Eurozona, Pil in recupero dal secondo trimestre
Istat, Ifo e Kof: Pil -0,4% nel primo trimestre e poi +1,5% nel secondo. Industria in ripresa, peggio i servizi. L’Inflazione aumenterà. Quarto trimestre 2020 meno nero delle attese
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Campagne vaccinali e stimoli fiscali fanno ben sperare anche il Fondo Monetario Internazionale che rivede al rialzo le stime per la ripresa globale, Italia compresa. Stando infatti all’aggiornamento del World Economic Outlook, l’economia sta correndo più del previsto, con il Pil mondiale atteso quest’anno in aumento del 6%, ovvero 0,5 punti percentuali in più rispetto a gennaio e 0,8 punti in più su ottobre 2020. Per il 2022, invece, la crescita attesa è del 4,4%, in rialzo di 0,2 punti percentuali rispetto sia a gennaio sia a ottobre. Ma non è tutto rose e fiori, anzi. Nel report l’organizzazione di Washington avverte che c’è ancora “forte incertezza sulle stime” e che anche se la crescita accelera “il futuro presenta sfide difficili”. Prima fra tutte quella della disuguaglianza. “La pandemia – scrivono gli economisti – non è ancora sconfitta e i casi stanno accelerando in vari Paesi. La ripresa è a diverse velocità”.
Chi sicuramente non teme di restare indietro sono gli Stati Uniti, che risultano essere il vero traino della ripartenza globale. La ripresa economica americana ha infatti ingranato la quinta grazie al piano di stimoli da 1.900 miliardi di dollari varato dall’amministrazione Joe Biden, che dà gas all’intera economia mondiale. Il Pil americano è atteso crescere del 6,4% quest’anno, ovvero 1,3 punti percentuali sulle stime di gennaio, e del 3,5% nel 2022 (+1,0 punti).
Eurolandia invece crescerà del 4,4% nel 2021 (+0,2 punti) e del 3,8% il prossimo anno (+0,2). Nel dettaglio, il Pil tedesco è visto aumentare del 3,6% nel 2021 e del 3,4% nel 2022, in rialzo rispettivamente di 0,1 e 0,3 punti percentuali sulle stime di gennaio. Rivista al rialzo anche la crescita della Francia al 5,8% quest’anno e al 4,2% nel 2022.
E buone notizie arrivano anche per il nostro Paese, le cui stime di crescita targate Fmi migliorano. Dopo una contrazione dell’8,9% nel 2020, il Pil è attesto salire quest’anno del 4,2%, ovvero 1,2 punti percentuali in più rispetto alle previsioni di gennaio. Rispetto alla stima del 5,2% dell’ottobre 2020, la crescita risulta invece di un punto percentuale più bassa. Per il 2022 il Fondo prevede un Pil in aumento del 3,6%, invariato rispetto a gennaio ma un punto percentuale in più rispetto a ottobre 2020.
Per l’Italia migliora leggermente anche la stima per le casse statali. Secondo gli economisti di Washington, infatti, il nostro debito pubblico è atteso salire nel 2021 al 157,1% del Pil dal 155,6% del 2020. Una cifra monstre, ma comunque migliore rispetto a quella stimata nell’ottobre scorso, quando l’Fmi aveva parlato di un debito al 158,3% per quest’anno. Per il 2022 il debito è stimato al 155,5% nel 2022 (al 151,0% nel 2026). Il deficit è atteso calare dal 9,5% del 2020 all’8,8% di quest’anno, per poi scendere al 5,5% il prossimo. In live miglioramento anche la situazione attesa per il mercato del lavoro: ritoccate in positivo le stime sulla disoccupazione in Italia per il 2021 e il 2022. Quest’anno il tasso di disoccupazione è atteso attestarsi al 10,3% rispetto all’11,8% previsto nell’ottobre 2020. Il prossimo anno il tasso dovrebbe salire al’11,6%. In Europa solo la Spagna e la Grecia fanno peggio di noi, mentre la media dell’area euro è di una disoccupazione all’8,7% nel 2021 e dell’8,5% nel 2022.
