Il fondo Echiquier World Equity Growth punta su large cap con una crescita dei ricavi annua di almeno il 10%, posizionate sui megatrend più promettenti. Tra i top pick, Adobe e Nidec
David Ross, gestore del fondo Echiquier World Equity Growth
Questa settimana la rubrica “Alla ricerca di Alpha” ospita David Ross, gestore del fondo Echiquier World Equity Growth (La Financière de l’Echiquier), che ha descritto la sua strategia di investimento, basata sui megatrend e sulla selezione di società a larga capitalizzazione con forti tassi di crescita dei ricavi, e il suo processo di selezione dei titoli da inserire in portafoglio.
Il fondo al 30 novembre aveva un patrimonio netto di 861 milioni di euro.
Qual è l’approccio di investimento adottato sul fondo Echiquier World Equity Growth?
Il mio approccio di investimento si focalizza sui megatrend, e in questo modo mi permette di concentrarmi sul potenziale di investimento di lungo termine. Due dei megatrend sui quali investo già da tempo sono l’e-commerce e i pagamenti digitali. Ogni volta che gli investitori cedono alle preoccupazioni e vendono le azioni di Amazon, oppure, come è accaduto recentemente durante i lockdown dovuti alla pandemia, puniscono titoli come Visa e Mastercard, concentrarmi sui megatrend di lungo periodo mi permette di ignorare i timori di breve termine e concentrarmi sui ritorni potenziali.
Come avviene il suo processo di selezione dei titoli da inserire in portafoglio?
Una volta identificati i megatrend su cui puntare, cerco titoli di società a larga capitalizzazione con un tasso di crescita dei ricavi di almeno il 10%. Faccio una previsione a tre anni e attribuisco una valutazione attuale. I titoli con i ritorni potenziali più elevati sono quelli che vengono selezionati per il fondo. Ho limitato intenzionalmente il numero di titoli in portafoglio a 25, o meno, perché voglio essere sicuro che sto investendo solo nelle società in cui ho la massima fiducia.
Se lasciamo perdere le dinamiche di breve termine legate alla pandemia, che stanno supportando alcuni specifici settori tradizionalmente growth, quali sono i comparti che vanno bene ora ma continueranno a performare brillantemente anche una volta archiviata la crisi?
Credo che ci siano un paio di tipi di comportamenti che ormai sono cambiati in modo permanente. Il primo è la scelta verso l’e-commerce. La facilità e la praticità degli acquisti online sono qualcosa di cui difficilmente i consumatori vorranno fare a meno. Il secondo aspetto riguarda l’immobiliare commerciale, in particolare gli spazi adibiti a uffici. Mi pare improbabile che ci sarà un pieno ritorno alla vita in ufficio. Questo peraltro ha delle serie implicazioni per le banche che hanno una forte esposizione ai mutui commerciali, perché i valori dei collaterali potrebbero crollare.
Può nominare qualche titolo in particolare del portafoglio di cui è particolarmente soddisfatto, o sul quale è particolarmente ottimista, e perché?
Sono molto soddisfatto di due società tra quelle che costituiscono le partecipazioni detenute da più tempo, ovvero Adobe e Nidec, che hanno entrambe prospettive luminose davanti a sé. Nel caso di Adobe, il titolo è salito di quasi il 400% negli ultimi quattro anni, e nonostante i forti guadagni vedo ancora un significativo potenziale per un ulteriore apprezzamento dei prossimi tre anni, da parte di quello che è un vero leader della trasformazione digitale.
Un altro dei miei titoli preferiti è Nidec, una società relativamente sconosciuta al di fuori dei confini del Giappone, ma che è un leader nella manifattura di piccoli motori elettrici. Inoltre, la società si sta affermando come un player chiave nell’elettrificazione delle automobili, perché alcuni dei suoi modelli più promettenti sono stati incorporati nella produzione di veicoli. Sebbene il titolo abbia raddoppiato le proprie quotazioni negli ultimi quattro anni, vedo ancora ampi margini di upside per la società.
I rapidi progressi sui vaccini hanno innescato l’ottimismo sulla ripresa globale, suggerendo un rimbalzo per quei settori maggiormente colpiti dalla pandemia, e anche una possibile rotazione dal growth al value. Cosa ne pensa?
La combinazione tra lo stimolo monetario e fiscale e la prospettiva di un mondo vaccinato dovrebbe portare a una forte ripresa economica. Se gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una crescita economica lenta, e di conseguenza a una bassa crescita degli utili, che ha determinato un premio sulle società growth, e in particolare dalla primavera in poi sulle società growth che hanno beneficiato delle attività legate alla permanenza in casa, la prossima ripresa economica creerà un contesto in cui la crescita degli utili sarà più vigorosa, e questo favorirà le società meno costose e più ascrivibili all’universo value.
Ha riposizionato in qualche modo il suo portafoglio di recente, in relazione alle mutate condizioni di mercato?
Io ho approfittato delle dinamiche di mercato appena descritte per ridurre le posizioni del fondo sulla tecnologia e ruotare sui beneficiari della ripresa, in aree in particolare come il travel e la manifattura. Ho anche aumentato l’esposizione ai mercati emergenti, che pure beneficeranno della ripresa globale.
Il fondo non ha vincoli di tipo geografico, però appare particolarmente esposto sugli Usa, dove in effetti sono presenti molte large cap leader di mercato. Pensa che le dinamiche politiche e regolatorie in Europa finiranno per creare dei “campioni” europei, e quindi nuove opportunità potranno emergete anche nel Vecchio Continente?
La regolamentazione non è la risposta, è il problema. Le regole sul lavoro, che rendono difficili i licenziamenti, fanno sì anche che per le società sia difficile crescere, perché dovrebbe esserci una certezza sul futuro che le piccole società non riescono ad avere. Quindi non assumono, e non crescono. Fintanto che l’Europa sarà più preoccupata a proteggere i lavoratori nelle industrie mature che a permettere la creazione di posti di lavoro in nuovi settori, nessun nuovo leader emergerà in Europa. Le grandi opportunità di investimento rimarranno appannaggio degli Stati Uniti e dei mercati emergenti.
Il gestore punta in particolare sul credito corporate e vede buone opportunità sull'high yield europeo. In termini di settori, in questo momento vengono preferite le industrie cicliche
“Siamo investitori attivi ma non attivisti: se incontriamo aziende che resistono all’engagement, questo, probabilmente, si traduce in un disinvestimento”
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