Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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Potenziare la vigilanza sulla gestione del rischio di credito delle banche. Dalla Corte dei Conti Ue arriva un duro richiamo alla Banca centrale europea, giudicata ‘colpevole’ di aver fissato per gli istituti vigilati requisiti patrimoniali non proporzionali al rischio. Un’ammonizione immediatamente rispedita al mittente dall’Eurotower, secondo cui la riduzione dei crediti deteriorati dimostra invece come l’approccio scelto sia “il più efficiente ed efficace”.
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Secondo la relazione della Corte, la Bce deve potenziare lo sforzo di vigilanza per far sì che le banche assicurino un’adeguata gestione del rischio di credito, in particolare quando i mutuatari non rimborsano i prestiti assunti. Perché una gestione insoddisfacente sotto questo profilo “può compromettere la tenuta degli istituti stessi e dell’intero sistema finanziario”. Nonostante il maggiore impegno profuso in tal senso, per i ‘guardiani’ contabili europei, Francoforte “non ha imposto requisiti patrimoniali direttamente proporzionali al rischio cui erano esposti, né ha inasprito a sufficienza le misure di vigilanza se le banche presentavano carenze persistenti nella gestione del rischio di credito”. Anzi, viene evidenziato, come l’Eurotower si sia posizionata sulla fascia più bassa proprio con i soggetti maggiormente esposti nel momento in cui ha dovuto indicare il capitale necessario a copertura di rischi o crediti non performing.
Non solo. La Corte dei conti ricorda anche che la vigilanza Bce, attiva su circa 110 banche significative in 21 Paesi dell’Unione, può imporre standard patrimoniali aggiuntivi e ingiungere misure correttive. E che Francoforte ha segnalato di recente come le prospettive per le banche stiano peggiorando, per effetto di una congiuntura economica, mentre le crisi passate hanno dimostrato quanto gli accantonamenti insufficienti possono minare la loro tenuta. Christine Lagarde dovrebbe quindi “impedire la cattiva gestione dei rischi di credito perchè questo può portare le banche al fallimento”, ha spiegato il responsabile della relazione della Corte Mihails Kozlovs. “Si tratta di un aspetto essenziale vista l’importanza che riveste la fiducia nel settore bancario, soprattutto in una congiuntura complessa come quella attuale”, ha sottolineato.
Secondo gli auditor Ue, le valutazioni di Francoforte in merito ai rischi di credito e ai controlli degli istituti erano in generale di buona qualità, malgrado alcune carenze. Tuttavia, la banca centrale “non si avvale degli strumenti e dei poteri di vigilanza di cui dispone per far sì che i rischi riscontrati siano pienamente coperti da capitale aggiuntivo o per indicare alle banche come gestirli meglio”. Per la corte, inoltre, il nuovo approccio adottato nel 2021 per stabilire l’ammontare di capitale che un istituto deve detenere oltre al minimo obbligatorio “non garantisce l’adeguata copertura dei vari rischi e non è stato comunque applicato in maniera uniforme”. In particolare, quando le banche erano esposte a rischi più elevati, la Bce “non ha imposto requisiti proporzionalmente maggiori: ciò significa che manca un chiaro nesso tra i rischi e i requisiti imposti”. Di fatto, si legge nel documento, per i prestatori a più alto rischio, l’Eurotower “ha costantemente selezionato i requisiti di fascia più bassa negli intervalli predefiniti”. In sostanza, la Corte ha riscontrato che Lagarde e colleghi tendevano a non inasprire a sufficienza le misure di vigilanza a fronte di un rischio di credito elevato e protratto nel tempo mentre persistevano carenze nei controlli.
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La risposta di Francoforte alle dure critiche della Corte dei Conti Ue non si è fatta attendere e ha rispedito subito al mittente tutte le critiche sollevate. “Anche se sarebbe stato possibile usare in maniera diversa gli strumenti esistenti e i poteri di vigilanza di cui dispone, la Bce è del parere che l’approccio scelto sia il più efficiente ed efficace, come dimostrano la riduzione dei crediti deteriorati (non-performing loans, Npl) e l’aumento della copertura dalla pubblicazione di tale approccio”, si legge.
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Francoforte ricorda che al momento della pubblicazione delle linee guida, nel primo trimestre del 2017, i crediti deteriorati ammontavano a 866 miliardi di euro. Era quindi necessario trovare un equilibrio tra la gestione del problema posto dagli Npl e il potenziale impatto sull’economia derivante da interventi troppo rapidi. Di conseguenza, “la Bce ritiene che il proprio approccio graduale sia stato adeguato”.
Per l’Eurotower, infatti, la strada scelta sta sortendo effetti e ha fornito incentivi sufficienti a ridurre proattivamente gli Npl prima dell’applicazione di misure di vigilanza connesse alle aspettative di copertura. “Sebbene sia vero che le banche con livelli maggiori di crediti deteriorati privi di copertura hanno avuto più tempo per risolvere i rischi derivanti dai non-performing, ciò è stato legato all’obiettivo della politica attuata (ridurre i deteriorati e affrontare la mancata risoluzione tempestiva) e alla sua funzione di sostegno, non al desiderio di concedere vantaggi a chi si trovava in una situazione peggiore”, viene sottolineato. Le misure di vigilanza sono state, cioè, “calibrate per far fronte alla situazione individuale di ciascuna banca, assicurando che fossero proporzionate. In altre parole, le banche che si trovavano in situazioni diverse sono state trattate in modo differente, mentre quelle che si trovavano nella medesima situazione hanno ricevuto pari trattamento”, conclude la Bce.
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