Risparmio, sono i Millennial i più preoccupati dalle questioni economiche
Per oltre la metà degli italiani (53%) le preoccupazioni economiche sono fonte di stress. Il sondaggio Columbia Threadneedle Investments
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Formiche sì, ma non così previdenti. E’ quanto emerge dell’ultima edizione dell’Osservatorio semestrale a cura di Anima Sgr, in collaborazione con la società di ricerche di mercato Eumetra Mr, sui comportamenti finanziari delle famiglie italiane in funzione dei loro progetti.
Il sondaggio è stato svolto ad ottobre 2019 su un campione di 1.028 adulti ‘bancarizzati’ (cioè titolari di un conto corrente bancario o libretto bancario/postale), con accesso al web, rappresentativo di circa 35 milioni di persone. All’interno di questo bacino il 50%, oltre ad essere ‘bancarizzato’, è anche investitore. Ebbene, dalle risposte merge che gli italiani hanno più fiducia nel futuro che nel presente e, soprattutto, hanno una visione del loro ‘particolare’ più ottimista del mondo che li circonda. Continuano perciò a fare progetti per la propria famiglia e, in particolare, vedono nel risparmio la soluzione per mettersi al sicuro e per far fronte ad eventuali emergenze. Inoltre, ancora una volta, i prodotti finanziari restano preferiti a immobili e liquidità, e le scelte di investimento cambiano in modo sensibile a seconda del profilo psicologico dell’investitore.
Nel dettaglio, risulta in lieve crescita, rispetto a sei mesi fa, la progettualità degli italiani. Ma ciò che va sottolineato è che, nonostante un sentiment non particolarmente ottimista sulle prospettive a breve termine del nostro Paese, comunque si progetta e si ha una visione del “particolare” migliore di quella del mondo intorno. Sono 33 milioni gli italiani che hanno progetti di carattere economico (dai 32 di maggio), ciascuno, in media, con 2,8 progetti (dai 2,5 di maggio).
Inoltre, tra le tipologie di progetto vincono quelli di risparmio per finalità di sicurezza o emergenze (indicato dal 51% dei bancarizzati e dal 55% degli investitori). L’esigenza di costruirsi una pensione integrativa, ovvero il cosiddetto ‘rischio longevità’, invece, oggi non preoccupa più di tanto (come progetto specifico è rilevante soltanto per il 19% dei bancarizzati e per il 26% degli investitori), ma viene ancora visto come una questione da affrontare in avanti nel tempo.
I prodotti finanziari, fra gli investitori, si confermano in cima alle preferenze; in particolare si riscontra un calo significativo della scelta della liquidità sul conto corrente (dal 31% al 25%). E nel complesso, gli investitori sono abbastanza soddisfatti e un po’ più soddisfatti di sei mesi fa, complice l’andamento positivo dei mercati nel 2019
Più in generale, la crescente dialettica che ha contraddistinto il governo domestico negli ultimi mesi – così come anche i rischi geopolitici a livello globale, in primis le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina che da un anno e mezzo circa stanno tenendo sotto scacco il mondo intero con le loro implicazioni – hanno probabilmente inciso sul mood dei risparmiatori italiani. Analizzando, infatti, il campione di riferimento si riscontra come i dati siano in congiunturale peggioramento (Grafico 1) e le aspettative sul futuro prossimo (tra un anno) siano invece migliori rispetto alle valutazioni legate al presente, ovvero c’è un certo ottimismo (relativo). Inoltre, in generale, gli investitori si dimostrano più positivi del campione nel suo complesso.
Infine, un focus sulla sostenibilità. Aumenta infatti la sensibilità per i rischi legati ai cambiamenti climatici e aumenta anche, rispetto a sei mesi fa, la conoscenza (dichiarata) delle tematiche Esg (Environment, Social, Governance): due investitori su tre ne hanno sentito parlare. Nelle scelte di investimento, infine, c’è una frangia molto ristretta (3%) di investitori insensibili al tema della sostenibilità, una fascia un po’ più ampia (12%) di paladini dell’investimento sostenibile mentre la grande maggioranza si distribuisce su posizioni bilanciate e tiene in considerazione sia il rendimento prospettico di un investimento sia la sua sostenibilità e responsabilità.
L’Osservatorio Anima ha esplorato anche come variano scelte e atteggiamenti in funzione della personalità finanziaria degli intervistati, che sono stati invitati ad auto-classificarsi in uno di quattro profili: Guardiani, Idealisti, Razionali, Attivi. Di fronte all’interrogativo su che cosa fare per cercare rendimento in alternativa ai Btp, il campione complessivo e i sottogruppi Guardiani, Idealisti, Razionali, preferiscono “lasciare tutto sul conto corrente”, mentre gli Attivi indicano come prima scelta quella di “investire una parte in azioni”. “Le scelte di investimento cambiano in misura significativa a seconda della personalità finanziaria dell’investitore” – commenta Pierluigi Giverso, vice direttore generale di Anima – per un consulente finanziario, capire che tipo di cliente ha di fronte diventa molto importante, al fine di comunicare e gestire la relazione in modo efficace e costruttivo”.