Quanto al resto del mondo, il Fondo monetario internazionale prevede per la Cina un Pil in rialzo dell’8,4% nel 2021 e del 5,6% nel 2022, dopo un rialzo del 2,3% nel 2020. Rispetto alle previsioni di gennaio, il Pil dell’anno in corso è stato rivisto in rialzo di 0,3 punti percentuali, mentre quello per il 2022 è rimasto invariato; a novembre, le previsioni erano rispettivamente per un +8,2% e un +5,8%. La Cina è l’unico Paese tornato ai livelli previsti prima della pandemia già nel quarto trimestre del 2020. Tra gli altri Paesi emergenti, l’India è attesa in crescita del 12,5% nel 2021 e del 6,9% nel 2022 (+1 e +0,1% rispetto alle previsioni di gennaio). La Russia è attesa in crescita del 3,8% nel 2021 e nel 2022 (+0,8 e -0,1 rispetto a gennaio), il Brasile del 3,7% e del 2,6% (+0,1 e +0,0), l’Arabia Saudita del 2,9% e del 4% (+0,3 e +0,0), la Nigeria del 2,5% e del 2,3% (+1 e -0,2), il Sudafrica del 3,1% e del 2% (+0,3 e +0,6).
Insomma, la via di uscita dalla crisi sanitaria ed economica “è sempre più visibile” ma “il futuro presenta sfide difficili”, con la pandemia “non ancora sconfitta” e la ripresa che procede a diverse velocità fra i Paesi. La revisione in positivo dei numeri da parte degli economisti di Washington è infatti legata in gran parte alle economie avanzate, che accelerano sotto la spinta degli Stati Uniti, “l’unica grande economia che supererà i livelli di previsti per il 2022 in assenza della pandemia. Le altre economia avanzate, inclusa l’area euro, ripartiranno quest’anno ma a una velocità più lenta”, spiega Gita Gopinath, la capo economista del Fondo, sottolineando che i governi devono continuare a sostenere le loro economia anche a fronte di un spazio di bilancio più limitato e a debiti pubblici più elevati.
“Questo richiede misure più mirate – avverte -. Al momento l’enfasi dovrebbe essere dall’uscire dalla crisi sanitaria dando la priorità alle spese per la salute. La politica monetaria dovrebbe restare accomodante gestendo allo stesso tempo in modo proattivo i rischi alla stabilità finanziaria”. D’altra parte è proprio grazie al forte e deciso intervento dei governi che il peggio è stato evitato anche se la contrazione dell’economia mondiale per il 2020 è stata senza precedenti. In assenza degli stimoli la contrazione poteva infatti essere tre volte maggiore e grazie a loro “le cicatrici che la recessione da Covid lascerà saranno minori rispetto alla crisi finanziaria del 2008”.
I rischi comunque non mancano: la ripresa economia mondiale accelera ma procede su strade divergenti fra i Paesi e questo rischia di creare ampi gap, con i Paesi a basso reddito che pagheranno il prezzo maggiore per il Covid. Per la Gopinath, infatti, con la crisi pandemica è possibile che ulteriori 95 milioni di persone siano scivolati in estrema povertà nel 2020. “La perdita media in Pil pro capite per il 2020-2024, rispetto alle stime pre-pandemia, è prevista al 5,7% nei Paesi a basso reddito e al 4,7% in quelli emergenti, a fronte di una perdita del 2,3% per le economie avanzate”, spiega, mettendo in evidenza come una volta passata l’emergenza gli sforzi dovranno concentrarsi nel costruire un’economia più resiliente, inclusiva e verde. Per i Paesi con limitato spazio di bilancio la strada di un aumento della progressività delle tasse e dell’eliminazione delle spese inutili “sarà essenziale”.
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