Le strategie della banca nelle parole del direttore generale in Italia. Per il nostro Paese la crescita maggiore attesa dall’investimento in economia reale. Real estate, private equity, venture capital e il rilancio dei Pir alternativi guideranno la ripresa
Sostenibilità, digitalizzazione ed economia reale. I grandi trend della società e dell’industria del risparmio gestito acquistano immediata concretezza nel momento in cui sono guardati dalla prospettiva del settore dell’asset servicing, che più direttamente vive la differenza fra l’emergere di una tendenza e la sua concretizzazione. Le soluzioni operative da mettere in campo per il futuro dell’industria sono ampie e sfidanti. L’atteggiamento mostrato da Giorgio Solcia, direttore generale in Italia di Caceis è di ragionato ottimismo, a partire da quanto accaduto finora nel 2021.
“Il mercato del wealth management e dell’asset servicing ha beneficiato dell’accumulo di liquidità che in parte si è già riversato su mercati che hanno ben performato da inizio anno. Lo scenario che ci si presenta in termini di sottoscrizioni e rimborsi su Sicav estere dal nostro di punto di vista di soggetto incaricato dei pagamenti, ad esempio, è di aumento delle masse”.
Da dove arriverà principalmente la crescita nel prossimo anno?
I mercati privati sono in un momento di grande vitalità con iniziative di player esistenti e nuovi. Ci sono costituzioni di nuove Sgr e investimenti dall’estero sia in termini di sottoscrizioni che di creazione di fondi di diritto italiano gestiti da management company estere che sfruttano la possibilità data dall’Aifmd di operare come gestore armonizzato. Il nostro modello full scope ci dà, in tal senso, la possibilità di proporci non solo come banca depositaria tradizionale ma di fornire servizi di outsourcing con una profondità ed un livello di servizio in linea con i grandi hub del Lussemburgo o della Francia. Ci occupiamo sia della gestione dei partecipanti sia delle segnalazioni ai regolatori, passando per il calcolo del Nav.
Nei private markets dove vedete le migliori prospettive?
Premesso che il mercato real estate non si è mai fermato, crediamo che continuerà a crescere e vediamo un grande interesse per infrastrutture, logistica e anche rigenerazione urbana. Tutti settori che saranno protagonisti del cambiamento verso la nuova normalità post-Covid. Gli investitori istituzionali, anche esteri, sono molto attenti a questi temi e l’Italia oggi è un target imprescindibile per chi vuole fare real estate in Europa.
Siamo inoltre molto concentrati sul mondo private equity. L’attenzione per l’investimento sull’economia reale ed in particolare per il supporto alle piccole e medie imprese mai come ora è massima. Il previsto aumento del Pil determinerà anche una crescita delle esigenze di capitali per il tessuto industriale italiano che avrà bisogno di liquidità non solo dal canale bancario tradizionale.
Non ultimo, stiamo supportando molto il mondo del venture capital italiano che, date le dimensioni in confronto ad altri Paesi europei, ha molto spazio di crescita. C’è tanta voglia di innovazione e crediamo che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza supporterà la rivoluzione digitale portando nuove aziende e nuovi modelli di business sullo scenario dei mercati dei capitali in cerca di finanziamenti.
Vedete spazio anche per Pir e Pir alternativi?
Ci sono buone possibilità perché la traiettoria dei Pir tradizionali e alternativi sia positiva. Questo permetterebbe di coniugare l’esigenza di investimenti dell’economia reale con la ricerca di diversificazione e rendimento della clientela private e upper affluent. Oggi i Pir alternativi si scontrano con una particolarità normativa italiana che prevede la fiscalità agevolata legata al codice fiscale del sottoscrittore quando la fiscalità è in realtà in capo alla società di gestione. Di conseguenza il distributore, nel modello tradizionale, non è in grado di intermediare Pir alternativi di diverse società di gestione allo stesso cliente. Abbiamo perciò studiato una soluzione che prevede l’outsourcing della tenuta del cassetto fiscale Pir alternativi dei clienti da parte del distributore, permettendo dunque di operare in architettura aperta.
Un tema di grande interesse per tutto il mondo finanziario, non solo per una questione attrattività dei rendimenti ma anche per il potenziale rivoluzionario in termini tecnologici, è quello delle criptovalute. Come lo state affrontando?
Ci stiamo occupando di criptovalute tanto da un punto di vista di studio della tecnologia blockchain quanto in ottica risparmio gestito, sia a livello di banca che di depositario. Caceis in questo ha una strategia molto chiara: diventare depositario diretto di cripto asset. Oggi questo vuol dire prevalentemente criptovaluta, ma si inizia a parlare di asset tokenizzati. La materia ci interessa molto e con player di primario standing del mondo cripto siamo già in fase di implementazione di alcuni progetti. Non siamo ancora operativi e non lo saremo fino a quando non ci sarà un chiarimento normativo importante. Stiamo attendendo il regolamento MiCa (Markets in Crypto-assets, ndr), attesa tra 2023 e 2024, per fare il nostro ingresso nel mercato come custodian diretto.
Quanto potrà cambiare il settore?
Io non vedo un mondo che traslerà completamente su criptovalute. Da un punto di vista di investimento costituiscono già una asset class e un grosso investitore oggi non può non prendere in considerazione un’allocazione, seppur minima. Sarà poi una richiesta che arriverà da investitori privati ai distributori. Un tema significativo riguarda, però, direttamente la gestione: può darsi che alcune delle asset class che oggi sono gestite direttamente si rivelino più efficienti se tokenizzate. Su questo la tecnologia dà delle risposte ed ora tocca alla normativa dare le proprie. Ci sono poi tante fasi di controllo che ancora vengono fatte in termini cartacei o notarili che potranno essere tokenizzate e in qualche modo custodibili direttamente. Un esempio anche se ancora agli albori è anche quello dei Non Fungible Token (Ntf) nel mondo dell’arte. Se tutte queste innovazioni avranno successo da un punto di vista tecnico e saranno ben regolamentate potranno rivelarsi un elemento di efficienza anche nel mercato del risparmio gestito.
Il framework normativo europeo è pensato per le grandi aziende. L’amministratore delegato della società auspica un ripensamento dello stesso in ottica di sostenibilità anche per le piccole e medie imprese che al momento, nonostante siano in possesso di risorse minori rispetto alle società più strutturate, sono costrette a seguire le direttive con affanno
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