“La situazione non dovrebbe riservare particolari sorprese fino a fine anno, poi dipenderà tutto dalla crescita”. Nell’intervista a Mauro Valle, head of Fixed Income di Generali Investments Partners, indicazioni su come affrontare la fine d’anno sull’asset class e quali variabili valutare per il posizionamento 2023
Mauro Valle, head of fixed income di Generali Investments
“L’inflazione è stata indubbiamente il driver delle politiche monetarie delle banche centrali nel 2022, dopo un’impennata le cui motivazioni sono da ricercare tanto negli effetti della pandemia sull’economia quanto nella crisi energetica. Ora dovremmo avere raggiunto il picco con il dato al 10% in Europa e poco sotto negli Stati Uniti. Da ora in poi la variabile più importante sarà la crescita da cui dipenderanno fortemente gli andamenti del mercato nel 2023”.
FocusRisparmio ha incontrato Mauro Valle, head of Fixed Income di Generali Investments Partners, per fare il punto sullo stato di una asset class, il reddito fisso, che ha vissuto uno degli anni peggiori della propria storia, tornando però così ad essere investibile per effetto dell’innalzamento dei tassi da parte delle principali banche centrali dopo oltre un decennio in cui hanno viaggiato costantemente nell’orbita dello zero.
Chiarezza sul breve termine
“Le dinamiche inflattive di Europa e Stati Uniti sono differenti. Nel Vecchio Continente è direttamente legata ai prezzi dell’energia mentre negli Usa è maggiormente connessa al mercato del lavoro. Nel corso del prossimo anno, entrambe, dovrebbero con ogni probabilità ridursi”, sottolinea Valle, spiegando però che per gli investitori molto, se non tutto, dipenderà da quanto e in che tempi.
“Le banche centrali si sono portate avanti con il lavoro, soprattutto la Banca centrale europea, approfittando del 2022 per alzare i tassi in modo aggressivo avvicinandosi a quello che è visto come terminal rate. Il punto di domanda più importante si focalizza ora sulla crescita”, aggiunge.
Incertezze del futuro
“Pur contando un rialzo dei tassi di ulteriori 50 punti base da parte della Bce a dicembre, la nostra valutazione è che Francoforte non potrà poi andare molto oltre il 2% perché i rischi di una recessione profonda, e non tecnica, sono troppo elevati”, spiega l’head of Fixed Income di Generali Investments Partners. “Contemporaneamente, però”, prosegue, “i tassi reali sui decennali nell’Eurozona sono ancora vicini allo zero e non possiamo quindi affermare che ci sia un eccesso di intervento da parte dell’autorità di politica monetaria”.
Tutto dipenderà quindi da quanto accadrà nei prossimi mesi in termini di rapporto tra inflazione e crescita economica. “Se l’inflazione, soprattutto core, rimarrà alta e la crescita riuscirà a tenere la Bce sarà costretta a proseguire nel rialzo dei tassi di interesse. Al contrario in caso di una discesa dei prezzi oltre le attese e alto rischio di frenata dell’economia le azioni restrittive dovranno necessariamente perdere di intensità”, afferma l’esperto.
Conseguenze in termini di investimento
Siamo entrati, quindi, “nell’ultimo miglio”, secondo Valle, per quanto riguarda il grosso della fase ‘falco’ delle banche centrali che, valuta l’esperto, “hanno affrontato, come del resto mercati e investitori, scenari del tutto imprevedibili mettendo in atto comportamenti perfettamente in linea con il loro mandato”.
“Il repricing che abbiamo visto nel mercato obbligazionario è stato estremo, con perdite in termini di rendimento che hanno profondamente inciso anche sui flussi, ma ora iniziamo ad avere tassi vicini ai punti di equilibrio previsti per il 2023”, sottolinea l’head of Fixed Income di Generali Investments Partners per mettere in luce il sorgere di nuove opportunità nel campo del reddito fisso.
Strategie ancora difensive sulla parte breve della curva ancora soggetta ai movimenti delle banche centrali, quindi, ma con occhi ben aperti per trovare rendimenti positivi interessanti nel medio e lungo.
“Sui nostri fondi governativi”, spiega Valle, “abbiamo avuto quest’anno un’esposizione di duration conservativa, molto difensiva, soprattutto nel corso dell’estate e fino ad adesso”. “Nelle ultime settimane, con il rialzo del Bund abbiamo iniziato ad essere meno sottoesposti al rischio tasso. Abbiamo sempre mantenuto un’esposizione ben posizionata sulla parte lunga della curva, cioè 20-30 anni, per essere meno esposti al trend di appiattimento della curva. Per la strategia 2023 inflazione, banche centrali e crescita saranno decisive. Di certo è il momento di iniziare a considerare attentamente per il prossimo anno opportunità ad alto rendimento lato credito, anche 4 o 5 percento, dato l’allargamento degli spread dovuto alle previsioni di recessione da parte dei mercati”, conclude. Questo sarà il gioco del 2023 sul reddito fisso, secondo Valle. Variabili esogene e crescita economica permettendo..
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