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Fra le considerazioni che i consulenti fanno per valutare se prestare il servizio di consulenza indipendente attraverso una sim o una scf entrano in gioco soprattutto i vincoli sull’operatività
Da quando la direttiva Mifid ha sciolto la riserva sui servizi di consulenza finanziaria indipendente, rendendoli di fatto erogabili anche dagli intermediari non bancari, di fronte ai consulenti si è aperta più d’una strada.
Oggi i servizi su base indipendente vengono erogati da una pletora ancora piccola ma in costante crescita di consulenti autonomi e società di consulenza finanziaria (scf) e da alcune società di intermediazione mobiliare (sim), tutte iscritte – rispettivamente – nell’albo unico dei consulenti finanziari tenuto dall’Organismo Ocf e, le seconde, nel registro sim della Consob.
Per le sim la via della consulenza su base indipendente non è una via obbligata, esistono anche sim con una propria rete di consulenti abilitati all’offerta fuori sede che scelgono di non percorrere questa strada, ma al contempo sono presenti sim che prestano in via esclusiva servizi di consulenza indipendente.
“Per una realtà come la nostra non avrebbe alcun senso andare a far concorrenza a una rete come Fideuram”, dice Paolo Manara, responsabile del progetto consulenza indipendente di 4Timing Sim, intermediario torinese specializzato nella gestione di grandi patrimoni. “Al contrario, nei servizi di consulenza indipendente il campo da gioco è più libero e ci sono per noi maggiori opportunità”, spiega a FocusRisparmio.
Fra le considerazioni che un consulente dovrà fare per valutare se prestare il servizio di consulenza indipendente attraverso una sim o una scf entrano in gioco diversi fattori che abbiamo analizzato chiedendone conto ai diretti interessati.
Il trade-off fra flessibilità e vincoli
La prima differenza è il tipo di inquadramento del consulente. “Sim e scf nascono in momenti storici diversi. Tralasciando una analisi sulle differenze normative, la principale caratterizzazione è quella relativa ai collaboratori di cui avvalersi, consulenti abilitati all’offerta fuori sede da una parte e consulenti finanziari autonomi dall’altra”, sostiene Luca Lupotto, co-ceo di Alfa Scf.
L’altra grande differenza è nella forma giuridica richiesta dal legislatore: mentre per la costituzione di una scf è sufficiente essere una società a responsabilità limitata (srl), per le sim è richiesta la forma di società per azioni (spa).
“Questo crea due diversi piani in termini di obblighi (certificazione dei bilanci, funzioni interne di controllo e altre) e quindi di costi fissi, maggiori in una sim”, osserva Massimo Scolari, presidente Ascofind, associazione per la consulenza indipendente, che fra le società iscritte annovera sia scf sia sim.
E cambia anche la vigilanza: Consob per le sim, l’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti finanziari (Ocf) per le scf. Per le sim – essendo intermediari finanziari non bancari iscritti a uno specifico registro tenuto da Consob – ci sono specifici obblighi di fondi propri in aderenza a requisiti patrimoniali stabiliti dalla legge, mentre per le scf si impone il solo obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività.
Questa minor incidenza di costi e capitale rende l’attività delle scf più flessibile. “Non credo esista per il momento un vero e proprio modello per le scf: per quanto posso osservare spesso si tratta di aggregazioni di alcuni professionisti in ottica di studio associato, oppure l’attività di un consulente autonomo in crescita. O ancora sim o family office convertite in scf. Ciò che accomuna sono le normative e i controlli, oltre chiaramente al fornire ai clienti un servizio indipendente”, aggiunge Lupotto.
“In Alfa scf ci siamo organizzati per fornire ai nostri consulenti supporti informatici e un metodo di lavoro che garantiscano processi Mifid2 compliant e ottimizzati – spiega il manager –, mentre lato investimenti, i consulenti che collaborano con noi hanno a disposizione, più che un catalogo prodotti come storicamente accade nel risparmio gestito, una serie di strategie di investimento a cui attingere e servizi del nostro ufficio studi che li supportano nel dedicarsi al meglio ai clienti”.
