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Il Consiglio UE ha approvato il pacchetto, composto da una direttiva omnibus e da un regolamento, confermando la rimozione del divieto agli inducement. Ora il percorso continuerà quando il nuovo Parlamento sarà pienamente insediato
Fumata bianca per la Retail Investment Strategy (RIS). Dopo mesi di negoziazione sotto la presidenza di turno belga del Consiglio dell’Unione europea, i 27 Stati membri infatti hanno approvato il pacchetto di norme per rendere più semplice e sicuro l’accesso dei risparmiatori ai mercati finanziari. La palla passa ora al Parlamento europeo, che dovrà riunirsi nella sua nuova composizione post-elezioni e portare avanti il dossier.
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Cos’è e come si compone
La Retail Investment Strategy mira a sostenere i singoli consumatori che desiderano investire nei mercati dei capitali dell’UE, proteggendo meglio i loro investimenti ma anche fornendo loro informazioni più chiare sui prodotti finanziari e garantendo maggiore trasparenza. Allo stesso tempo, la misura persegue obiettivi di armonizzazione delle normative comunitarie e di adattamento alle nuove esigenze imposte dalla digitalizzazione. In particolare, è costituita da una proposta di direttiva omnibus che modifica la Mifid 2, cioè la Direttiva sulla distribuzione assicurativa (IDD), e da altri tre provvedimenti: la Solvency 2, la Direttiva Ucits e la Aifmd. Il tutto senza dimenticare una proposta di regolamento che modifica la disciplina Priips.
Niente divieto ma più prevenzione: le novità
Nella sua posizione, il Consiglio ha deciso di rimuovere il divieto sugli inducements ricevuti per vendite esclusivamente esecutive: una restrizione simile a quella già prevista per la consulenza d’investimento indipendente e la gestione di portafogli, seppur con limitate eccezioni. La contrarietà era già emersa in Parlamento, dove il rapporteur liberale Stéphanie Yon-Courtin era riuscito a far approvare un testo di compromesso recante disposizioni per smantellare parzialmente l’assetto proposto dalla Commissione. In ogni caso, gli Stati membri che abbiano già in vigore il ban o che decidano di introdurlo in futuro saranno autorizzati a farlo.
Dal canto opposto, è stata aumentata la prevenzione di potenziali conflitti di interesse attraverso il rafforzamento delle salvaguardie che accompagnano gli incentivi. In particolare, viene proposta l’introduzione di tre elementi: un inducement test da applicare laddove non esista un divieto, un nuovo test uniforme che specifichi il dovere dei consulenti di agire nel miglior interesse del cliente, una maggiore trasparenza e disclosure dei pagamenti considerati come incentivi nonchè dei loro costi e del loro impatto sui rendimenti degli investimenti.
Il Consiglio ha inoltre introdotto alcuni principi generali da rispettare quando si pagano o si ricevono inducements, cioè una serie di criteri cui le società devono dimostrare di essersi attenute davanti alle autorità nazionali competenti: nello specifico, gli incentivi non dovrebbero incentivare le imprese a raccomandare determinati prodotti rispetto ad altri e non dovrebbero essere sproporzionati rispetto al valore offerto.
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Value for money
Il pacchetto introduce anche un nuovo concetto di Value for money per garantire che gli strumenti d’investimento siano offerti ai clienti al dettaglio solo se offrono un buon rapporto qualità-prezzo. Secondo le nuove regole, produttori e distributori devono quindi valutare se costi e oneri siano giustificati e proporzionati rispetto alla performance così agli obiettivi e alla strategia (quando giudicata pertinente). Su questo fronte, il Consiglio ha concordato che le autorità di vigilanza europee (cioè Esma ed Eiopa) sviluppino parametri di riferimento di vigilanza dell’Unione anche a supporto delle autorità nazionale. E poiché essi non saranno direttamente vincolanti per gli operatori, si è concordato di inserire un sistema di confronto tra pari per rafforzare il processo di governance del prodotto.
La posizione dell’industria
Molteplici sono state le manifestazioni di entusiasmo da parte dell’industria, una volta arrivata la notizia dell’accordo. Tra i tanti, la European Fund and Asset Management Association (Efama) ha apprezzato la decisione di rimuovere il divieto parziale sugli inducements e garantito che gli investitori retail manterranno l’accesso ai canali di distribuzione diretta come le piattaforme di fondi. Tuttavia, ha anche precisato che resta ancora molto lavoro da fare. Sui test, ad esempio, è stata sottolinea l’esigenza che questi ultimi funzionino insieme in modo efficace e non creino altre barriere agli investimenti.
Quanto alle proposte sul value for money, Efama ha espresso preoccupazioni circa l’interazione tra i parametri di riferimento di vigilanza europei e le valutazioni dei gruppi di pari condotte dalle aziende. Nello specifico, l’organizzazione ha richiesto che i dati nei due casi utilizzati siano allineati tra loro per prevenire un quadro complesso e inefficace.
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La prossime tappe
Ulteriori discussioni sulla Retail Investments Strategy avranno luogo una volta che il nuovo Parlamento europeo sarà pienamente operativo, con entrambi gli organi legislativi che mirano a raggiungere un accordo finale nelle trattative interistituzionali. “Le prossime discussioni in trilogo offrono ai legislatori dell’UE l’opportunità di perfezionare la il pacchetto e di evitare complessità non necessarie”, ha commentato il consulente regolamentare di Efama Kimon Argyropoulos. “Avere due sistemi separati che cercano ciascuno di definire il valore per il denaro”, ha detto l’esperto a titolo di esempio, “sarebbe una ricetta per il fallimento”. Da qui il suo appello a creare un quadro che sia efficace e pratico, minimizzando gli oneri per l’industria e massimizzando i benefici per gli investitori al dettaglio.
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