4 min
Il portfolio manager di della casa di gestione analizza l’attuale fase di transizione dei mercati globali: tra volatilità geopolitica, ricalibratura monetaria e nuove opportunità nel tech, nelle mid-cap industriali e nei finanziari europei
Nonostante un quadro geopolitico incerto e le tensioni sul commercio internazionale, il mercato azionario americano continua a rappresentare una delle principali fonti di crescita globale. Ma l’Europa, complice una serie di fattori macro e valutazioni ancora interessanti, sembra pronta ad accorciare le distanze. FocusRisparmio ha raggiunto Simone Ragazzi, portfolio manager di Algebris Investments, per tracciare una mappa aggiornata delle opportunità d’investimento, in un contesto di frammentazione delle catene del valore e ridefinizione delle politiche fiscali. Un quadro che impone flessibilità, selettività e attenzione crescente ai trend strutturali come l’intelligenza artificiale e la transizione energetica.
📰 Leggi anche “Azionario, nuovi cicli: strategia, dinamica e sostenibilità“
Partiamo da qualche considerazione sul quadro economico e geopolitico, che tanto ha avuto impatto sui mercati in questi mesi e sulle preferenze degli investitori. Che sviluppi si aspetta dalla partita sui dazi e come vede in prospettiva la traiettoria di politica monetaria della Fed e della BCE?
La partita sui dazi resta aperta, perché le regole del gioco non sono chiare. Lo hanno capito anche i mercati, che hanno reagito male ai primi annunci di Trump salvo poi rendersi progressivamente più indifferenti ai cambi di umore del presidente USA. L’unica cosa certa in prospettiva è che, se le tariffe dovessero restare ai livelli attuali, l’impatto sarebbe gestibile sia per le imprese europee che esportano negli USA da stabilimenti asiatici sia per quelle cinesi che fanno transitare le merci da hub intermedi. Proprio questa eventualità, però, non permette di escludere ulteriori dietrofront dell’amministrazione americana rispetto agli accordi siglati in queste settimane. Sulla traiettoria dei tassi di interesse è ancora più difficile lanciarsi in previsioni, perché molto dipenderà anche dagli effetti di vicende geopolitiche come l’escalation tra Israele e Iran. In generale, vista l’evoluzione del quadro macro, ci aspettiamo altri tagli da parte della Banca Centrale Europea mentre crediamo che la Federal Reserve continuerà a procedere con estrema cautela nonostante gli ultimi dati sull’inflazione abbiano regalato un po’ di respiro.
Il quadro macro si riflette anche sulle Borse, con Wall Street che sta vivendo una fase di difficoltà. È il segno che l’eccezionalismo americano si è concluso?
Nonostante questo tipo di narrativa si sia fatta molto presente negli ultimi mesi, credo che il calo di interesse per l’equity a stelle e strisce sia più da inquadrare come una parentesi passeggera. Gli effetti del cambio di amministrazione sui mercati finanziari del Paese si sono certamente fatti sentire, ma quella di Trump è pur sempre un’era destinata a finire con la conclusione del suo mandato. Intendo dire che lo spostamento di capitali verso l’Europa o l’Asia cui stiamo assistendo riflette una mancanza di fiducia verso la coerenza e la credibilità del leader repubblicano anziché il pessimismo sulle sorti dell’economia americana, che anzi prosegue bene. Gli ultimi dati lo confermano: le aziende USA hanno chiuso il primo trimestre con utili in crescita del 12% anno su anno, una cifra che è quattro volte il risultato di quelle europee se si esclude il settore petrolifero. Ecco perché, anche se ci aspettiamo possa esserci tensione sul Treasury a dieci anni, continuiamo a vedere più crescita Oltreoceano che alle nostre latitudini.
📰 Leggi anche “Mercati, gestori: Trump sta favorendo l’Asia. Su cosa puntare“
Quali opportunità vede in questo mercato?
