Etf in crisi? Da inizio anno chiusi 31 fondi passivi
“Il problema è la dimensione dei portafogli, alcuni prodotti sono troppo piccoli per sopravvivere”, dicono dalla società dati Refinitiv
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Il 2020 è stato un anno a tinte alterne per il mercato degli Etf. Se da un lato lo strumento principe delle gestioni passive ha superato la prova della volatilità di febbraio e marzo in modo definito “brillante” da alcuni operatori, ora si pongono diverse sfide all’orizzonte.
La prima è quella legata alle dimensioni del mercato, alla sua concentrazione e alla concorrenza: masse in gestione troppo concentrate verso l’alto, sui prodotti più grandi emessi dai leader del mercato a livello globale. La sfida per gli Etf-provider e i regulators è quindi quella di mantenere un alto grado di competizione all’interno del mercato e al contempo assicurare quella trasparenza che è stata a lunghi anni il principale punto di forza dello strumento.
Da inizio gennaio al 31 ottobre scorso Refinitiv conta 31 Etf chiusi. Tutti di piccole dimensioni. Secondo i dati della società sono circa 358 i portafogli Etf lanciati più di tre anni fa che durante questo arco temporale non sono stati in grado di raccogliere più di 100 milioni di euro di Aum. Prendendo in considerazione soglie di break-even più basse, 10 milioni di euro, il numero di Etf sottodimensionati è 88.
Come può un operatore di piccolo cabotaggio navigare in questo mare? Ne abbiamo parlato con Jason Kennard, co-founder di Rize Etf.
Per rimanere rilevanti e competere quando una percentuale così alta del mercato degli Etf è nelle mani dei primi dieci emittenti, è necessario disporre di una gamma di prodotti che si distingua dalla massa e avere la lungimiranza e il coraggio di proporre una serie di fondi che si è certi avranno un grande future. Noi lo facciamo puntando su determinati megatrend credendoci fermamente. Prendiamo la sicurezza informatica, un tema di investimento che esiste da diversi anni. Tuttavia, ogni prodotto nuovo a riguardo ha un angolo unico, sia che si escludano i produttori di armi e che si abbia una sovrapposizione Esg o che semplicemente si sovraperformi l’indice esistente. La crescita arriva con pazienza e credendo nei prodotti giusti, il tutto abbinato ad un duro lavoro di promozione fatto soprattutto di incontri per spiegare le caratteristiche dei prodotti, incontri che al momento avvengono tramite Zoom o telefonici, con clienti che amano avere maggiori dettagli sul tema. Crediamo ad esempio che il futuro sostenibile dell’alimentazione sia una preoccupazione chiave per la maggior parte delle persone e rimarrà tale nei prossimi anni. Un tema audace ma che in futuro potrebbe facilmente trasformarsi in un fondo di notevoli dimensioni.
È necessario fornire contenuti pertinenti e approfondimenti sui temi alla base degli Etf e su quali sono i catalizzatori principali che potrebbero influire sulle prestazioni dei fondi. La performance, ovviamente, deve essere favorevole per attrarre nuovi investitori e mantenere quelli esistenti, ma al giorno d’oggi questo non è sufficiente. Ricerche e approfondimenti, sotto forma di webinar, blog, post sui social media sono un ottimo modo per interagire con gli investitori e dimostrare che stai dando loro un valore aggiunto che va al di là di informare sull’andamento delle performance. In Rize Etf abbiamo una sezione cruciale del nostro sito web dedicata alla “Ricerca e Analisi” che approfondisce ciò che le persone vogliono sapere. Ad esempio per quanto riguarda il nostro Rize Sustainable Future of Food UCITS ETF ci viene chiesto “Cos’è l’agricoltura di precisione”? Noi forniamo regolamente contenuti che spiegano questo o altri aspetti che gli investitori vogliono conoscere. Riteniamo che questo sia l’approccio che dovrebbe distinguere le nuove società dai maggiori emittenti storici di Etf.
La decisione se un Etf debba essere replicato fisicamente o sinteticamente esiste da un po’ di tempo e ogni metodo ha i suoi punti di forza. Per accedere a determinati paesi l’esposizione fisica può essere più impegnativa o potrebbero esserci limitazioni legate alle valute. Inoltre potrebbero esserci costi di transazione eccessivi nell’accesso a determinate esposizioni, rendendo ancora più efficiente uno swap tramite una banca. Un vantaggio chiave è che gli swap su alcuni indici non prevedono ritenuta fiscale sulle azioni statunitensi incluse. Possono però sorgere altri problemi fiscali a seconda della struttura swap scelta (essendocene a disposizione alcune); ad esempio la Germania, potrebbe non classificare un fondo azionario come fondo azionario proprio a seconda della struttura swap alla base. Un’altra area di considerazione è il tipo di esposizione: un Etf che traccia le materie prime deve essere garantito da uno swap, con uno swap su un indice di materie prime diversificato. Poi ci sono soluzioni più strutturate dove uno swap può portare più benefici.
Non esiste quindi una soluzione migliore in assoluto. Prenderemo tali decisioni per le future gamme di prodotti che lanceremo valutando caso per caso.
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