Petrolio, lo shock dei prezzi spinge i benchmark tematici
I future petroliferi e gli indici MSCI World Energy e S&P North American Natural Resources sono risaliti sui massimi da giugno-luglio dopo gli attacchi agli impianti Saudi Aramco
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Il bombardamento che ha danneggiato la più importante installazione per il trattamento di petrolio al mondo, non ha solo causato il dimezzamento della produzione giornaliera di greggio dell’Arabia Saudita ma ha aperto la strada a nuovi scenari bellici che potrebbero ulteriormente destabilizzare l’area mediorientale. Parte da questo nuovo scenario preoccupante l’analisi del team mult asset di Milano di Gam (Italia) Sgr, secondo cui un eventuale intervento militare nei confronti dell’Iran, seppur improbabile al momento, rappresenterebbe un’escalation pericolosa con ripercussioni non solo in ambito politico, ma anche economico e finanziario.
“La reazione degli investitori all’indomani dei bombardamenti ha determinato una decisa impennata del prezzo del petrolio. Quello che però potrebbe essere solo un movimento di breve termine, se le tensioni dovessero scemare, potrebbe invece trasformarsi in caso di conflitto armato in un trend molto più prolungato e profondo e divenire il detonatore della tanto temuta prossima recessione – scrivono gli esperti -. La combinazione di tensioni geopolitiche, rialzo del petrolio con conseguente aumento dell’inflazione, e tassi d’interesse depressi rappresenterebbe un cocktail micidiale che si abbatterebbe tanto sui mercati azionari quanto su quelli obbligazionari”.
Non solo. Per gli analisti Gam, l’attuale politica monetaria espansiva perderebbe efficacia in uno scenario di forte aumento dell’inflazione e conseguente contrazione economica. “Le Banche Centrali dovrebbero rivedere le loro attuali strategie abbandonando la strada pervicacemente seguita negli ultimi anni, che ha portato ad eccessi che, in particolare nel comparto obbligazionario, sono evidenti. La reazione dei mercati anche in questo caso sarebbe scontata: discesa dei listini azionari, aumento dei rendimenti obbligazionari e degli spread creditizi, rialzo di petrolio e metalli preziosi”.
Come mettersi dunque al riparo? “Nella costruzione di portafogli diversificati il risparmiatore, a nostro avviso, non può non tener conto della necessità di dedicare una parte del patrimonio a strategie difensive che possano mitigare gli effetti di scenari estremi come quello appena descritto – avvertono -. Nei mesi recenti abbiamo potuto sperimentare come il susseguirsi di eventi e notizie, anche di natura diversa, che si sono accavallati in un breve arco di tempo abbia generato reazioni poco prevedibili”, raccomandano.
“Per far fronte alla natura eterogenea dei rischi occorre quindi avere un approccio eclettico anche nella costruzione delle strategie difensive, spaziando da commodity a valute, da volatilità a strategie long short. A conferma di quanto detto sulla complessità dello scenario, da inizio anno il cluster di protezione costituisce il secondo motore di performance delle nostre strategie multiasset”, concludono gli esperti.