Gestione attiva, fondamentale alla fine del ciclo
Baron (Mfs Im): “Questa strategia d'investimento è capace di ricercare quelle società che sono pronte e continueranno a guadagnare bene anche in fase di recessione del mercato”
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“Un anno in salita”. Ha usato una metafora ciclistica Andrea Ghidoni, amministratore delegato e direttore generale di Ubi Pramerica Sgr, per definire i primi dieci mesi del 2018 dell’industria del risparmio gestito nel corso dell’incontro con la stampa in cui ha provato, insieme a Fabrizio Fiorini, responsabile degli investimenti e vicedirettore generale, a fare un quadro sul futuro del settore.
Ghidoni è entrato nello specifico e ha spiegato, attraverso i dati di Assogestioni, che “l’industria del risparmio gestito continua a crescere anche nel 2018 (+11%), anche se a un ritmo inferiore rispetto al 2017”. Insomma il “bicchiere è mezzo pieno, vista la complessità di un 2018, soprattutto dalla primavera in poi, in cui l’effetto mercato, tra spread e calo dei corsi azionari, ha neutralizzato gli effetti positivi della raccolta, soprattutto sul fronte istituzionale”.
Un trend che a meno di clamorosi colpi di scena continuerà fino alla fine dell’anno: “Gli ultimi mesi non saranno semplici – sentenzia – e probabilmente continueranno senza risultati roboanti”. Ma le prospettive future, per il direttore generale, sono positive “Più che mai oggi la gestione attiva deve essere una risposta. Vedremo un’inversione di tendenza tra gestione attiva e passiva. Si vedrà maggiormente la qualità professionale che si espliciterà nella capacità di divulgare con chiarezza le informazioni ai clienti”.
Gli fa eco Fabrizio Fiorini che, presentando la sua view di mercato, ha salutato con soddisfazione il ritorno dell’inflazione: “Aiuta a controllare e ridurre il debito, favorendo la crescita globale”. Anche se, sottolinea il responsabile degli investimenti, “ci sono elementi di disturbo, tra cui il ritorno di una politica invasiva, come quella portata avanti da Trump e dal governo italiano. Interventi, quelli della politica, che ricadono sul mercato, rallentandolo. Proprio per questo i gestori devono considerarli non solo come variabili nazionali, ma globali. La politica dei dazi, per esempio, non influenza solo la Cina, ma ha ricadute anche sull’Eurozona”.