Avanti con l’azionario. Con prudenza
Secondo Tentori (Axa Im), l’economia mondiale non è ancora pronta per uno sprint. E gli investitori devono considerare la possibilità di ottenere guadagni marginali
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Reply potrebbe entrare nel FtseMib con la revisione trimestrale dell’indice che sarà annunciata il prossimo 2 dicembre, a mercato chiuso, al posto di Saipem. Se lo slinding doors di Piazza Affari fosse confermato Reply, tra le poche sopravvissute del Nuovo Mercato di inizio Millennio e oggi negoziata sul circuito Star, entrerebbe sul Ftse Mib il 21 dicembre, a vent’anni dallo sbarco in Borsa e nello stesso giorno fissato per lo storico debutto di Tesla nell’S&P500.
A sostenerlo è Vincenzo Longo di IG che poi spiega come il titolo in teoria presenti le caratteristiche necessarie all’ingresso dell’indice più rappresentativo di Piazza Affari sia in termini di capitalizzazione, che di volumi e liquidità. “Ciononostante, le commissioni che decidono le revisioni degli indici tradizionalmente mantengono un margine di discrezionalità sia per riflettere al meglio la situazione economica e finanziaria del Paese di riferimento sia per limitare le speculazioni che nascerebbero da rigidi limiti oggettivi” aggiunge Longo. Mai dire mai quindi. Tanto più che a correre per un posto al sole c’è anche Ima. Quest’ultima tuttavia dovrebbe rimanere al margine dei giochi posto che sulla società della famiglia Vacchi è in corso un’Opa volta al delisting da parte di Bc Partners.
L’ultima revisione trimestrale del Ftse Mib, lo scorso settembre, non aveva portato a variazioni sull’indice di riferimento di Piazza Affari, tuttavia erano stati indicati come titoli candidati di riserva a entrare nel paniere in caso di uscite o cambiamenti oltre a Ima e Reply anche Unipolsai (che pur avendo una capitalizzazione di 6,4 miliardi è penalizzata dal basso flottante posto che l’85% del capitale è in mano a Unipol) e Iren.
Scettico su eventuali nuovi ingressi sul Ftse Mib già a dicembre è Lorenzo Batacchi, Portfolio Manager di Bper Banca-Socio AssiomForex. Batacchi sottolinea inoltre come il peso di Saipem sull’indice principale di Borsa sia intorno allo 0,36 per cento. Le porte scorrevoli di Palazzo Mezzanotte non rivoluzionerebbero quindi l’indice anche se, in caso di conferma di eventuali debutti, porterebbe visibilità alla società entrante. I fondi che replicano gli indici di Borsa sarebbero infatti chiamati a riposizionarsi.
Reply è una società di consulenza, applicazioni di digital services e system integration, specializzata nella progettazione e implementazione di soluzioni web che, nel giro di questi primi vent’anni in borsa, è passata da 3,55 a 93,7 euro per azione con una capitalizzazione attuale di 3,5 miliardi rispetto ai 2,99 di Iren e ai 2,10 di Saipem). Il collocamento del dicembre 2000 è avvenuto a 18 euro per azione, ma nel 2017 l’azienda ha previsto un frazionamento azionario di quattro nuove azioni per ogni titolo detenuto. Se poi Reply dovesse entrare sul Ftse Mib sarebbe la prima società guidata (dal 2006) da una donna, Tatiana Rizzante. Reply è controllata da Alika srl di Mario Rizzante (al 45,1% del capitale) ed è partecipata da Norges Bank (al 3%). Reply ha chiuso i primi nove mesi del 2020 con 908 milioni di fatturato (+4,9%), 141 milioni di margine operativo lordo (+3,6%) e un utile ante imposte di 113 milioni (da 107). A fine settembre, infine, la posizione finanziaria netta era positiva per 135 milioni (dai 105 di gennaio)
Certo è che attualmente il Ftse Mib, come notano gli esperti, è piuttosto sbilanciato sul fronte finanziario (i titoli finanziari pensano all’incirca per il 30% tre volte il peso che il settore finanziario registra sul Dax o sul Cac 40) rispetto alla stessa economia reale. Se si considerano i titoli energetici e le utility si supera i 50 per cento. L’hi tech, e non solo, è sotto pesato. In questo scenario un segnale interessante è stato dato proprio da Francoforte dove Deutsche Boerse, anche a seguito dello scandalo Wirecard della scorsa estate, ha annunciato in questi giorni un’ampliamento dell’indice di riferimento Dax30 ai primi 40 titoli dagli attuali 30 a partire da settembre 2021. Le revisioni annunciate dalla Deutsche Boerse passano anche da una maggiore attenzione ai requisiti di bilancio necessari per accedere al Dax: già da dicembre 2020, ad esempio, tutti i candidati all’indice rappresentativo di Francoforte dovranno avere un Ebitda positivo da almeno due anni. Il Ftse Mib al momento non prevede un simile requisito. Per Batacchi, tuttavia, la cessione di Borsa Italiana da Lse a Euronext potrebbe portare, nel medio termine, anche a un cambio di Index provider (oggi Ftse Russell) ed, eventualmente, a nuove disposizioni per l’accesso all’indice più rappresentativo di Piazza Affari. Ftse Group, principale index provider del London Stock Exchange, ha iniziato a gestire i mercati Borsa italiana dal 30 marzo 2009 in seguito all’acquisizione effettuata da Londra.
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