Rendimenti, è sempre l’anno del Dragone. I migliori gestori azionario Cina a tre anni
22 maggio 2019
di EUGENIO MONTESANO
5 min
Escalation Usa contro il Dragone. Cina indecisa fra autarchia e ritorsioni, ma per i gestori il futuro è brillante: “La volatilità dei dazi? Crea punti di ingresso interessanti”
Donald Trump fa sul serio. Il decoupling Tra Cina e Usa, la divaricazione delle due maggiori economie mondiali, procede spedito e, almeno oggi, pare inarrestabile. L’aumento a sorpresa dei dazi doganali americani dal 10% al 25% su 200 miliardi di dollari di importazioni cinesi e la minaccia di un’estensione a tutte le importazioni provenienti dalla Cina hanno logicamente turbato i mercati finanziari.
E la guerra commerciale si è ulteriormente intensificata la scorsa settimana con la Cina che ha annunciato, come forma di ritorsione, un incremento dei dazi su $60 miliardi di esportazioni statunitensi. Per tutta risposta, gli Usa hanno avvertito Pechino di non rispondere all’aumento dei dazi, minacciando di estenderli ai rimanenti $325 miliardi di importazioni dalla Cina.
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Dare uno sguardo al passato non rassicura gli animi degli investitori. La storia dei mercati finanziari indica infatti che l’innalzamento di barriere commerciali è negativo per i mercati finanziari: l’S&P 500 ha perso il 10% in tre mesi dopo che il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon aveva imposto un dazio del 10% sulle importazioni a metà del 1971, per citare un esempio.
Ciò detto, secondo molti analisti, nel divorzio Tra Washington e Pechino oggi è la seconda a perdere di più. Ma a rimetterci, seppur marginalmente, sarebbero anche gli Usa. I due contendenti potrebbero ancora raggiungere un accordo alla riunione di giugno del G20. Ma se così non fosse, gli aumenti dei dazi previsti potrebbero causare sofferenza ad entrambe le economie, con le stime degli analisti che indicano che i provvedimenti commerciali esistenti potrebbero ridurre la crescita cinese dello 0,5% e quella degli Stati Uniti di circa lo 0,2%.
Ma non mancano toni positivi: l’importantissima performance della Cina rimane volatile, ma il fatto che le autorità si siano dette pronte a intervenire è giudicato come rassicurante dalla maggior parte dei gestori specializzati in Azionario Cina.
Mentre i mercati perdono quota a causa della guerra commerciale degli Stati Uniti con la Cina, quali sono gli effetti tangibili delle tariffe commerciali sulle economie dei due paesi, e in che modo questo “conflitto” danneggia i portafogli degli investitori? Finora, che impatto ha avuto sul fondo che gestisce?
Mike Shiao, gestore del fondo Invesco China Focus Equity
[Mike Shiao, gestore del fondo Invesco China Focus Equity] L’escalation delle tensioni sul commercio avrà un impatto negativo su entrambe le economie e aumenterà la volatilità del mercato. Le attività commerciali potrebbero rallentare, mentre il consumo potrebbe diminuire e i piani di investimento in conto capitale potrebbero subire un ritardo, con la caduta della fiducia dei consumatori e delle imprese. Supponendo che non vi sia alcuna contromisura da parte del governo, l’impatto sul pil dovrebbe attestarsi attorno allo 0,5%. Vediamo un impatto minimo sui nostri fondi poiché investiamo principalmente in società focalizzate sul mercato interno che presentano esposizioni commerciali limitate.
John Lin, portfolio manager dell’AB China Opportunity Portfolio
[John Lin, portfolio manager dell’AB China Opportunity Portfolio] L’impatto economico di un accordo che tarda ad arrivare è complesso da valutare. E’ importante notare come gli Stati Uniti, con un’economia guidata prevalentemente dai consumi interni, siano relativamente insensibili al commercio. Detto ciò, ci si attende che maggiori dazi spingano i prezzi di molti beni al rialzo e che quindi saranno consumatori e aziende americane a pagare per le tariffe attraverso un’inflazione più elevata. Altri Paesi, come Cina e Germania, sono invece più legate ai flussi commerciali internazionali.
