Reti, ad aprile raccolti 4 miliardi. Riparte il gestito
Continua il momento d’oro dell’amministrato, spinto dal boom dei Btp. Saldo positivo per fondi comuni e gestioni individuali. Fideuram ancora al top, Mediolanum prima nel gestito
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Gestire il patrimonio si è fatto più complesso negli ultimi due anni ed è aumentato il numero di italiani che ricorre alla consulenza finanziaria. Il 57%, contro il 48% della media europea, è infatti convinto che ora più che mai per investire sia necessario affidarsi a un professionista. È quanto emerge dall’EY Global Wealth Research Report 2023, secondo cui le priorità dei risparmiatori sono diventate proteggere il capitale e gestire l’inflazione.
Lo studio ha raccolto le interviste di 2.600 clienti di servizi di wealth management in tutto il mondo, inclusa l’Italia, mostrando come la differenza generazionale sia rilevante. La necessità di avere un advisor è, ad esempio, molto più diffusa (72%) tra gli investitori della Gen X (i nati tra il 1965 e il 1980). Mentre si ferma al 49% tra i baby boomer (i nati tra il 1946 e il 1964) e al 39% tra i millennial (i nati tra il 1981 e il 1996). Non solo. Anche la propensione a fare investimenti più rischiosi risulta maggiore (56%) per il primo gruppo, piuttosto che nel secondo (22%) e i nel terzo (39%).
Gli obiettivi rimangono in gran parte difensivi, con il 38% degli intervistati che vuole proteggere il patrimonio e il 35% che punta a garantirsi un rendimento adeguato. E la fiducia non manca: il 52% degli investitori italiani (contro il 62% a livello europeo) si sente preparato a raggiungere i propri obiettivi finanziari (il 64% dei baby boomer, il 56% dei Gen X e il 31% millennial).
In aumento in Italia l’apertura a mantenere relazioni virtuali, come video chat o e-mail, con il proprio consulente, soprattutto riguardo alla gestione del portafoglio (40%) e degli investimenti (37%). A differenza di quanto avviene a livello europeo, però, da noi la relazione di persona resta quella preferita per tutte le attività. Il 44% dei potenziali clienti (il 56% di quelli appartenenti alla Gen X) preferisce essere contattato direttamente, principalmente per telefono o posta elettronica, mentre la consultazione autonoma tramite le piattaforme di advisory matching risulta importante soprattutto per i millennials (46%).
“A fronte di situazioni di mercato sempre più complesse, si presenta l’opportunità per gli operatori di rafforzare il proprio ruolo di guida degli investitori per il raggiungimento dei loro obiettivi di vita e finanziari”, sottolinea Giovanni Andrea Incarnato, EY Italy wealth & asset management sector leader. Per l’esperto, considerata l’eterogeneità dei bisogni e delle preferenze di modello di servizio fra tutte le generazioni, “la piena comprensione dei dogmi e dei valori dei clienti è quindi un passaggio fondamentale per incrementarne la soddisfazione e la fiducia, oltre che la percezione del valore generato”.
Quanto alle strategie, complice la volatilità del periodo, l’87% degli italiani (contro il 79% a livello europeo) ha cambiato il proprio approccio all’investimento in risposta alla diminuzione del valore del portafoglio. In un contesto di prolungata incertezza economica, infatti, la domanda di consulenza professionale che aiuti a interpretare gli shock economici, di mercato e politici è aumentata per molti investitori. L’indagine EY evidenzia infatti che il 67% dei millennial e l’82% dei boomer richiedono la revisione del proprio piano finanziario in risposta all’instabilità o all’incertezza politica. E oltre il 42% degli intervistati italiani cerca regolarmente una consulenza finanziaria indipendente aggiuntiva in risposta alla volatilità del portafoglio.
Dalla survey emerge che la propensione a cambiare o spostare denaro da un fornitore a un altro è più elevata nelle fasce di età più giovani. Il 60% (contro il 49% a livello europeo) prevede di aggiungere un nuovo intermediario, trasferire capitali a un altro intermediario o sostituirlo del tutto nei prossimi tre anni. I millennial hanno più del triplo delle probabilità di spostare asset (85%) rispetto ai baby boomer (22%).
Infine, cresce l’interesse degli investitori tricolore verso nuovi player e i nuovi asset digitali, come il fintech (robo-advisor, neobank ecc.) e criptoassets. Se oggi le asset class tradizionali sono ancora quelle largamente scelte dagli investitori, si prevede, nell’arco dei prossimi tre anni, un aumento della domanda in simili aree (25% rispetto all’attuale 8%) e anche nell’annuity provider (25% rispetto all’attuale 8%).
“Sebbene gli investitori abbiano in gran parte superato lo shock legato alla pandemia, le incertezze dovute all’attuale policrisi e alla volatilità dei mercati fanno sentire i risparmiatori più incerti e meno preparati rispetto alle decisioni d’investimento più complesse e, quindi, più ricettivi a consigli e indicazioni”, fa notare Incarnato. Che sottolinea: “I gestori patrimoniali hanno dunque una grande opportunità per creare valore per i propri clienti, aiutandoli a navigare nella complessità in modo efficiente”.
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