Auto, i dazi di Trump fanno tremare i mercati: la view dei gestori
La Casa Bianca ha annunciato tariffe del 25% su tutte le importazioni del settore. Per gli analisti, l’impatto non risparmierà nessuno, neppure gli USA. Ma le opportunità non mancano
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Visti il calo dell’inflazione, l’economia stagnante e il cambio di atteggiamento degli stessi ‘falchi’ della Banca centrale europea, gli investitori non hanno dubbi sul fatto Christine Lagarde lascerà i tassi invariati per la terza volta consecutiva al termine della riunione di giovedì. L’attenzione è quindi puntata sui possibili indizi riguardo a un futuro allentamento, sulle previsioni relative a carovita e crescita e soprattutto sulla sorte dei reinvestimenti del Pepp, per i quali si teme un’interruzione anticipata.
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Proprio in scia ai dati macro, il mercato scommette ora su un deciso anticipo dell’avvio dei tagli. Le aspettative sono infatti per una prima riduzione già a marzo dell’anno prossimo, per un totale di 5-6 sforbiciate da 25 punti base, con l’obiettivo di fine 2024 fissato al 2,5%. Una settimana fa la previsione era di tre allentamenti e un tasso finale al 3%. Per la maggior parte degli asset manager si tratta di una visione eccessivamente rosea e Lagarde avrà lo stesso compito che spetterà il giorno precedente al collega della Fed, Jerome Powell: ridimensionare l’ottimismo, non escludendo nuovi rialzi nel caso in cui i dati sui prezzi dovessero cambiare direzione.
“Attualmente il mercato si aspetta circa sei tagli per il prossimo anno, a partire già da marzo”, spiega Konstantin Veit, portfolio manager di Pimco. Che aggiunge: “Rimaniamo scettici sul fatto che la Bce ridurrà i tassi così presto come il mercato sta prezzando, poiché le prospettive sull’inflazione sottostante rimangono incerte”. L’esperto non si aspetta neppure modifiche radicali alle indicazioni di reinvestimento del Pepp. “Riteniamo più probabile che i dettagli operativi siano comunicati nel primo trimestre del prossimo anno, con un roll-off parziale che probabilmente inizierà in aprile”, sottolinea.
Lo scenario di base di Pgim Fixed Income prevede che l’economia dell’Eurozona si muova in larga misura lateralmente, che il mercato del lavoro si ammorbidisca rimanendo sostanzialmente resistente e che la spesa per le infrastrutture sostenga i Paesi periferici. “Questa visione indica un aggiustamento del picco nell’ultima parte del 2024, in modo che il tasso di policy termini il 2024 al 3,5%”, afferma Katharine Neiss, chief european economist della casa di gestione. Secondo l’esperta, l’Eurotower non dispone al momento di prove sufficienti per tagliare i tassi così presto come vorrebbero i trader.
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Per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, al fine di calmare i bollenti spiriti degli operatori, Lagarde punterà probabilmente sul fatto che il carovita potrebbe risalire nei prossimi mesi e rendere così prematura l’ipotesi dei tagli. “Ma è anche vero”, precisa, “che nelle previsioni in uscita su Pil e inflazione figurerà per la prima volta il 2026, anno dal quale potrebbe emergere un’inflazione al 2% o anche al di sotto”. Non solo. Per l’espero, importanti saranno anche le stime al 2025, con un valore ipotizzato al 2,1% a settembre. Insomma, per Cesarano, il richiamo dei banchieri centrali alla moderazione potrebbe essere recepito solo in parte, soprattutto se poi verrà ‘tradito’ dalle stime. “In ultima istanza, ci si aspetta che il trend calante dei tassi continuerà nel 2024. Tuttavia, se le banche centrali dovessero iniziare a intravvedere il target del 2%, il percorso calante dei tassi potrebbe iniziare a sperimentare qualche curva”, conclude.
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