L’inflazione Uk spaventa gli investitori
L’indice di aprile cala meno del previsto all’8,7%. E il dato core è al top dal 1992. Dopo le buone stime del Fmi sull’economia, i mercati vedono una BoE hawkish
4 min
Quattro ministri delle Finanze negli ultimi quattro mesi e quattro premier negli ultimi sei anni. Sui mercati, e non solo, ormai l’austero Regno Unito viene paragonato all’Italia quanto a stabilità politica. Una boccata d’ossigeno è arrivata per gli investitori dal dietrofront sul piano fiscale annunciato dal nuovo Cancelliere Jeremy Hunt, che ha cancellato quasi tutto il precedente pacchetto illustrato dal suo predecessore Kwasi Kwarteng neppure un mese fa, il 23 settembre.
Pacchetto che nei giorni scorsi ha spinto la sterlina a toccare il minimo storico contro il dollaro Usa, a 1,068, e a scendere a quota 1,112 contro l’euro, mentre il rendimento dei titoli di Stato trentennali ha sfondato più volte il tetto del 5% nelle contrattazioni infragiornaliere.
Nonostante l’inversione a U operata dal governo, i mercati sono scettici sul futuro del Regno Unito: le previsioni restano grigie e la premier Liz Truss è ormai data in uscita a breve.
“Secondo i nostri calcoli – commenta Azad Zangana, senior european economist and strategist di Schroders – l’inversione di tendenza annunciata potrebbe ridurre l’indebitamento pubblico di poco meno di 100 miliardi di sterline, pari al 4% del Pil, entro il 2026-27. Tuttavia, ci aspettiamo che nella dichiarazione fiscale di Halloween verrà annunciata una stretta sulla spesa pubblica, insieme a ulteriori misure di inasprimento”.
La reazione dei mercati agli sviluppi recenti è stata buona. La sterlina è salita di poco meno del 2% rispetto al dollaro e dello 0,7% rispetto all’euro. Il rendimento del Gilt decennale di riferimento è sceso di 35 punti base, mentre quello del Gilt trentennale è sceso di 41 punti base.
“Sebbene i mercati abbiano reagito positivamente, sia la sterlina sia i rendimenti dei Gilt non sono tornati ai livelli precedenti al ‘mini-budget’, né ci aspettiamo che lo facciano nel breve termine – osserva Zangana -. Data la volatilità e la fragilità del governo britannico, gli investitori chiedono giustamente uno sconto sugli asset del Regno Unito per compensare il rischio aggiuntivo e l’incertezza delle politiche annunciate (e ritirate)”.
La retromarcia della Truss dovrebbe però alleggerire le pressioni sulla BoE, che ha appena smentito le indiscrezioni del Financial Times su un nuovo rinvio delle vendite di Gilt il cui avvio è previsto per il 31 ottobre. Smentita che ha fatto immediatamente tornare le vendite sulla sterlina e sui bond di sua maestà.
L’esperto di Schroders si aspetta comunque che la banca centrale rimanga dovish e, per quanto sia probabile che acceleri l’aumento dei tassi nella prossima riunione di politica monetaria di novembre, prevede un aumento dei tassi inferiore a quanto atteso dai mercati, potenzialmente con un picco del 4,5%. “Questo aiuterebbe le famiglie che hanno difficoltà a rifinanziare i loro mutui, ma potrebbe rendere l’inflazione più persistente”, spiega.
Secondo Silvia Dall’Angelo, senior economisti di Federated Hermes, la Banca d’Inghilterra è consapevole che l’attuale serie di politiche eterogenee (inasprimento della politica monetaria da un lato ed acquisto di titoli di Stato a lunga scadenza dall’altro per stabilizzare i mercati finanziari) è insostenibile e sta cercando di riportare l’attenzione sull’inflazione elevata, poiché la finestra di opportunità per affrontarla sta per chiudersi con i crescenti segnali di recessione. “Se poi gli sviluppi dei mercati finanziari glielo consentiranno, questa è un’altra storia”, precisa.
“Il persistere della crisi legata al costo della vita con i prezzi elevati dell’energia durante i mesi invernali, l’accentuato inasprimento delle condizioni finanziarie, la persistente incertezza politica e la probabile recessione nell’Ue (ancora il principale partner commerciale del Regno Unito) pesano sulle prospettive – spiega -, anche se il pacchetto fiscale che congela i prezzi dell’energia per le famiglie e le imprese limiterà le ripercussioni a breve termine”.
Per la Dall’Angelo, nello scenario di base, la recessione durerà fino al primo trimestre dell’anno prossimo, con una leggera contrazione del Pil (-0,2%) nel 2023. “I rischi sono al ribasso: in un inverno rigido, il rischio di misure più severe è rilevante. Inoltre, è improbabile che l’incertezza politica venga completamente risolta, con il governo che sta lottando per ricostruire la propria credibilità rispetto ai mercati finanziari turbolenti”, avverte.
E infatti, anche per Zangana, la storia potrebbe avere ancora bisogno di un capitolo finale, dal momento che le indiscrezioni continuano a suggerire che il Partito Conservatore potrebbe ancora estromettere la Truss per rafforzare la propria posizione nei confronti dell’opinione pubblica in vista delle prossime elezioni generali, che si terranno a gennaio 2025. “Dopotutto, il piano di crescita su cui ha basato la sua campagna elettorale è stato fatto a pezzi, e ha dovuto essere salvata da un collega dell’ala opposta del partito. Persino i giornali amici si chiedono se sia Jeremy Hunt a guidare realmente il Paese – sottolinea -. Se Truss si dovesse dimettere o venisse estromessa, il partito farebbe bene a proporre un candidato o una squadra unitaria per sostituirla. Un’ulteriore divisione potrebbe portare alle elezioni generali, che richiederebbero l’intervento della Corona”.
“I bookmaker danno una probabilità di due terzi che Liz Truss sia costretta a lasciare il suo ruolo prima della fine dell’anno. Potremmo vedere il quinto cancelliere in cinque mesi? Gli investitori restano comprensibilmente nervosi”, conclude l’esperto.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.