“Il peso degli investimenti in private asset crescerà a livello globale”
Per Schroders il private equity sarà accessibile a un pubblico sempre più ampio. È quanto emerso nella conferenza annuale di Londra
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Per cercare rendimento in un mercato dove le valutazioni appaiono tiratissime come quello obbligazionario occorre spingere sul pedale del “rischio”.
Oppure affidarsi a delle strategie che mirano a cogliere i mismatch valutativi fra le classi high yield e investment grade, come fa Tom Ross, corporate credit portfolio manager di Janus Henderson Investors. In conversazione con FocusRisparmio, il gestore ha spiegato il suo processo si selezione dei titoli e di gestione del rischio di portafoglio.
Nel senso più ampio del termine ci troviamo nella fase finale dell’attuale ciclo del credito. Allo stesso tempo, però, siamo consapevoli che le politiche monetarie messe in campo dalle banche centrali ne hanno prolungato la durata oltre le precedenti aspettative. In qualità di gestore attivo con particolare focus sulla stock selection, in Janus Henderson preferiamo guardare il ciclo del credito di ogni singola società. Per alcune di esse il ciclo è già terminato durante gli ultimi 18 mesi, soprattutto per molte società attive nel settore delle costruzioni e i retailers. Le altre aziende, che invece non hanno esaurito il loro potenziale, si trovano in una posizione migliore per far fronte alle condizioni della fase finale di questo ciclo.
La duration non è un elemento determinante nella selezione degli investimenti e di come decidiamo di gestire il credit-beta dei nostri portafogli. Per alcuni di essi, quelli su cui decidiamo di prendere un po’ di rischio, attualmente stiamo privilegiando un approccio neutrale in termini di duration.
Per le strategie high yield negli ultimi due anni abbiamo privilegiato il settore europeo (Regno Unito incluso), che è stata una delle regioni più performanti in termini di Global HY a cambio coperto. Tuttavia, la recente debolezza dei mercati emergenti ha portato alla nostra attenzione alcune valutazioni attraenti all’interno di aree specifiche di quel mercato e così recentemente abbiamo aumentato la nostra esposizione verso l’HY del mercato emergente a spese di alcuni dei nostri sovrappesi in Europa e Usa, dove vediamo alcuni rischi derivanti dalle elezioni del prossimo anno. Per il resto delle strategie, utilizziamo regolarmente il nostro approccio flessibile nell’investimento fuori benchmark, incluso l’acquisto di alcune obbligazioni HY per le strategie IG e di obbligazioni IG per le strategie HY.
Siamo ben posizionati per valutare al meglio il valore relativo tra le singole obbligazioni HY e IG in quanto i nostri analisti coprono l’intero spettro di rating. Siamo quindi in grado di monitorare il beta tra obbligazioni con rating diversi per gestire e comprendere il rischio totale del portafoglio quando investiamo sia dentro che al di fuori dal benchmark.
Spesso le differenze valutative tra alcune obbligazioni IG e HY creano grandi opportunità: cerchiamo di possedere obbligazioni IG a basso rischio che offrono uno spread/rendimento migliore rispetto ad alcune obbligazioni HY. Ad esempio ZF, una società europea di ricambi auto con obbligazioni con scadenza 2027 e rating investment grade che rende il 2,4% rispetto a un indice Euro BB che produce l’1,85% (dati aggiornati all’11 novembre 2019).
Siamo gestori attivi del rischio di credito e pertanto cerchiamo di assumerne una quantità adeguata già durante il processo di selezione dei titoli e di gestione del beta complessivo di portafoglio. Il tutto in linea con il nostro processo di ricerca bottom-up e una gestione beta top-down. A volte utilizziamo Credit Default Swap, come ad esempio lo strumento iTraxx Xover, oppure Total Return Swap su indici per conseguire questo obiettivo. Per la gestione del rischio di tasso d’interesse utilizziamo i futures sui titoli di Stato.