Aumento dello 0,75% e annuncio di ulteriori strette. Lagarde: “Abbiamo fatto degli errori”. Inflazione rivista al rialzo all’8,1% nel 2022. In calo le stime di crescita
Come atteso la Banca centrale europea ha optato, prima volta nella storia della moneta unica, per un maxi rialzo dei tassi d’interesse di 0,75 punti. La nuova corsa dell’inflazione ad agosto ha dunque dato un definitivo vantaggio ai falchi dell’Eurotower, che da settimane premevano per una “azione decisa”. Il tasso principale della Zona euro sale così all’1,25%, quello sui depositi allo 0,75% e il tasso sui prestiti marginali all’1,5%. E non è finita: nella nota finale il Consiglio direttivo ha chiarito che sono previsti ulteriori aumenti nei prossimi mesi.
Inflazione su e crescita giù
I motivi della linea dura sono presto spiegati. I tecnici di Francoforte hanno rivisto “significativamente al rialzo” le stime di inflazione, che ora è attesa all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024, ben oltre il 6,8%, il 3,5% e il 2,1% della precedente stima. “Il Consiglio direttivo ha preso la decisione di oggi, e prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse, perché l’inflazione rimane troppo alta ed è probabile che rimanga al di sopra dell’obiettivo per un lungo periodo”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa. “L’impennata dei prezzi di energia e generi alimentari, le pressioni sulla domanda in alcuni settori” e “le strozzature dell’offerta continuano a far salire l’inflazione”, ha aggiunto, sottolineando che “potrebbe aumentare ulteriormente nel breve termine”.
Poi, il mea culpa: “Abbiamo fatto degli errori nelle previsioni sull’inflazione, come tutte le istituzioni internazionali, come molti economisti, perché è virtualmente impossibile prevedere e includere nei modelli il Covid, la guerra in Ucraina, il ricatto sull’energia. Me ne assumo la colpa perché sono il capo dell’istituzione”, ha detto Lagarde.
Previsioni nere anche per quanto riguarda la crescita. “Dopo un rimbalzo nella prima metà del 2022, dati recenti indicano un sostanziale rallentamento della crescita economica dell’Area euro, con un’economia che dovrebbe ristagnare nel corso dell’anno e nel primo trimestre del 2023”, si legge nel comunicato. Per la Bce, l’economia si espanderà del 3,1% nel 2022, contro il 2,8% stimato a giugno, e solo dello 0,9% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024, contro il 2,1% previsto per entrambi gli anni.
I commenti dei gestori
Altaf Kassam, Emea head of investment strategy & research di State Street Global Advisors
Tiepida la primissima reazione dei mercati all’annuncio di Francoforte, dal momento che la maxi stretta era attesa e già scontata. Una mossa inevitabile, secondo Altaf Kassam, Emea head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, con cui la Bce ha cercato di riacquistare credibilità dopo il sorprendente dato di agosto. “Era impossibile sostenere che questo picco di inflazione fosse ‘transitorio’ puramente legato all’energia – osserva -. La Bce ha quindi dovuto rispondere con forza alle critiche che la accusavano di essere rimasta indietro rispetto alla curva, soprattutto con la preoccupazione che gli effetti secondari cominciassero a farsi sentire. Questo rialzo è servito anche a mettere un floor all’euro e a tenere sotto controllo l’ulteriore inflazione importata che la debolezza valutaria aveva determinato”.
In prospettiva, Kassam si aspetta ora un rallentamento del ritmo dei rialzi: altri 50 punti percentuali a ottobre e di 25 a dicembre, per arrivare a un tasso di interesse sui depositi dell’1,50% entro fine anno. “Il ‘super-aumento’ di oggi è una mossa più di recupero che di prospettiva – sostiene -, ma dovrebbe dare alla Bce un po’ di respiro e permetterle di concentrarsi su altre questioni, come l’eventuale fine dei reinvestimenti del Programma di acquisto di asset e l’attivazione dello scudo anti-spread. Come emerge dalla revisione delle previsioni della Bce, il 2023 si preannuncia un anno difficile e la Banca Centrale ha bisogno di tutta la flessibilità possibile”.
Scondo Wolfgang Bauer, gestore del public fixed income team di M&G Investments, è in dubbio che la normalizzazione del processo con il primo passo di oggi avrà un effetto tangibile sull’inflazione nei prossimi mesi. “Questa inflazione spinta dai costi, in gran parte causata dagli shock sul lato dell’offerta, è molto dura da combattere con gli strumenti di politica monetaria – fa notare -. Per dirla tutta, nemmeno il più ambizioso dei rialzi dei tassi da parte della Bce riaprirà Nord Stream 1. Verosimilmente, un tetto ai prezzi dell’energia, come quello ora allo studio nel Regno Unito, sarebbe lo strumento di politica più efficace in queste circostanze davvero singolari”.
Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes
Per Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, le previsioni di crescita a breve termine di Francoforte appaiono fin troppo ottimistiche. “Nel suo scenario di base, la Bce prevede solo una stagnazione dell’economia alla fine dell’anno, piuttosto che una vera e propria recessione. È probabile che questo scenario si riveli troppo ottimistico, considerando la forte escalation della crisi energetica europea in seguito alla recente interruzione delle forniture di gas dalla Russia – avverte -. Nel complesso, sembra la Bce stia sfruttando una ristretta finestra di opportunità per alzare i tassi in modo aggressivo al fine di arginare i cosiddetti effetti di secondo round e i rischi di radicamento dell’inflazione stessa. Quando le indicazioni sui danni all’economia diventeranno più evidenti verso la fine dell’anno, la Bce probabilmente sospenderà il processo di inasprimento”.
Anche per Kaspar Hense, senior portfolio manager, BlueBay Asset Management, le stime potrebbero rivelarsi troppo rosee. “L’aspetto positivo è che la Bce sta sostenendo il settore bancario e ciò rafforzerà le tensioni sui mercati dei collateral. Ci aspettiamo che la Banca Centrale continuerà con i rialzi, aumentando i tassi di altri 75 punti percentuali a ottobre – sostiene -. Riteniamo che il loro scenario di base sulla crescita sia ancora troppo ottimistico ed è molto probabile che le prospettive di inflazione a lungo termine scenderanno ancora nelle previsioni di dicembre e si collocheranno probabilmente al livello dell’obiettivo del 2% o al di sotto, indicando una pausa e potenzialmente il picco del loro ciclo di rialzo”.
Nel complesso, a detta di Hense, la riunione è stata in linea con le aspettative. “Con l’euro fondamentalmente più basso, non pensiamo che la Bce sarà, o dovrebbe essere, delusa dal movimento al ribasso. Dovrebbe anzi essere soddisfatta dell’andamento degli spread periferici, dei continui reinvestimenti e dei movimenti degli spread degli swap, che dovrebbero avere effetti positivi per le banche, le cui azioni stanno giustamente salendo”, conclude.
All’indomani del salvataggio della banca svizzera ad opera della storica rivale, tengono le Borse europee dopo un’apertura con forte volatilità. Sotto la lente gli effetti dello stralcio di 16 miliardi di franchi svizzeri di bond subordinati Credit Suisse. La visione dei gestori
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