Il tasso di riferimento al 5% dopo i dati su inflazione e salari. E sono possibili nuove strette. Gli analisti attendevano un ritocco dello 0,25%, ora il picco è visto al 6%
Una stretta oltre le attese e nuovi rialzi in arrivo. La Bank of England sceglie una linea più hawkish del previsto e ritocca i tassi d’interesse del Regno Unito di mezzo punto percentuale portandoli al 5%. Un record da ottobre 2008 e oltre il consensus che propendeva per un aumento dello 0,25%. Decisivi sono stati gli ultimi dati sull’inflazione, pubblicati alla vigilia, che a maggio si è confermata stagnante all’8,7% e superiore alle previsioni. Numeri che, nelle ultime, ore hanno portato diversi operatori a temere una stretta più pesante, complice anche la crescita salariale.
Nella nota diffusa al termine della riunione, il Comitato di politica monetaria ha spiegato questo tredicesimo inasprimento alla luce della “persistenza” della fiammata dei prezzi e ha sottolineato che saranno necessari ulteriori rialzi se lo scenario non migliorerà. A votare per il maxi ritocco sono stati sette membri su nove mentre solo due avrebbero preferito una pausa. “L’economia sta andando meglio del previsto, ma l’inflazione è ancora troppo alta e dobbiamo affrontarla”, ha detto il governatore della BoE, Andrew Bailey. “Sappiamo che è difficile, molte persone con mutui o prestiti saranno comprensibilmente preoccupate delle conseguenze per loro, ma se non alziamo i tassi ora potrebbe andare peggio in seguito”, ha puntualizzato. Sui mercati, quindi, gli operatori stanno iniziando a scontare tassi di riferimento fino al 6%. Un livello che implicherebbe una serie di strette per altri due punti percentuali complessivi.
La view dei gestori
“Crediamo che la scelta sia stata necessaria ma riteniamo che sia arrivata anche troppo tardi”, commenta Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, secondo cui l’istituto centrale avrebbe dovuto mantenere una stance più hawkish nei mesi precedenti, risultando così rispetto all’impegno di riportare l’inflazione al 2%. “Nel comunicato la BoE ha previsto di intervenire con ulteriori rialzi in caso di pressioni sui prezzi ancora elevate nei prossimi mesi. Dopo l’annuncio, sono aumentate notevolmente le vendite sul Ftse 100”, evidenzia.
Di parere opposto Jamie Niven, senior fund manager fixed income di Candriam, per il quale è interessante notare come il Comitato sia stato più allineato rispetto alle decisioni precedenti, con sette membri a favore della decisione. Secondo l’esperto, quindi, pur essendo una sorpresa da falco, questa mossa potrebbe portare maggiore credibilità all’istituto centrale e determinare la ripresa di alcune sottoperformance cross market recenti. “In definitiva, la BoE potrebbe aver accettato che, per raggiungere il proprio obiettivo di inflazione, potrebbe essere necessaria una recessione”, osserva. Se i tassi di base dovessero rimanere a questi livelli, o addirittura passare a livelli intorno al 6% prezzati dal mercato, Niven si aspetta che i consumatori vengano colpiti duramente, con potenziali tensioni soprattutto sul mercato immobiliare. “La reazione della sterlina è piuttosto eloquente a tal proposito, visto che in questa fase ha subito un piccolo sell-off, nonostante la sorpresa da falco”, rimarca.
Quanto al futuro, Andrew Jones ritiene molto probabili altri aumenti nei prossimi mesi. “La maggioranza degli osservatori si aspettava un incremento più graduale, dello 0,25%. Nonostante le notizie di oggi, con un’inflazione che dovrebbe rimanere elevata nei prossimi mesi, ulteriori aumenti rimangono altamente probabili”, avverte il portfolio manager di Janus Henderson,. A suo parere, comunque, il Monetary policy committee spera che l’effetto ritardato delle strette partite a fine 2021 e il calo dell’energia portino a una riduzione dei prezzi in autunno.
Gordon Shannon, partner e Portfolio Manager di TwentyFour Asset Management, si dice convinto che la BoE sia stata costretta a un “riluttante” rialzo di 50 punti base. “È l’impennata dell’inflazione dei servizi di base che ha spaventato il presidente Andrew Bailey, in quanto aumenta il rischio di una spirale salari-prezzi”, sostiene. Al di là del fattore immagine, il gestore ritiene che il punto sia “se questo rialzo è segno che la Banca sta riprendendo in mano la situazione o se è semplicemente guidata dal mercato”. Un dubbio non poco, visto che i detentori di mutui non protetti da un lungo tasso fisso devono intanto affrontare un’aggressiva compressione del loro reddito disponibile. E in attesa di scioglierlo, alcune conclusioni possono essere tratte già dalla ripartizione dei voti dei membri del Monetary Policy Committee: “Due continuano a sottrarsi alla loro responsabilità nei confronti della stabilità dei prezzi, non votando alcuna modifica, mentre gli altri votano per 50 punti base, il che sembra rappresentare un cambiamento decisivo verso un approccio più da falco”, osserva a riguardo Shannon.
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