Patrick Zweifel, chief economist di Pictet Asset Management
[Patrick Zweifel, chief economist di Pictet Asset Management] L’impatto della guerra commerciale è rimasto finora contenuto sia in Cina che negli Stati Uniti. Tuttavia, l’impatto di un aumento delle tariffe dal 10% al 25% 200 miliardi di dollari di beni cinesi (in vigore dal 1 giugno) avrà effetti più consistenti in Cina, poiché le merci importate dagli Stati Uniti potrebbero essere ridotte del 12%, impattando negativamente sulla crescita del gigante asiatico per lo 0,5%. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, tuttavia, i prezzi più alti pagati dai consumatori porterebbero a un calo della crescita comunque più contenuto, pari a 0,2%. Ma l’impatto su entrambe le economie raddoppierà all’incirca se si applicasse una tariffa del 25% su tutti i beni cinesi, vero rischio per l’economia mondiale.
Xi affronta un dilemma: lasciare o raddoppiare? In che modo la Cina può sopportare l’impatto delle tariffe commerciali degli Stati Uniti?
[John Lin, AllianceBernstein] In Cina ci aspettiamo che il governo fornisca presto stimoli aggiuntivi all’economia per contrastare un ulteriore rallentamento. Quanto fatto l’anno scorso d’altronde ha aiutato a limitare la decelerazione e prevediamo che benefici ancor maggiori si materializzeranno nella seconda metà del 2019. Nel frattempo, il recente indebolimento della valuta cinese ci serve come promemoria per ricordare che la Cina può usare la svalutazione come strumento per rifarsi sugli Usa. Indebolendo il renminbi, infatti, Pechino rende le esportazioni più interessanti e ciò bilancia qualche effetto sui prezzi legato ai dazi.
[Mike Shiao, Invesco] La Cina è in una posizione che le permette di sopportare l’aumento delle tariffe commerciali. Tuttavia, il nostro scenario principale presuppone che entrambi i Paesi saranno disposti a proseguire i negoziati in considerazione degli effetti negativi di una disputa commerciale prolungata per entrambe le parti. Riteniamo che la Cina probabilmente si affiderà al supporto di politiche fiscali e monetarie accomodanti per compensare l’impatto negativo derivante dall’aumento delle tariffe attraverso politiche monetarie e fiscali accomodanti e fornendo anche supporto diretto alle industrie legate alle esportazioni.
[Patrick Zweifel, Pictet] Il presidente Xi non può certo firmare un accordo che la Cina considera squilibrato e iniquo senza che ciò sembri una capitolazione alla lunga lista di richieste statunitensi. Tuttavia, è improbabile che la Cina intensifichi ulteriormente le tensioni commerciali ed è più probabile che si concentri sulle misure domestiche per limitare l’impatto dei dazi sulla crescita. Tali misure comporterebbero maggiori iniezioni di liquidità e una maggiore spesa per le infrastrutture, dal momento che i tagli all’iva e alle imposte societarie attuate negli ultimi due mesi non sarebbero sufficienti a compensare una tariffa del 25% applicata a tutte le merci di provenienza cinese.
Dove sono le opportunità nei mercati azionari cinesi in termini di settori e società specifiche in cui investite al momento?
[Patrick Zweifel, Pictet] Siamo investiti long sui mercati emergenti e all’interno dell’area la Cina rimane uno dei paesi più sovraponderati, anche dopo aver ridotto la nostra esposizione di recente. L’economia cinese rimane resiliente, beneficiando del fatto che è l’unico paese al mondo a viaggiare sul doppio binario di un’espansione monetaria e fiscale. Il nostro modello mostra che le valutazioni dell’azionario cinese sono discrete. Preferiamo i settori che beneficiano della domanda interna.
[John Lin, AllianceBernstein] Nonostante queste incertezze, è importante sottolineare come non tutti gli strumenti e settori subiranno lo stesso impatto. Ci aspettiamo una sofferenza superiore alla media per le società cicliche, comprese quelle più colpite dalla retaliation cinese, e per quelle aziende che non saranno in grado di trasferire l’incremento dei costi sui consumatori, trovandosi quindi ad affrontare una contrazione dei margini di profitto. Mentre gli investitori sono giustamente preoccupati a causa del rischio politico, crediamo che la ricerca fondamentale possa identificare quelle società con flussi di cassa solidi e forti modelli di business che provino di essere relativamente resilienti alle conseguenze della guerra commerciale.
[Mike Shiao, Invesco] Abbiamo un approccio di investimento disciplinato e coerente che non è stato modificato nonostante le preoccupazioni relative ai rapporti commerciali Usa-Cina. Ci concentriamo su una selezione dei titoli di tipo bottom-up e troviamo la maggior parte delle opportunità nei settori dei consumatori, di internet e della sanità – i segmenti in cui siamo sovrappesati. Riteniamo che la volatilità derivante dalla controversia sui dazi possa creare interessanti punti di ingresso per gli investitori a lungo termine, in particolare nei settori di crescita strutturale come i consumi e i servizi.
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