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Il 65% punta ad aumentare nel prossimi 12 mesi gli investimenti in società o fondi che sostengono la transizione verso il net zero. Ma c’è un problema di competenze
Gli investitori italiani sono i più attenti alla sostenibilità, che per quasi la metà di loro conta più del rendimento. È quanto emerge da una ricerca Ninety One, stando alla quale mentre a livello globale la percentuale di quanti sono favorevoli impiegare il proprio capitale per ridurre le emissioni di carbonio indipendentemente dal profitto si ferma al 32%, nel nostro Paese arriva al 47%.
La survey, condotta su oltre seimila investitori professionali in dieci mercati, evidenzia comunque come a livello globale gli investitori siano pronti a sostenere la spinta verso il net zero: uno su due, infatti, afferma che gli asset manager dovrebbero usare la loro influenza come azionisti di società che fanno ampio ricorso al carbonio per aiutare ad agevolare la riduzione delle emissioni di Co2. Un dato che suggerisce come siano pronti a utilizzare il loro capitale per investire in soluzioni sostenibili che aiutino a raggiungere l’obiettivo.
Sulla base delle risposte alle domande sugli investimenti e in particolare su quelli sostenibili, gli intervistati sono stati suddivisi in quattro gruppi corrispondenti a quattro differenti personalità di investitori: i cauti (28%), i ‘Basta che funzioni’ (21%), gli Attenti (24%), gli Appassionati fiduciosi (27%). Nonostante un chiaro gap nelle conoscenze, il concetto di investire il proprio capitale per permettere di raggiungere lo zero netto piace a 4 investitori su 5. Tuttavia, molti rimangono scettici sulla loro reale capacità di contribuire agli sforzi per affrontare il cambiamento climatico, con il 61% che ritiene che il compito di affrontare queste problematiche dovrebbe spettare a coloro che sono i veri responsabili dell’inquinamento.
Meglio l’engagement che il disinvestimento
La ricerca ha permesso anche di riflettere brevemente sui possibili esiti sia delle azioni di engagement sia, invece, del disinvestimento: ebbene, al termine dell’analisi è risultato che, nelle loro preferenze, il disinvestimento ha perso 6 punti percentuali, mentre ne ha guadagnati 5 l’engagement proattivo con le aziende per ridurre le emissioni di carbonio. Ciò indica che dedicare del tempo a chiarire il tema dell’impatto degli investimenti è vitale. Tutte le tipologie di investitori identificate hanno perciò cambiato punto di vista su come affrontare l’investimento per lo zero netto quando hanno avuto la possibilità di discutere la questione.
È evidente che disinvestire dalle società che sono responsabili delle maggiori emissioni creerà rischi significativi e conseguenze inevitabili per i mercati emergenti, privandoli di capitali. Mentre quasi la metà (49%) degli investitori si è detta consapevole dell’impatto negativo che la strada del disinvestimento avrà sul mondo in via di sviluppo, è necessaria maggiore condivisione per aumentare la consapevolezza sull’importanza dell’allocazione di capitali per garantire una transizione globale e inclusiva verso lo zero netto.
Questi risultati confermano la crescente attenzione a livello globale nel generare cambiamenti di lungo termine per affrontare il climate change e orientare gli investimenti verso l’obiettivo dello zero netto: 9 investitori su 10 ritengono che la riduzione delle emissioni di carbonio dovrebbe essere incoraggiata e sarebbero favorevoli al fatto che i loro soldi svolgessero un ruolo nel raggiungimento di tale obiettivo. Al punto che il 32% lo farebbe indipendentemente dal rendimento che potrebbe ottenere.
Il 65% degli italiani aumenterà gli investimenti in società o fondi che sostengono la transizione
Anche per gli investitori italiani lo zero netto si conferma un tema molto importante nella propensione all’investimento. Con alcune rilevanti differenze, tuttavia, rispetto alle medie globali. Se 9 su 10 infatti (in linea con il risultato generale) si dicono favorevoli a impiegare i loro soldi per contribuire alla riduzione del carbonio, quasi la metà (47%) dichiara che lo farebbe indipendentemente dal ritorno finanziario. Ben oltre quindi la media globale che si attesta al 32%.
Inoltre, gli italiani credono fortemente nel valore dell’engagement proattivo che, più del semplice disinvestimento, può svolgere un ruolo chiave per generare risultati concreti in termini di sostenibilità. Quasi 2 su 3 (64%, oltre la media globale) infatti ritengono che gli investment manager e gli asset owner dovrebbero usare la loro influenza come azionisti per aiutare le aziende a ridurre l’utilizzo o la produzione di carbonio e favorire nel tempo la transizione allo zero netto.
Sebbene permanga un consistente divario di conoscenza in Italia su cosa sia realmente il principio dello zero netto in relazione agli investimenti, il concetto di investire per raggiungere le emissioni nette zero ha un appeal positivo per 8 investitori su 10. Al punto che il 65% pensa che nei prossimi 12 mesi aumenterà la quota di risparmi investiti in società o fondi che stanno aiutando il mondo a raggiungere questo obiettivo.
Infine, gli investitori italiani si dicono piuttosto ottimisti sulla COP26: il 61% si aspetta infatti che dalla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici usciranno accordi e linee di azioni che permetteranno di tenere sotto controllo il climate change.
Il ruolo degli asset manager
“Crediamo concretamente nella sostenibilità. Tuttavia, c’è un fatto incontrovertibile e che fa riflettere sulla spinta allo zero netto: qualsiasi sforzo che non coinvolga tutti i 7,9 miliardi di persone nel mondo è destinato a fallire – sottolinea Hendrik du Toit, fondatore e ceo di Ninety One -. Per salvare davvero il pianeta, dobbiamo aiutare i mercati emergenti a diventare green. Questo richiede solidi mercati del carbonio, accordi che permettano di utilizzare una parte del debito a favore del clima e opzioni di finanziamento per accelerare la transizione. In quanto società che affonda le sue radici in Sudafrica, comprendiamo questa esigenza forse meglio di molti altri. Le economie emergenti, dopo tutto, non sono responsabili della maggior parte delle emissioni fino ad oggi”.
“La crisi climatica presenta sia enormi opportunità sia rischi per gli investitori – aggiunge Deirdre Cooper, co-portfolio manager del Global Environment Fund di Ninety One -. La nostra ricerca evidenzia che gli investitori di tutto il mondo stanno cercando di allocare i loro capitali in fondi che investono in società e Paesi che stanno lavorando per un futuro sostenibile. L’industria dell’asset management ha un ruolo fondamentale nell’affrontare questo tema nell’economia reale, ma questo non può avvenire offrendo competenze di investimento agli investitori che si orientano verso settori asset-light, drenando capitali dai Paesi emergenti o vendendo asset a player meno responsabili e outsourcing. È nostra responsabilità fornire agli investitori finali soluzioni in grado di contrastare la crisi climatica”.
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