SCELTI DA NOI: LE NOTIZIE DEL 15 MARZO 2023
Rassegna stampa economico-finanziaria dai principali quotidiani
La Bce potrebbe allentare la stretta sui tassi già oggi
La crisi di Svb sembrava alle spalle, ma poi ieri è emersa quella di Credit Suisse, che può avere riflessi maggiori per le banche europee. Così la Bce potrebbe già oggi allentare la stretta. Francoforte aveva annunciato un aumento di 50 punti base. Nei giorni scorsi la presidente Christine Lagarde aveva confermato la manovra. Ma ieri, alla luce della difficoltà della banca svizzera, è diventato più probabile un rialzo di 25 punti base. Non è neppure esclusa l’ipotesi che la Bce si fermi del tutto e rimandi la stretta a un’altra occasione. Bce sarà di certo più cauta nelle indicazioni sui rialzi successivi. Francoforte non proseguirà nell’errore di anticipare le mosse future con una forward guidance mascherata.
Onofrio Giuffrè, MF
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Scelte di portafoglio, il panico sui mercati è il vero stress test
Sedute come quella di ieri – segnate da violenti alti e bassi dei prezzi, da profondi ribassi degli indici azionari e un netto ridimensionamento dei rendimenti obbligazionari – rimangono scolpite nella mente di osserva tutti i giorni i mercati. Perché nell’arco di un ventennio si contano sulle dita di una mano. Perché di norma il dollaro non balza su tutte le principali valute dell’2,5%in una sola giornata. Di norma quando il dollaro sale anche i tassi dovrebbero fare altrettanto (andando a scontare una banca centrale più aggressiva). Di norma quando i tassi crollano (come invece successo ieri quando i rendimenti dei titoli a due anni negli Usa sono passati dal 4,4% al 3,9% perdendo 5° punti base in poche ore) le Borse dovrebbero festeggiare il movimento dato che in prospettiva le società che ne compongono i panieri dovrebbero pagare meno interessi per finanziarsi e quindi avere più spazio per i margini. Ma in giornate come quella di ieri le correlazioni standard saltano.
Vito Lops, Sole24Ore
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Perché per le nostre pensioni i contributi non bastano più
La riforma Dini delle pensioni, accelerata dal governo Monti nel 2011 con la cosiddetta riforma Fornero, aveva due obiettivi complementari: mettere in sicurezza il sistema pensionistico minacciato dall’invecchiamento della popolazione e renderlo più equo, collegando l’ammontare della pensione all’intera storia contributiva e non solo agli ultimi anni, come avveniva con il sistema retributivo che avvantaggiava chi aveva carriere ripide (verso l’alto). Il tutto avrebbe dovuto andare a beneficio delle nuove generazioni, parzialmente sgravate dall’onere di dover finanziare pensioni spesso troppo generose (rispetto ai contributi pagati) di anziani sempre più numerosi e longevi. Sappiamo che le cose sono andate un po’ diversamente, a causa non solo della troppa lentezza iniziale nella messa a regime, seguita da una accelerazione brusca proprio in un periodo di gravi difficoltà nel mercato del lavoro, ma delle troppe eccezioni e modifiche che i diversi governi hanno via via apportato al disegno riformatore, creando incertezza e nuove forme di diseguaglianza.
Chiara Saraceno, La Stampa
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Disclaimer: “Scelti da noi” è un servizio offerto ai lettori di focusrisparmio.com. La rubrica offre una rapida panoramica sulle notizie dell’industria del risparmio gestito, attraverso una selezione effettuata dalla redazione. Il servizio è disponibile nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì.
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