Ma c’è anche dell’altro che concerne la sfera fiscale delle attività: alle sim non si applica l’Iva per la consulenza finanziaria connessa alla trasmissione degli ordini. “Non è possibile avere due trattamenti fiscali differenti ai fini Iva per due servizi paragonabili”, interviene Danilo Zanni, socio fondatore di Io Investo Scf.
Vincoli sull’operatività e il rapporto con il produttore
Fra le considerazioni che un consulente autonomo dovrà fare per valutare se prestare il servizio di consulenza indipendente attraverso un intermediario non bancario come una sim oppure se lavorare per una scf entrano in gioco soprattutto i vincoli sull’operatività.
In primis l’execution degli ordini sulle raccomandazioni fornite al cliente, espressamente vietate per le scf e consentite per le sim. In secondo luogo, il rapporto con le case prodotto.
“Indubbiamente, il fatto che una Sim possa svolgere il servizio di trasmissione ordini per la clientela rappresenta un importante vantaggio operativo. A tal proposito, una delle aree di miglioramento ad oggi, per le Scf è rappresentata dalla raccolta degli eseguiti del cliente dopo l’invio della raccomandazione di investimento. Attività fondamentale per un’adeguata reportistica del portafoglio del cliente”, commenta Zanni.
“Noi nasciamo come scf nel 2005, ma successivamente abbiamo modificato la ragione sociale diventando un intermediario a tutti gli effetti”, dice Eugenio De Vito, ceo e fondatore di 4Timing Sim. “Oggi, a differenza che nel passato, possiamo gestire direttamente i conti dei nostri clienti attraverso servizi di gestione individuale del portafoglio”, spiega.
Fra le ragioni dietro la scelta – cita il manager – c’è l’entrata in vigore della direttiva Mifid 2 che dal 2018 ha sciolto la riserva sui servizi di consulenza finanziaria indipendente, rendendoli di fatto erogabili anche dagli intermediari finanziari (potenzialmente anche dalle reti, ndr).
“Ci sarebbe la possibilità di sviluppare, anche grazie alle nuove normative europee sull’open banking (per esempio Psd2), dei software appositi che inviano sulla piattaforma del consulente o della scf l’ordine eseguito del cliente”, propone Zanni. “Questo potrebbe essere un invito a qualche fintech che ci legge e che ha a cuore la diffusione del modello della consulenza finanziaria indipendente in Italia”.
Cambia pure il modello di emancipazione nel rapporto con le sgr. “Le scf hanno requisiti di indipendenza sia soggettivi, sia oggettivi”, prosegue Scolari. Ciò implica “il divieto assoluto di ricevere retrocessioni da una sgr, di qualsiasi natura esse siano – monetarie e non monetarie –, in pratica vale anche per un caffè o una newsletter”.
Questo è uno dei valori portabandiera dei consulenti autonomi che si autodefiniscono “indipendenti”, mentre per chi vuole che sia il servizio di consulenza ad essere indipendente – non il soggetto –, questo viene visto come un vincolo. Ma che potrebbe presto arrotondarsi.
Scolari spiega che è in elaborazione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) nuovo decreto che ha lo scopo di fare un riordino di tutta la materia riguardante l’accesso all’albo dei consulenti. All’interno del quale verrebbe trattata la materia sui servizi di consulenza indipendente.
“Questo decreto è stato messo in consultazione più di un anno e mezzo fa ma per ora non se ne ha più notizia”, puntualizza il presidente Ascofind. Il provvedimento affronta il tema degli incentivi non monetari per autonomi e scf, “riconoscendo la necessità di renderà la norma meno rigida – chiosa Scolari –. In questa direzione si andrebbe verso una maggior equiparazione fra le attività di sim e scf nel campo dei servizi di consulenza indipendente”.
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“Il mercoledì della consulenza” è la rubrica bisettimanale di FocusRisparmio.com dedicata a consulenti finanziari e private banker. Ogni due settimane, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi per il mondo della distribuzione dei prodotti del risparmio gestito.
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