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Dalla diversificazione della duration al super ciclo del credito: le prospettive 2025 (e 2026) viste dal Chief Investment Strategist del Fixed Income
Con oltre 600 miliardi di dollari in AuM, di cui circa 470 miliardi investiti in reddito fisso, Allspring Global Investments conferma la propria vocazione obbligazionaria. “Il reddito fisso rappresenta una parte considerevole della nostra attività, ed è ciò che ci distingue sul mercato”, dice subito George Bory, chief investment strategist del Fixed Income, a Milano, durante un incontro con la stampa. In un contesto segnato da guerre commerciali, inflazione ancora incerta e mercati dei capitali in movimento, Allspring individua nel reddito la vera bussola. “Income is your friend”, afferma senza indugio. “È il principale fattore che determina la performance di un portafoglio obbligazionario nel tempo. E oggi i rendimenti reali, aggiustati per l’inflazione, sono positivi: significa che possiamo preservare ed espandere il potere d’acquisto degli investitori”.
Secondo Bory, proprio questa condizione distingue l’attuale fase di mercato: “Quando i rendimenti reali sono positivi, gli investitori ottengono un vantaggio immediato. Non è solo difesa, è crescita del potere d’acquisto. Ecco perché continuiamo a puntare sull’idea di generare reddito”. Alla base c’è una filosofia d’investimento fortemente bottom-up: “Non investiamo solo in grandi temi macro, ma costruiamo portafogli obbligazionari, titolo per titolo. Ogni bond analizzato con rigore contribuisce a creare flussi di cassa stabili e solidi nel tempo”. L’esperto, inoltre, ribadisce l’importanza della diversificazione temporale come strumento di protezione: “Non esistono asset privi di rischio, nemmeno i titoli di Stato”, sottolinea. “Vincolarsi a una sola struttura a termine è pericoloso. Diversifichiamo la duration in più aree geografiche, emittenti e settori: è la strategia più efficace per affrontare la volatilità globale”.
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Duration e credito, driver di rendimento
Dal punto di vista tattico, la casa di gestione privilegia la parte intermedia della curva, tra i cinque e i dieci anni, sia in Europa che negli Stati Uniti. “Le banche centrali stanno riducendo i rendimenti a breve termine, ma il tratto lungo rimane una valvola di sfogo per le pressioni macroeconomiche legate a debito e inflazione. La duration intermedia è il punto ottimale: offre protezione dai ribassi e buone prospettive di rendimento corretto per il rischio”, spiega George Bory. Il recente irripidimento della curva dei rendimenti non deve però essere interpretato come un segnale di panico. “Si tratta di un processo di normalizzazione. Gli investitori richiedono oggi un premio a termine più elevato, ma non è una novità: è una dinamica che abbiamo già visto in passato, quando i mercati si sono adattati a nuove condizioni monetarie e fiscali. Oggi stiamo tornando a una curva più normale, più simile a quella che caratterizzava i mercati prima della crisi del 2008”, chiarisce. Grande attenzione è riservata al credito, che Allspring considera il vero motore della performance. Il responsabile investimenti parla di un ‘super ciclo’ alimentato dal basso costo del debito accumulato dalle imprese negli ultimi anni. “Se il mio debito in bilancio è al 2 o 3% e la crescita nominale degli utili è al 6-8%, ho un enorme vantaggio competitivo. È esattamente dove siamo oggi: le grandi società si trovano in ottima forma e questo rende il credito strutturalmente solido”. Non ci sono i presupposti, insomma, per parlare invece di fine ciclo: “La redditività aziendale è ai massimi storici e le banche centrali stanno allentando la politica monetaria. Non è la fotografia di una fase terminale, ma piuttosto di un aggiustamento di metà ciclo, un contesto che può durare ancora diversi anni. Gli spread creditizi possono anche allargarsi, ma lo faranno in misura limitata”. Anche i default restano contenuti. “Negli Stati Uniti e in Europa i tassi di insolvenza sono bassi, e quando emergono casi isolati, si tratta di eventi idiosincratici e non sistemici”.
Europa in primo piano e focus su Italia
Sul fronte geografico, l’Europa appare oggi più attraente degli Stati Uniti. “Il credito in euro è progressivamente più interessante perché beneficia di una curva dei rendimenti più ripida. Non si tratta di un premio enorme, ma per gli investitori globali può fare la differenza”. Allspring, di conseguenza, ha aumentato l’esposizione verso il credito europeo rispetto a quello statunitense, individuando nel Vecchio Continente opportunità più vantaggiose dal punto di vista del rischio-rendimento. In questo contesto, l’Italia emerge come un caso emblematico. “Abbiamo un portafoglio debito italiano e lo consideriamo conveniente, soprattutto per investitori in dollari. Con un rendimento a cinque anni vicino al 5% e fondamentali fiscali in miglioramento, l’Italia è oggi una delle opportunità più interessanti nell’universo sovrano europeo”, evidenzia l’esperto, sottolineando come il Paese stia dimostrando una resilienza migliore rispetto alle attese, rafforzando l’appeal dei Btp.
Resta però centrale la distinzione tra pubblico e privato. “Il credito privato ha un ruolo, ma quando la leva raggiunge livelli troppo elevati si diventa estremamente sensibili a qualsiasi variazione dei flussi di cassa. È un mercato grande e in crescita, ma molto più vulnerabile del credito pubblico”, avverte George Bory. In particolare, il gestore mette in guardia contro l’eccesso di leva in alcuni segmenti del mercato, che potrebbe amplificare gli effetti di un rallentamento economico. La bussola, tuttavia, rimane chiara: reddito e disciplina. “Le obbligazioni sono matematica: possiamo calcolare i flussi futuri con precisione, offrendo stabilità e protezione agli investitori. E oggi i numeri sono a favore dei mercati obbligazionari”, conclude.
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