L’amministratore delegato del Gruppo spiega a FocusRisparmio il significato strategico della nascita di Ersel Spa. Dall’integrazione fra Ersel SIM e Banca Albertini ai piani per la crescita futura, sia in termini di base di clientela che di organico
Andrea Rotti, amministratore delegato del Gruppo Ersel
Una storia iniziata nel 1936 che a partire dal primo gennaio 2022 vedrà una nuova importante tappa con la piena operatività dell’integrazione fra Ersel SIM e Banca Albertini. È nata infatti Ersel S.p.A con l’obiettivo di essere “punto di riferimento del Wealth Management in Italia”. FocusRisparmio ha potuto rivolgere alcune domande ad Andrea Rotti, amministratore delegato del Gruppo che oggi conta oltre 20 miliardi di asset dei clienti e uno staff di più di 300 persone, per indagare i piani approntati per raggiungere questo ambizioso traguardo.
Quali sono i fattori che possono determinare il successo di una banca privata oggi?
La definizione di “più importante Banca privata italiana” con cui abbiamo voluto comunicare al mercato la nascita di Ersel S.p.A fotografa il connubio tra un azionariato familiare storico e fortemente votato al sostegno del nostro sviluppo, che garantisce da sempre indipendenza al modello di business, la presenza di una squadra manageriale compatta e di lunga esperienza e una dimensione complessiva delle attività del Gruppo che consentono di fronteggiare le sfide evolutive.
In sostanza, riteniamo di conoscere profondamente sia il tessuto di riferimento sia la logica dell’industria del Wealth Management, ed è proprio in questa direzione che abbiamo orientato una moderna piattaforma di servizi allargata e flessibile in grado di gestire la complessità dei patrimoni delle famiglie imprenditoriali. Per questo, pensiamo di essere attrattivi per tutti quei professionisti che vedono in noi un’alternativa al modello di banca commerciale e a quello delle reti e che ci apprezzano per essere soprattutto un player distintivo per la vicinanza al cliente, l’originalità nel trovare soluzioni e l’innovazione del servizio nel rispetto della normativa del settore. Da sempre coltiviamo con la nostra clientela un legame diretto e personale, vicino alle famiglie, ai professionisti e agli imprenditori, mettendo a fattor comune un ampio bagaglio di esperienze e competenze.
L’operazione prevede un piano di assunzioni. Ci può svelare i numeri target e la tipologia di professionisti ricercati?
Siamo sempre alla ricerca di profili di eccellenza da inserire nel nostro organico. Il nostro percorso di potenziamento del private banking, dell’asset management e del wealth planning prosegue nella giusta direzione, con l’obiettivo di supportare la crescita del Gruppo in tutti gli ambiti in cui opera. Ersel è impegnata nella selezione di nuovi talenti e nel rafforzamento delle competenze dei propri dipendenti. La società oggi conta 80 banker che lavorano come dipendenti o agenti nelle quattro sedi di Milano, Torino, Bologna e Reggio Emilia. Il nostro piano di sviluppo a quattro anni prevede una crescita passo dopo passo, ovvero la crescita organica di nuovi banker, non più di 2 o 3 l’anno in aree ritenute strategiche.
Passando ad occuparci più specificamente di investimento, l’attenzione è sempre più sui mercati privati, in particolare per la clientela evoluta. Quali sono le vostre attese e quanto può fare la differenza l’offerta su questo comparto per un cliente private?
In un contesto di tassi di interesse a zero o negativi e di timori per un possibile futuro aumento della volatilità, i real asset come il private equity, anche di carattere immobiliare, il private debt e le infrastrutture sono sempre più nell’interesse degli investitori. Vanno ben spiegati e compresi ma riteniamo che in effetti possano offrire vantaggi a livello di portafoglio in termini di rendimento prospettico e di ulteriore maggior diversificazione, ancor più utile in epoca di transizioni importanti – si pensi agli impatti delle politiche ambientali e delle nuove tecnologie. Il peso di questi asset è ancora contenuto nei portafogli della clientela private italiana ma potrà gradualmente crescere anche in funzione di un’offerta che nell’ultimo quinquennio nel nostro Paese è diventata più strutturata e di una cultura più diffusa su questi strumenti.
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