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Per Jp Morgan Am, sul fronte dei prezzi ormai sembra esserci stata una svolta. E a determinare l’andamento dei mercati saranno l’occupazione Usa, la riapertura cinese e la BoJ
Mercato del lavoro americano, riapertura della Cina e Banca centrale del Giappone. Dopo l’annus horribilis 2022, per gli investitori obbligazionari il 2023 avrà tre fattori cruciali da monitorare attentamente. Ne sono convinti gli esperti del team global fixed income, currency and commodities group di Jp Morgan Am, stando ai quali queste tre variabili avranno un effetto diretto sulla direzione e l’entità delle variazioni dei tassi nel breve termine.
Esce quindi di scena l’inflazione? Non proprio, ma dato che sul fronte dei prezzi sembra esserci stata una svolta, l’attenzione dei mercati si è spostata sull’occupazione a stelle e strisce. “Negli Stati Uniti – spiegano gli analisti di Jp Morgan Am – l’occupazione non agricola ha decelerato, ma non lo ha fatto abbastanza rapidamente da indurre la Fed a porre fine al ciclo di rialzi”.
La previsione di Jp Morgan Am è che la crescita dell’occupazione continuerà a rallentare, scendendo dall’attuale ritmo di 270.000-300.00 nuove assunzioni al mese a quasi zero nei prossimi otto-dodici mesi, quando gli effetti ritardati dell’inasprimento monetario si faranno sentire in tutta l’economia. Un segnale che starebbe ad indicare a Jerome Powell la conclusione della sua battaglia, offrendo quindi l’occasioni per invertire la rotta monetaria.
Quanto alla Cina e alla riapertura anticipata rispetto alle previsioni, gli esperti sottolineano che l’impatto sull’inflazione globale è ancora tutto da valutare. “Una ripartenza veloce e massiccia del settore dei viaggi e di altri servizi – mettono in guardia – potrebbe creare pressioni inflazionistiche e costringere, a loro volta, le banche centrali globali a confermare le proprie politiche restrittive”.
Inoltre, la BoJ ha colto di sorpresa i mercati consentendo ai rendimenti a lungo termine di variare di 50 punti base in più o in meno rispetto al tasso obiettivo dello 0%, un range più ampio rispetto al precedente. “Considerato che ad aprile dovrebbe essere eletto un nuovo governatore e che, secondo le indiscrezioni della stampa, le previsioni di inflazione della BoJ per il 2024 sono in corso di revisione e si starebbero avvicinando all’obiettivo del 2%, la fase accomodante della BoJ parrebbe finalmente volgere al termine”, si legge nel report.
In seguito al cambio di orientamento della politica della BoJ il 20 dicembre 2022, le obbligazioni governative decennali giapponesi sono arrivate a superare la soglia dello 0,43% su base infragiornaliera, un livello che non si registrava dal 2015. Le obbligazioni globali hanno seguito in scia: il rendimento del Treasury decennale statunitense è aumentato di 26 pb tra il 20 e il 31 dicembre, chiudendo l’anno al 3,84%. “Non tutto il sell-off globale è stato determinato dalla scelta della BoJ – spiegano gli analisti -. Anche la riapertura della Cina ha esercitato pressioni sui rendimenti, visto che si sta verificando prima del previsto e impatta positivamente sulla crescita globale”.
Ora quindi gli investitori devono tenere presente che se si realizza la svolta rigorista della Banca del Giappone e la riapertura della Cina procede più rapidamente del previsto, le pressioni al rialzo sui rendimenti potrebbero aumentare. “In prospettiva tuttavia – chiariscono da Jp Morgan Am – riteniamo probabile una recessione nel 2023 e sebbene l’inflazione stia scendendo, la saturazione del mercato del lavoro permane. Il mercato sconta per il 2023 ulteriori rialzi dei tassi di 63 pb da parte della Fed. Al 4 gennaio 2023, il tasso terminale ha raggiunto il 4,95%, appena al di sotto del 5,10% fissato come obiettivo dalla Banca Centrale. Se l’occupazione statunitense continuerà a rallentare, il mercato potrà tornare a determinare i prezzi e la Fed potrebbe concludere il suo ciclo verso fine anno”.

Passando ai fattori tecnici, gli analisti fanno notare come la domanda di reddito fisso abbia cominciato ad incrementare nel secondo semestre del 2022. “Ci aspettiamo che questa tendenza prosegua – affermano -, con valutazioni convenienti e maggiori rischi di recessione. Infatti, da recenti indagini sul posizionamento degli investitori emerge che a dicembre 2022 gli operatori hanno aumentato la duration a Giappone e Cina. Tuttavia, gli investitori continuano a sottopesare la duration in quanto ulteriori adeguamenti della politica della BoJ e la riapertura della Cina potrebbero spingere i rendimenti dei titoli di Stato nipponici e cinesi al rialzo”.
Cosa muoversi quindi? Per gli esperti di Jp Morgan Am, gli investitori devono sapere che nel breve termine i rendimenti potrebbero vivere una fase altalenante in quanto i tre fattori di cui sopra potrebbero confinare i tassi dei titoli di Stato in un intervallo ristretto. “In ogni caso – concludono – i rischi di recessione salgono. Monitoriamo attentamente il mercato del lavoro: un indebolimento significativo potrebbe segnalare la fine del ciclo di inasprimento della Fed e offrire l’occasione di investire strutturalmente in una duration lunga”.
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