Monticini (Cattolica): “L’economia è destinata a frenare in questo 2023, sia negli Stati Uniti sia in Europa. Ma se l’entità sarà contenuta si apriranno ampi spazi di crescita sui mercati”
Si intravede una luce in fondo al tunnel, ma l’uscita rimane ancora lontana. Gli ultimi dati macro comunicati al mercato sono contrastanti, con alcune note positive e altre negative. Il dato sull’inflazione di dicembre dell’area euro, per esempio, è stato positivo, con l’indice dei prezzi al consumo che è sceso al 9,2% dal 10,1% del mese precedente. Ma questo dato ha anche un rovescio della medaglia: la crescita dell’inflazione core, quella al netto di energia e beni alimentari (le componenti più volatili), che sempre a dicembre ha fatto segnare un nuovo record al 5,2%, deludendo le stime degli analisti, che si attendevano un dato al 5%, in linea con quello di novembre.
Su queste base è difficile pensare a un cambio di rotta di politica monetaria da parte della Banca centrale europea, che quindi dovrebbe continuare ad aumentare i tassi di interesse, trasformando l’attuale fase di rallentamento economico in una probabile recessione. Negli Stati Uniti, invece, l’indice dei prezzi al consumo ha continuato a rallentare (il dato su base annua è in calo da luglio 2022), attestandosi a dicembre al 6,5%, il livello più basso da oltre un anno. Anche l’inflazione core è scesa, attestandosi al 5,7% rispetto al 6% di novembre. Su queste basi, l’azione da falco della Federal Reserve potrebbe anche alleggerirsi in questo nuovo anno, per poi arrivare a un possibile taglio dei tassi di interesse già nella parte finale del 2023. Per vedere una banca centrale americana meno falco e più colomba, però, bisognerà aspettare i prossimi dati macro, che dovranno confermare sia il calo dell’inflazione sia il rallentamento dell’economia, già prezzata da un Pmi dei servizi che a dicembre è sceso al di sotto di 50, entrando quindi ufficialmente nella zona di contrazione.
Per ora, quindi, il futuro rimane ancora incerto, con altri fattori di rischio, oltre all’inflazione, che minacciano economia e mercati, come l’interminabile guerra tra Russia e Ucraina, e la nuova ondata di Covid in Cina. La riapertura dell’economia di Pechino a fine 2022, con il contestuale abbandono da parte del governo delle misure Zero-Covid, era stato un segnale incoraggiante. Ma ora, l’estensione dei contagi che ne è seguita rischia di mettere a repentaglio l’efficienza di fabbriche e porti, costringendo il governo a rivedere le modalità delle riaperture. A tutto questo, poi, si aggiunge l’incognita dell’impatto che il rapido aumento dei tassi di interesse avrà sul ciclo economico. “La domanda è se questo repentino incremento provocherà una recessione forte oppure un semplice rallentamento, che serve per contenere quell’inflazione che abbiamo sperimentato nei mesi recenti – commenta Andrea Monticini, docente ordinario di Econometria finanziaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore – Di certo l’economia è destinata a frenare in questo 2023, sia negli Stati Uniti sia in Europa”.
Il Fondo monetario internazionale si aspetta addirittura che un terzo dell’economia mondiale cada in recessione, perché Usa, Europa e Cina stanno rallentando contemporaneamente. Ma di fatto, l’entità della frenata dell’economia al momento rimane un’incognita, ed è proprio questo che crea incertezza sui mercati finanziari, perché “un semplice rallentamento aprirà ampi spazi per una crescita delle azioni – argomenta ancora Monticini – Se invece ci sarà un cosiddetto hard lending, allora bisognerà capire l’entità del rallentamento che è già prezzata dal mercato”. Il futuro delle obbligazioni, invece, è strettamente legato all’azione delle banche centrali. Continueranno con forza ad alzare i tassi di interesse o, a fronte del rallentamento del ciclo economico, del contenimento dei prezzi energetici, e del conseguente rientro dell’inflazione, ci saranno meno rialzi e più contenuti? Nel primo caso si continueranno ad avere mercati obbligazionari sfidanti, con rendimenti in salita e prezzi in calo. “Nel secondo caso, invece, le obbligazioni potrebbero rappresentare un’interessante opportunità, soprattutto se il rientro dell’inflazione verso l’obiettivo target delle banche centrali sarà meno lento di quello che ci si aspetta”, puntualizza Monticini.
E le potenziali opportunità di investimento, tra bond e azioni, possono essere colte anche in Italia, che allo stato attuale non rappresenta un rischio come Paese, sottolinea Monticini, “perché tutto sommato la manovra è stata molto oculata, lasciando la Penisola su un sentiero di sostenibilità del debito pubblico”, conclude.
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