Nel 2022 Bcg vede i patrimoni in calo per la prima volta da 15 anni. Ma per il 2023 è atteso un rimbalzo. Secondo i wealth manager il volume d’affari si è contratto dell’11%: ecco come tornare a crescere
Guerra, inflazione, stretta monetaria e mercati in calo hanno reso i ricchi meno ricchi. Così, per la prima volta in 15 anni, la ricchezza globale invece di crescere è diminuita del 4%, a 255 mila miliardi di dollari. Il bilancio negativo emerge dal “Global Wealth 2023: Resetting the Course”, il 23° rapporto annuale sui patrimoni mondiali targato Boston Consulting Group, stando al quale si tratta però di una flessione momentanea: già quest’anno i forzieri torneranno ad aumentare del 5%, arrivando a quota 267 mila miliardi di dollari. Intanto, sempre lo scorso anno, l’industria del wealth management ha visto calare il suo volume d’affari dell’11%, a fronte di costi in costante crescita, ed è quindi chiamato ad affrontare alcune sfide non più rimandabili per restare competitivo. A partire dall’offerta.
Graziano Pace, principal di Bcg
“Dopo un 2021 da record con un aumento del 10%, la ricchezza finanziaria globale ha vissuto nel 2022 la sua prima flessione dal 2008”, spiega Graziano Pace, principal di Bcg, che fa notare come l’Italia non abbia fatto eccezione, segnando un calo del 3%. “Ci aspettiamo che il miglioramento del contesto macroeconomico e il rimbalzo dei mercati possano guidare un ritorno alla crescita già nel 2023. Tuttavia, gli operatori del settore dovranno continuare a lavorare su un’offerta distintiva, un servizio di advisory eccellente e un modello operativo ottimizzato per sostenere la ripresa nel medio-lungo termine”, afferma l’esperto.
In lieve aumento la ricchezza globale assoluta
Tornando ai dati, non è tutto nero. Tra i punti positivi del 2022 spicca infatti un aumento del 6,2% del valore dei contanti e dei depositi personali globali, dal momento che lo scorso anno gli investitori hanno adottato un approccio più prudente. Il valore degli asset reali, che vanno dall’immobiliare all’arte, è aumentato del 5,5% raggiungendo i 261mila miliardi di dollari. Complessivamente, quindi, la ricchezza globale assoluta è arrivata a 516 mila miliardi di dollari, con un aumento dell’1% rispetto al 2021.
Le aree geografiche crescono a ritmi diversi
A livello geografico, dal report emerge che non tutte le aree hanno riportato un bilancio negativo. Mentre Nord America ed Europa hanno registrato il segno meno, Asia-Pacifico, Medio Oriente, Africa e America Latina hanno visto i patrimoni continuare ad aumentare. Inoltre, come spesso accade in periodi di incertezza macroeconomica, la ricchezza transfrontaliera è aumentata del 4,8% nel 2022, raggiungendo i 12 mila miliardi di dollari a livello globale.
In questo contesto si è assistito poi a una trasformazione delle dinamiche del settore. Se la Svizzera rimane un hub finanziario e di gestione patrimoniale altamente attraente, entro la fine del 2025 sarà però Hong Kong il booking center più grande al mondo. Quest’ultima ha infatti registrato il più alto tasso di crescita degli asset under management negli ultimi cinque anni, con un tasso di crescita annuale composto del 13%. Ciò che frena l’area è tuttavia la forte concorrenza di Singapore, sempre più percepita come un porto sicuro per la regione Asia-Pacifico. Infine, gli Emirati Arabi Uniti hanno attirato asset provenienti da diverse aree, inclusa l’Asia-Pacifico e l’Europa orientale, registrando una crescita degli aum più rapida rispetto a qualsiasi altro booking center. Si prevede che la loro ricchezza finanziaria continui a crescere nei prossimi cinque anni con un tasso del 10%.
Sempre stando ai dati, ben il 43% del patrimonio finanziario nel 2022 era detenuto dai milionari, cioè da coloro che possiedono almeno un milione di dollari in ricchezza finanziaria, ma una larga parte era in mano ai cosiddetti clienti affluent e mass, gli individui con una ricchezza che arriva al milione. Nei prossimi cinque anni i vari segmenti seguiranno trend diversi: rimarrà stabile il numero dei paperoni con patrimoni da uno ai 100 milioni di dollari (lower e upper-high net-worth) e degli affluent, crescerà dell’1% il numero di individui con patrimoni oltre i 100 milioni (gli ultra-high net worth), mentre diminuiranno del 2% i clienti mass.
Italia ottava a livello globale per ricchezza
Quanto all’Italia, il nostro Paese è ottavo a livello mondiale per ricchezza finanziaria, con un totale di 5.700 miliardi di dollari, leggermente meno rispetto al 2021. Gli asset reali registrano invece gli stessi livelli (7.400 miliardi), mentre le passività hanno raggiunto quota 900 miliardi di dollari. Nonostante il mercato abbia registrato una flessione nell’ultimo anno, l’insieme di ricchezza finanziaria, pool di asset reali e passività sono cresciuti del 2,1% dal 2017 al 2022, raggiungendo in totale i 13.700 miliardi di dollari. Nell’ultimo anno l’Italia ha raccolto l’11,6% della ricchezza finanziaria, il 11,7% degli asset reali e il 6,8% delle passività dell’Europa Occidentale. L’analisi Bcg stima infine che siano 411 mila gli italiani milionari, meno dell’1% della popolazione. Se si guarda invece al segmento degli ultra-high net worth, nella Penisola se ne contano duemila.
Wealth management, la sfida per restare competitivi
Passando all’industria del wealth management, l’analisi sottolinea come da tempo i gestori sono costretti a fare i conti con margini ridotti, aiutati però dal clima favorevole dei mercati e dall’aumento del volume di affari. Ma nel 2022 è proprio quest’ultima voce ad aver registrato una diminuzione dell’11%, mentre i costi sono cresciuti in tutto il settore, dato l’ampliamento dei team di front office, l’incremento dei salari e l’aumento della spesa tecnologica. Costi che si prevede rimarranno elevati a causa di un’inflazione superiore a quella del decennio passato. In flessione, poi, anche i margini di profitto ante imposte, diminuiti in media di 2,3 punti base a livello globale, con i cali più pesanti registrati dagli operatori di Asia-Pacifico e Nord America, pari rispettivamente 5,5 bps e 3,1 bps, rispetto a un aumento di 2,5 bps in Europa e di 0,3 bps in America Latina.
Secondo gli esperti Bcg, quindi, per rimanere competitivi i wealth manager sono chiamati ad adottare nuove iniziative sia sul fronte dei ricavi che su quello dei costi. Tra le azioni chiave sul versante ricavi vi è la creazione di un motore di crescita scalabile nell’acquisizione dei clienti, la progettazione di un’offerta distintiva nel mercato privato, la revisione dello scaffale dei prodotti in linea con i cambiamenti dei tassi di interesse e un cambiamento da tempo necessario nell’offerta di consulenza finanziaria, guidato dai progressi dell’intelligenza artificiale generativa. “Parallelamente, è necessario adottare un approccio audace per ridurre i costi, compreso un riesame dei processi dall’inizio alla fine, una valutazione attenta delle decisioni di outsourcing, l’esplorazione di soluzioni tecnologiche e operative di terze parti e la semplificazione dei prodotti e dei servizi tramite la gestione di portafogli discrezionale simile alla consulenza”, conclude il report.
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