Farstad (MFS): “Strategia contrarian in tempi di guerra”
Intervista a Anne-Christine Farstad, global equity portfolio manager presso la fund house, che investe su Danone, Bae System e London Stock Exchange
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I recenti avvenimenti sul piano geopolitico internazionale non mettono in discussione il processo di transizione energetica in atto sia a livello pubblico che privato. Ne è convinto Mark Lacey, head of Global Resource Equities di Schroders, che in questa conversazione con FocusRisparmio dice la sua in merito alla recente impennata dei prezzi sui mercati globali dell’energia.
“Le rinnovabili continueranno a ricoprire una parte importante del mix energetico futuro”, sostiene l’esperto, che per l’occasione ha fornito anche una panoramica sui processi d’investimento delle strategie che segue più da vicino per la fund house londinese, vale a dire il fondo Schroder ISF Global Energy Transition (1,5 miliardi di masse in gestione al 25 marzo) e il fondo Schroder ISF Global Sustainable Food and Water (lanciato lo scorso 7 dicembre, al 25 marzo conta 220 milioni di Aum).
Il punto di partenza della conversazione è il rialzo dei prezzi delle principali materie prime legate alla transizione. Acciaio, rame, nichel, alluminio: tutti metalli che costituiscono le componenti principali di turbine eoliche, pannelli solari, batterie.
La transizione energetica è un processo già avviato e gli investimenti delle aziende in questo settore sono stati alti per diversi anni. Il problema principale per cui gli investimenti nelle energie rinnovabili si sono arenati nel 2021 riguarda la logistica, cioè l’interruzione delle catene di fornitura globali. La crisi in Ucraina ha sicuramente reso le politiche e la sicurezza energetica una priorità nelle agende politiche in tutto il mondo, ma ciò non avrà implicazioni dirette nei prossimi 2-3 anni, dato che le politiche energetiche non possono essere cambiate in un lasso di tempo così breve. Potremmo tuttavia vedere un’accelerazione significativa su un orizzonte più lungo (tra il 2023 e il 2030). Anche l’aumento dei prezzi delle risorse energetiche tradizionali come il gas ha un ruolo in tal senso, dato che un confronto rende le rinnovabili ancora più attraenti dal punto di vista dei costi, pur considerando gli aumenti sul fronte della componentistica.
In generale ritengo che il maggior rischio al momento sia quello di un rallentamento dei consumi globali nel breve periodo. Quindi nell’ambito dei sottosettori della transizione, nel brevissimo periodo i più colpiti potrebbero essere quelli più legati alla domanda dei consumatori, ad esempio la mobilità green poiché nei prossimi mesi potremmo vedere un rallentamento nell’acquisto di veicoli elettrici da parte dei consumatori. Tuttavia, le prospettive torneranno velocemente a migliorare, con tassi di penetrazione in molti Paesi (soprattutto in Europa) vicini al 20% nella seconda metà del 2021. Sul fronte industriale, quindi settori come l’eolico e il solare, invece, mi aspetto che la domanda rimanga sostenuta ed escludo un significativo rallentamento degli utili anche in un contesto recessivo.
Il conflitto Russia-Ucraina influenza anche il mercato delle materie prime agricole poiché la Russia è un importante esportatore di potassio (utilizzato per i fertilizzanti), mentre l’Ucraina è un grande produttore di beni alimentari come grano e soia. Le tensioni stanno chiaramente determinando un sensibile aumento dei prezzi dei prodotti il che si sta rivelando positivo per le aziende europee ex-Russia (i fondi gestiti da Lacey non investono in aziende russe, ndr) coinvolte nella produzione di fertilizzanti e attrezzature agricole di precisione. Dal punto di vista del business dell’acqua non vediamo molta volatilità poiché, nella maggior parte dei paesi, si tratta di utilities-business con caratteristiche anticicliche. L’unico sottosettore su cui ci aspettiamo volatilità, motivo per cui abbiamo ridotto l’esposizione di recente, è quello legato all’acquicoltura del salmone poiché riteniamo che il rialzo dei prezzi possa determinare delle pressioni in un contesto di recessione. Un’altra area in cui non investiamo è il settore della distribuzione al dettaglio, aziende come JustEat ad esempio, poiché riteniamo che possano soffrire di più in uno scenario di rallentamento economico e riduzione dei consumi.
Ci concentriamo su società che siano leader nei rispettivi settori, con bilanci solidi e alta visibilità sui flussi di cassa operativi con strategie di transizione ben definite e differenziate rispetto ai peers di mercato. Il processo d’investimento parte con la definizione dell’universo investibile di riferimento per ciascuna strategia d’investimento. Attualmente ci sono circa 190 aziende per la strategia del fondo Global Sustainable Food and Water e 300 per il fondo Global Energy Transition. Successivamente applichiamo un modello di valutazione DCF (Discounted Cash Flow, ndr) dal quale otteniamo portafogli di circa 35-60 nomi per il fondo sulle risorse alimentari e idriche e 30-50 per quello della transizione energetica. Essendo due fondi Articolo 9 secondo il regolamento Sfdr, i filtri Esg vengono applicati a monte del processo, già nella fase di definizione dell’universo investibile di partenza utilizzando prevalentemente dati e metodologie proprietarie contenute nella piattaforma SustainEx. Guardiamo fondamentalmente agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU, selezionando le società attivamente impegnate per il raggiungimento di almeno 2 o 3 di questi (ad esempio riduzione della malnutrizione, campagne contro la deforestazione o a favore della biodiversità e dell’acqua pulita), che al contempo generino almeno il 50% degli utili dall’attività che li lega al settore specifico per cui le abbiamo scelte: ad esempio in caso di un produttore di energia eolica l’azienda deve ricavare più di metà dei suoi utili dalle turbine eoliche, non può essere un’azienda che produce altro ma che ha installato delle turbine.
È difficile dire quale sarà il settore che trarrà maggiori benefici. Nei prossimi anni sono previsti circa 120mila miliardi di investimenti destinati alla transizione energetica, che saranno frazionati in tanti settori e sottosettori. Quello che abbiamo sempre fatto in Schroders è cercare di avere un’esposizione bilanciata lungo l’intera catena del valore della transizione, cogliendo le opportunità che si presentano a livello di aziende, quando rispettano i criteri che ho spiegato poco fa. È un’esposizione e un bilanciamento dinamico che può sicuramente evolvere nel corso del tempo.
Ad esempio, sul fronte delle catene di approvvigionamento, in questa fase tra le aree meglio posizionate c’è quella della trasmissione e della distribuzione dell’energia. Trattandosi di business regolamentati, queste società offrono alta visibilità su utili e flussi di cassa futuri e quindi danno accesso a un alto rendimento sul capitale anche sotto forma di dividendi, alti e stabili.
Tuttavia, il nostro approccio di investimento è puramente bottom-up. Non cerchiamo esposizioni verso settori o aree geografiche a prescindere. In passato, per esempio, abbiamo avuto un’esposizione verso i mercati emergenti, ma era legata all’attrattività dei profili di liquidità e delle valutazioni di alcune specifiche aziende. È questo ciò che ci guida, non ci preoccupiamo troppo se stiamo sovrappesando un settore piuttosto che un altro, ma teniamo in considerazione se le aziende selezionate soddisfano i nostri requisiti in ogni momento.
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Alla ricerca di Alpha è la rubrica di FocusRisparmio.com dedicata ai fund manager. Ogni lunedì, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi e gli impatti sui portafogli da essi gestiti con una visione impostata sul medio e lungo termine.
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