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All’interno delle strategie azionarie long/short esiste una dispersione elevata in termini di performance tra i gestori. Ecco chi vince e chi perde dopo il rimbalzo di aprile
Per le strategie degli hedge fund è stato un inizio di anno caratterizzato da luci e ombre. La discesa delle Borse causata dal propagarsi della crisi sanitaria dovuta alla pandemia covid19 ha fatto segnare a questa tipologia di fondi d’investimento uno dei primi trimestri peggiori della storia.
Ma aprile è stato un mese positivo, l’inizio forse di un’inversione di marcia per i mercati e per le strategie hedge.
Secondo i dati globali diffusi da eVestment (società del gruppo Nasdaq), gli hedge fund hanno guadagnato una media del +5,02% ad aprile dopo la più grande perdita mensile media registrata a marzo, portando le perdite medie da inizio 2020 vicino al -7,5%.
Da quanto emerge dal rapporto, all’interno del variegato mondo delle strategie ‘speculative’ vincono le strategie event driven basate sull’azionariato attivo e le long/short sull’azionario.
Per quanto riguarda il panorama italiano, alla fine del primo trimestre Guido Maria Brera, gestore di uno dei fondi hedge accessibili alla clientela italiana che hanno tenuto meglio in questo quarter – il Kairos Pegasus Fund – in un’intervista rilasciata a FocusRisparmio faceva notare che dall’ultima correzione del mercato erano arrivate alcune “opportunità di acquisto per entrare in settori e aziende che nel medio-lungo periodo, ma anche nel breve, possano beneficiare di questa crisi”.
La forza della flessibilità

“Le strategie che hanno dato i risultati migliori in quest’ultima crisi sono state le Neutral Market Equity (che neutralizzano il rischio sistematico verso il comparto azionario) e quelle di Tail Risk Hedging (che spesso assumono delle posizioni di investimento volatili, ma prevedono l’utilizzo di coperture dai possibili crolli di mercato), anche se non sono solite performare con costanza nel corso del tempo”, osserva Caron Bastianpillai, responsabile delle strategie azionarie Long/Short di Notz Stucki.
Fra i punti di forza dei gestori azionari long/short vi è la flessibilità. In genere i fund manager hanno un peso della componente lunga del portafoglio maggiore rispetto a quello delle posizioni corte, ma hanno l’abilità di modificare l’esposizione netta (pesi delle posizioni lunghe al netto di quelle corte) in base alle condizioni di mercato.
Va detto però che all’interno delle strategie hedge (come quella azionaria long/short) esiste ancora una dispersione elevata in termini di performance tra i diversi gestori. Su alcuni mercati l’attività ribassista è stata inibita dalle autorità di mercato (Italia inclusa), cosa che inizialmente ha reso la vita dei gestori alternativi più complicata ma che poi ha rivelato i suoi frutti.
“Il fatto di dare un maggior peso alle posizioni lunghe in portafoglio ci ha permesso di catturare gran parte della performance di quest’ultima fase di mercato rialzista, subendo al contempo solo un terzo delle perdite causate dai ribassi”, conclude Bastianpillai.