Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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Se le stime di marzo verrino confermate, a maggio la Banca centrale europea procederà con una nuova stretta. A fugare ogni dubbio è stato il capo-economista dell’Eurotower, Philip Lane, che ha ribadito come le mosse della Bce dipenderanno dai dati e, in particolare, da tre fattori. “A marzo abbiamo pubblicato una serie di proiezioni macro per i prossimi mesi. Se, al momento della riunione di maggio, tali proiezioni rimarranno sulla buona strada, sarà opportuno un aumento dei tassi. Tuttavia, dobbiamo essere scientifici, quindi in queste settimane dobbiamo vedere se i dati in arrivo supportano quella proiezione”, ha spiegato il fedelissimo di Christine Lagarde durante un’intervista.
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I dati in questione sono le prospettive dei prezzi alla luce dei nuovi risultati economici e finanziari, la dinamica dell’inflazione di fondo e l’intensità di trasmissione della politica monetaria. “Se le nuove rilevazioni porteranno a maggiori preoccupazioni sul carovita, questo ci sposterà in una direzione. Se invece ne creeranno meno, ci muovere in altro senso. Quindi, se bisogna dare una formula, penso si possa dire che se lo scenario di base che abbiamo sviluppato prima dello stress bancario regge, sarà opportuno avere un ulteriore aumento a maggio”, ha chiarito Lane.
La riunione di maggio all’Eurotower non si preannuncia facile, con lo scontro tra falchi e colombe che si è fatto più duro dopo la crisi delle banche regionali Usa e del Credit Suisse in Europa. Sul tavolo ci sono infatti le diverse posizioni tra coloro che continuano a sottolineare come i prezzi restino ancora troppo elevati e chi, oltre a temere per la tenuta dell’economia, vede ora rischi anche per quella del sistema finanziario.
In attesa dei nuovi dati, una buona notizia è arrivata dal periodico sondaggio Bce sulle aspettative dei consumatori di sei Paesi dell’Area euro: Belgio, Germania, Spagna, Francia, Italia e Paesi Bassi. Il tasso mediano di inflazione percepita nei 12 mesi precedenti è infatti ulteriormente diminuito all’8,7% in febbraio rispetto al 9,5% del mese prima. In miglioramento anche l’indice per i prossimi 12,che passa dal 4,9% di gennaio al 4,6%. Pure in Italia il quadro sembra rasserenarsi. Secondo Bankitalia, le attese sull’inflazione al consumo delle imprese tricolori si sono ridotte su tutti gli orizzonti temporali, attestandosi al 6,4% sui 12 mesi e al 5,3 e 4,8% sui 2 anni e 3-5 anni.
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Secondo Gero Jung, chief economist di Mirabaud Am, l’Eurotower sta dimostrando di essere disposta ad adottare le politiche monetarie che si dovessero rivelare necessarie a prescindere dallo stress sui mercati finanziari. “L’istituto di Francoforte ha chiarito che per far fronte a due problemi tra loro fondamentalmente diversi, l’inflazione e la stabilità finanziaria, ha a sua disposizione due strumenti diversi. Questo è importante, in quanto segnala che la politica della Bce non sarà governata dal dominio finanziario”, afferma.
Jung sottolinea anche che, nell’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche, gli economisti hanno rivisto al rialzo le stime per l’inflazione core di quest’anno (al 4,6%) mentre hanno abbassato quelle per il 2024 e il 2025 (al 2,5% e al 2,2%). “Da notare che l’ultimo rialzo dei tassi di 50 punti base è stato sostenuto da un’ampia maggioranza e solo tre o quattro membri del Consiglio generale non hanno votato a favore della manovra. Per il momento, continuiamo ad aspettarci un atteggiamento più dovish da parte della Bce e prevediamo che alla prossima riunione di maggio verrà deciso un rialzo dello 0,25%, che sarà probabilmente seguito da una pausa”, sostiene l’economista.
Sulla stessa linea Mark Dowding, chief investment officer di Rbc BlueBay Am, che fa notare come i prezzi core nella regione continuino per il momento a tendere al rialzo, rendendo prematuro parlare della fine del ciclo di inasprimento o, addirittura, dell’avvio di un allentamento monetario. “C’è la sensazione che l’inflazione possa rimanere al di sopra del 4% ancora per un po’ e, se così fosse, è improbabile che il primo taglio dei tassi della Bce avvenga prima di 12 mesi”, sostiene l’esperto.
Nel frattempo, per Dowding il ciclo può raggiungere il picco intorno al 3,75%, il che significa che ci troviamo in un momento in cui Lagarde ha ancora più bisogno di inasprire la politica monetaria rispetto al Fomc. “Poiché è meno probabile che i rischi bancari costituiscano un problema duraturo nell’Eurozona rispetto a quanto potrebbe accadere negli Stati Uniti, riteniamo che l’euro abbia la possibilità di sovraperformare su base relativa”, conclude.
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