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Secondo l’Osservatorio Anima Sgr, il sentiment è migliorato. Il settore tiene e sale l’interesse per bond, fondi pensione e mattone. Piacciono i prodotti Esg, ma si guarda alle performance
Obbligazioni soprattutto, ma anche fondi pensione e polizze vita, oltre al sempre amato mattone. Il risparmio tiene, la situazione del Paese appare stabile e tra gli italiani torna la voglia di investire. Anche nei mercati finanziari, che ora fanno meno paura. È quanto rivela l’edizione autunnale dell’Osservatorio Anima 2023, realizzato in collaborazione con Eumetra e Dogma Research, che fotografa periodicamente tendenze, priorità e abitudini delle famiglie in tema di finanza e risparmio.
L’indagine, condotta dal 30 agosto al 6 settembre tra oltre mille adulti bancarizzati rappresentativi di circa 35 milioni di persone (di cui la metà anche investitore), fotografa un quadro più roseo dell’edizione primaverile. E mostra anche un crescente interesse per i prodotti sostenibili, con un parallelo aumento dell’attenzione alle performance e del bisogno di una consulenza adeguata.
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Il sentiment degli investitori italiani migliora leggermente
Nonostante inflazione e tensioni geopolitiche complichino il contesto, dall’Osservatorio emerge un lieve miglioramento del sentiment rispetto all’indagine di marzo, un piccolo ritorno della fiducia specie tra gli investitori. Quasi un bancarizzato su cinque (il 19%) ritiene infatti che le condizioni dell’Italia si siano fatte più rosee nell’ultimo anno. E con questa affermazione concorda più di un risparmiatore su quattro (il 26% dal 22% precedente). Inoltre, guardando al futuro, si nota che se il 51% dei primi ritiene che fra un anno la situazione del Paese sarà peggiore di quella attuale (contro il 48% della primavera 2023), mentre per i secondi questo dato cala al 41% dal 44% di sei mesi fa.
Il risparmio tiene e cresce la propensione a investire
Guardando al risparmio, l’effetto dell’inflazione si fa sentire. Cala infatti dal 56% al 53% il dato di chi, fra i bancarizzati, dichiara di accantonare con costanza parte del proprio reddito. Fra gli investitori, però, non si registrano variazioni rispetto all’ultima edizione dell’Osservatorio: come in primavera, il 72% del campione riesce ancora ad accantonare. Rilevanti anche le risposte in materia di propensione all’investimento: la differenza tra chi pensa che sia un buon momento e chi è convinto del contrario passa dal -37% di dodici mesi fa al -29% attuale. Da un anno ormai diminuisce il numero dei bancarizzati convinti che non sia il momento giusto per entrare nei mercati finanziari: sono il 52% del campione, in contrazione rispetto al 56% della primavera 2023. Non solo: la quota di coloro che ritengono quello attuale un momento “molto” o “abbastanza” adatto aumenta dal 20% al 23%.
Bond, fondi pensione e immobili gli investimenti preferiti
Quanto alle preferenze, i prodotti finanziari restano in testa: li sceglierebbero il 52% dei bancarizzati e il 73% degli investitori, contro il 53% e il 71% di sei mesi fa. Sale anche l’appetito per gli immobili, prediletti dal 35% dei primi (in primavera il 33%) e dal 34% dei secondi (32% il dato precedente). Per la liquidità optano invece, rispettivamente, il 23% e il 21%, contro il 23% e il 22% di marzo.
Fra i prodotti finanziari, raccolgono grande interesse le obbligazioni, indicate dal 16% dei bancarizzati e dal 26% degli investitori (in forte crescita rispetto al 20% di sei mesi fa). Seguono le polizze vita e i fondi pensione, menzionati rispettivamente dal 20% e dal 24% del campione, così come i certificati di deposito (16% e 22%). Degno di nota è il raddoppio delle preferenze per bitcoin e criptovalute in genere: sono passate dal 6% della scorsa primavera all’attuale 12%.
Esg, aumentano interesse e voglia di consulenza
Passando alla sostenibilità, per la terza rilevazione consecutiva continuano ad aumentare coloro che “hanno sentito parlare” degli investimenti Esg: la percentuale sale dal 55% al 58% fra i bancarizzati e dal 69% al 78% fra gli investitori. In forte crescita anche il numero degli interessati, tra i membri del secondo gruppo, a una consulenza sul tema: oggi sono il 70% contro il 66% di marzo.
Da sottolineare che la maggiore consapevolezza si accompagna a una crescente domanda di performance: il 31% degli investitori esprime infatti una netta preferenza per il rendimento, rispetto al 28% di dodici mesi fa e al 13% del 2021. Il 30%, invece, assegnerebbe alla sostenibilità un peso maggiore nella valutazione delle proprie allocazioni, contro il 34% del 2022 fa e il 42% del 2021. Significativi, infine, i motivi che spingerebbero a un investimento green: il 34% dei bancarizzati e il 41% degli investitori lo farebbero confidando in una minore rischiosità; il 26% e il 28% si lascerebbero invece guidare dall’allineamento ai propri valori etici, mentre il 16% e il 20% si orienterebbero verso rendimenti superiori.
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