Siamo interessati alla parte del settore tech connessa all’intelligenza artificiale e allo sviluppo dei data center, che crediamo rappresentino un trend destinato a sostenere tanto la crescita delle aziende quanto quella del pil. Ci piacciono anche il settore farmaceutico, sul quale proprio l’IA dovrebbe impattare positivamente in termini di riduzione dei tempi di sviluppo di nuovi medicinali, e società industriali positivamente esposte al recupero del ciclo soprattutto in Europa. In generale, ciò che conta in questa fase è fare stockpicking sui titoli che più dovrebbero beneficiare di un aumento di marginalità.
E l’Europa?
L’Europa sta beneficiando di valutazioni scontate e degli sviluppi politici cui si è giunti anche in risposta alle sfide arrivate dagli Stati Uniti, primi tra tutti il piano di investimenti infrastrutturali della Germania e l’aumento delle spese per la difesa. I settori che rientrano nei nostri radar attualmente sono gli stessi attenzionati negli Stati Uniti, dall’industria al pharma fino all’intelligenza artificiale. Si aggiungono però i finanziari, che prima hanno potuto beneficiare dei tassi alti per rimpolpare il margine da interessi e ora beneficiano di una solidità senza precedenti a livello patrimoniale. Senza contare che, dal punto di vista prettamente finanziario, possono offrire ritorni a doppia cifra e pagano molto tra dividendi e buyback. Quello a cui bisogna prestare attenzione da questo punto di vista sono però i movimenti speculativi legati alla fase di M&A in corso, perché le operazioni in essere si presentano molto complesse e dall’esito per nulla scontato.
📰 Leggi anche “Azionario europeo fuori dall’ombra di Wall Street“
Tra i protagonisti del rally europeo c’è stata anche Piazza Affari. Che view ha sul mercato azionario italiano di qui a fine anno? E soprattutto, per chi come lei gestisce un fondo dedicato alle PMI, quali sono le stime dell’impatto che i dazi avranno sul sistema produttivo?
Quello di Piazza Affari è stato un rally innescato soprattutto dal contributo dei titoli bancari e di quelli della difesa, sui quali gli investitori si sono proiettati anche in considerazione di rendimenti impliciti molto interessanti tra dividendi e buyback. Per il secondo semestre rimaniamo ottimisti a livello generale, ma il segmento nel quale intravediamo il maggiore valore è quello delle mid-cap industriali: è un’asset class che nella storia ha spesso offerto ritorni incredibili e promette di beneficiare del calo dei tassi più di altri settori. Senza contare che i deflussi dai fondi Pir sono esauriti con il quarto trimestre 2024 e che quest’anno un ulteriore effetto volano dovrebbe arrivare dal lancio del nuovo fondo FNSI, Fondo Nazionale Strategico Indiretto, da almeno 700 milioni.
Come vi posizionate invece rispetto ai restanti mercati?
Ci piace il Giappone, sia a livello di fondamentali macroeconomici sia di valutazioni, mentre abbiamo iniziato a considerare il mercato indiano meno conveniente in scia all’aumento dei prezzi che ha sperimentato negli ultimi mesi. Il vero punto interrogativo resta però la Cina: da un lato, gli stimoli fiscali varati dal governo stanno infatti iniziando a portare dei frutti sul fronte dei consumi interni; dall’altro, c’è poca visibilità su quale sarà, concretamente, l’impatto dei dazi a livello di singole aziende.
📰 Leggi anche “Mercati emergenti, dai gestori semaforo verde sull’azionario“
Come state modificando la composizione dei vostri portafogli in considerazione delle riflessioni emerse?
A inizio anno eravamo più scarichi di azionario americano, mentre ora stiamo ricostruendo la posizione. Dal nostro punto di vista, gli Stati Uniti rimangono un mercato growth mentre l’Europa ha caratteristiche prettamente value, con valutazioni basse che però potranno recuperare.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.