Ragionare sulla size, lavorare sulle coperture e pensare ai temi nel lungo termine aspettando il momento giusto per entrare. La ricetta delle boutique per vincere le fasi di volatilità, secondo la Sgr toscana
nsabile investimenti per Soprarno Sgr
Fra le numerose sfide che le aziende stanno affrontando a livello globale ne emergono con forza due in particolare: attuazione di politiche monetarie più restrittive ad opera delle principali banche centrali nei Paesi sviluppati e l’inflazione.
Entrambe queste variabili hanno causato un’impennata nella volatilità dei listini azionari, spingendo i gestori ad un atteggiamento di maggior cautela.
“Tutti questi elementi sono stati enfatizzati ancora di più dallo scoppio della guerra”, spiega a FocusRisparmioMarco Seveso, responsabile investimenti per Soprarno Sgr, che in questa intervista per la rubrica “Alla ricerca di Alpha” ci parla dell’approccio complessivo della società verso i mercati azionari americani, europei e asiatici.
Seveso in passato ha gestito i fondi etici per una grande Sgr italiana, maturando esperienza in ambito di sostenibilità in anni in cui ancora non era un tema mainstream. “La filosofia d’investimento maturata in quegli anni è rimasta intatta – racconta – oggi il fatto di lavorare in una boutique da la sicurezza che le procedure decisionali afferenti gli investimenti e le conseguenti operations siano svolte in maniera rapida in modo da garantire una gestione il più efficiente possibile”, afferma.
I mercati azionari vivono una fase incerta: quanto centra la guerra e quanto le altre variabili?
Già da inizio anno era presente una buona dose di volatilità sui mercati e alcuni trend erano ben delineati. Ad esempio, la rotazione di settori e stili in atto già dalla fine del 2021 aveva sfavorito le small e mid cap, in particolare nei comparti industriali. Due le cause principali: da un lato le interruzioni delle catene di approvvigionamento globali, dall’altro le valutazioni che erano salite su livelli insostenibili. Lo scoppio della guerra ha chiaramente esacerbato questi fattori rendendo tutto più complesso.
I portafogli come si sono adattati?
Avevamo osservato questi cambiamenti nell’orientamento dei mercati e smussato alcuni bias nelle nostre strategie azionarie, riducendo l’esposizione al fattore size (mid e small cap) e aumentandola verso settori più resilienti come il bancario. Oggi, per esempio, abbiamo delle posizioni importanti su alcuni istituti europei che dimostrano una sensitivity più alta verso i tassi di interesse. Al contempo, abbiamo introdotto alcune coperture nelle strategie relative value che ci hanno aiutato nelle fasi più volatili dopo l’inizio della guerra.
Ha parlato del fattore size. Continuerete comunque a monitorare le mid e small cap?
Scorrendo le liste dei titoli presenti nei nostri portafogli difficilmente si trovano i soliti nomi delle aziende più note a livello globale. Questo perché tenendo sempre conto della natura dei nostri prodotti, una componente significativa dei portafogli rimane investita in scommesse attive. Fra queste, la percentuale di small e mid rimane significativa, anche se è stata recentemente rimodulata per tener conto dello scenario complessivo. Pensiamo che il lavoro di analisi, ricerca, engagement con queste realtà sia molto più adatto alle nostre dimensioni. In sintesi, ci sono alcuni temi su cui riteniamo che i rischi, in questo momento, siano troppo elevati ma alla fine continuiamo a tenerli monitorati con l’obiettivo di rientrare quando le acque saranno più calme.
Può fare un esempio? Quali sono i temi allo studio?
Il medtech è un settore dal quale mi aspettavo un ritmo di crescita maggiore nel post-Covid. Invece ha risentito di alcuni colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento globali, soprattutto nei semiconduttori, che lo stanno penalizzando. Mi aspetto di aumentare l’esposizione verso questo segmento nei prossimi mesi o anni per due ragioni: ha lo stesso grado di innovazione dei settori tecnologici tradizionali, e inoltre rispetto a questi gode di maggior visibilità degli utili e valutazioni più contenute.
Un altro settore dove siamo in attesa di tempi migliori è l’industria. Temiamo che il peggio non sia ancora passato e che le ricadute più importanti dell’alta inflazione si paleseranno nel prossimo trimestre. Crediamo poco al fatto che non ci sia elasticità della domanda verso i beni industriali e quindi ci aspettiamo una flessione degli utili a causa di uno scarso potere di determinazione dei prezzi delle principali società industriali.
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Alla ricerca di Alpha è la rubrica di FocusRisparmio.com dedicata ai fund manager. Ogni lunedì, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi e gli impatti sui portafogli da essi gestiti con una visione impostata sul medio e lungo termine.
Pierre Verlé, responsabile del credito di Carmignac: “Non credo che il fenomeno inflazionistico rimarrà elevato sui mercati, ma a un livello tale da impedire ai banchieri centrali di utilizzare le straordinarie politiche monetarie a cui siamo stati abituati nel recente passato”
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Secondo Henry Neville, multi-asset portfolio manager di Man Group, nonostante i prossimi 6-9 mesi continueranno probabilmente a essere caratterizzati da un trend disinflazionistico, nel corso del prossimo decennio dovremmo aspettarci molteplici episodi di inflazione elevata e in aumento
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