerlo è il team Global fixed income, currency and commodities group di JP Morgan Asset Management, che sottolinea come quest’anno il maggior contribuito alla variazione degli indici globali dei responsabili degli acquisti (Pmi) sia giunto da Stati Uniti e Germania e molto probabilmente è direttamente imputabile all’impatto delle guerre commerciali.
“La crisi, però, non è più circoscritta solamente al settore manifatturiero: il mese scorso anche l’indice Ism del segmento servizi è sceso (52,6 punti contro le aspettative di 55), facendo registrare al contempo la maggiore delusione e il livello più basso dall’agosto del 2016”, precisano gli analisti di JP Morgan. Sebbene sino ad ora i dati del mercato del lavoro abbiano esibito una tenuta relativamente buona, le indicazioni dei dati Ism prospettici impensieriscono gli operatori.
“Anche gli attivi più rischiosi hanno risentito delle tensioni commerciali e in attesa della tredicesima tornata di negoziati tra Stati Uniti e Cina i motivi di ottimismo sono pochi”, – osservano -. Recentemente Washington ha inserito nella lista nera le principali società tecnologiche e di intelligenza artificiale cinesi e negato il visto d’ingresso ad alcuni funzionari di Pechino accusati di violazioni dei diritti umani. Poiché le vigorose misure repressive adottate dalla Cina contro i dimostranti di Hong Kong stanno spingendo sia Democratici che Repubblicani ad adottare un atteggiamento fortemente critico nei confronti di Pechino, le probabilità di un allentamento delle tensioni sono sempre più remote”. Ecco perché, secondo gli esperti, davanti al moltiplicarsi dei segnali di rallentamento riconducibili alla guerra commerciale, i mercati hanno adottato un atteggiamento comprensibilmente cauto.
Passando alle valutazioni quantitative, malgrado la brusca correzione di inizio settembre dovuta a una schiarita passeggera nei rapporti commerciali, i rendimenti dei Treasury hanno proseguito la corsa al ribasso. Il rendimento del titolo decennale ora si aggira sull’1,58%, quasi 1,7 punti percentuali in meno rispetto a un anno fa, e si avvicina all’importante soglia psicologica dell’1,50%. In Europa i rendimenti dei Bund decennali sono ancora saldamente in territorio negativo, a -0,54%. “I tassi dei Paesi core sono sempre vicini ai minimi record e non intravediamo alcun evidente catalizzatore capace di spingerli al rialzo. I mercati scontano già ulteriori tagli dei tassi da parte delle Banche Centrali, ma le perduranti tensioni commerciali potrebbero far salire le aspettative di ribasso”, si legge ancora nel Bond Bulletin settimanale di JP Morgan.
L’incertezza globale alimenta la domanda di duration di alta qualità e in particolare di titoli di Stato con rendimenti positivi, come ad esempio i Treasury statunitensi. “Quest’anno i fondi retail hanno investito oltre 15 miliardi di dollari in titoli di Stato statunitensi, mentre gli afflussi verso i prodotti alternativi di alta qualità come le obbligazioni municipali o ipotecarie ammontano a quasi 80 miliardi di dollari (al 10 ottobre 2019). È probabile che la domanda sarà sostenuta anche da altri fattori, ad esempio l’eventuale decisione delle Banche Centrali di passare dai tagli dei tassi ad altre misure di allentamento”, affermano gli analisti. La Bce ha annunciato la ripresa del programma di acquisto di attivi e anche se la Fed non è ancora pronta a introdurre ulteriori misure di allentamento quantitativo, il suo presidente Jerome Powell ha annunciato che nei prossimi mesi la Banca ricomincerà a espandere il proprio bilancio con operazioni di pronti contro termine.
Cosa significa tutto questo per gli investitori obbligazionari? “In assenza di un fermo impegno a revocare i dazi commerciali e ad adottare un atteggiamento più conciliante da parte di entrambe le superpotenze, le ripercussioni della guerra commerciale continueranno a penalizzare l’economia – conclude il team Global fixed income, currency and commodities group di JP Morgan Am – . È solo questione di tempo prima che inizino a risentirne anche gli utili aziendali e la spesa al consumo, che sinora si sono mantenuti relativamente stabili. In questo contesto, è probabile che gli attivi più rischiosi continuino a rimanere esposti a pressioni negative. Per tale motivo, malgrado la progressiva contrazione dei rendimenti, i titoli di Stato a lungo termine potrebbero svolgere un ruolo sempre più importante come allocazione difensiva nei portafogli degli investitori”.