Negli ultimi tempi le società tecnologiche hanno registrato performance azionarie sorprendenti, tanto che alcuni osservatori sostengono che si stia formando una bolla. In questo articolo offriamo un aggiornamento su questo tema e ci chiediamo se un nuovo ciclo sia alle porte
Le incredibili performance azionarie registrate negli ultimi anni dal settore tecnologico hanno ovviamente sollevato dubbi sulla possibilità che si stia creando una bolla nel settore. Alcuni osservatori hanno parlato di una ripetizione della cosiddetta bolla delle dot-com che si era verificata alla fine degli anni ‘90. L’approccio tradizionale per valutare un determinato mercato o settore azionario consiste nel confrontare le valutazioni del mercato azionario con gli utili aziendali (12 mesi di EPS trailing o 12 mesi di EPS forward), ossia calcolando il PE ratio (prezzo/utili).
Se effettuiamo questo esercizio su un periodo relativamente lungo, possiamo notare che il PE ratio del settore tecnologico aveva un andamento in linea con quello dei settori non tecnologici, ma poi ha iniziato a divergere nel 2020, da quando il PE ratio dell’industria tecnologica è aumentato molto più velocemente di quello delle industrie non tecnologiche. Possiamo anche notare che i PE ratio raggiunti dal settore tecnologico di recente sono ben al di sotto (circa la metà) di quelli osservati durante la bolla delle dot-com: la conclusione che possiamo trarre da questa dinamica è che l’ottimismo ingiustificato prevalente alla fine degli anni ’90 non è affatto applicabile nella stessa misura oggi. L’euforia che allora circondava le aziende tecnologiche si era creata nonostante queste generassero pochi profitti e la crescita degli utili non fosse poi così forte. Oggi lo scenario è completamente differente, poiché le società tecnologiche stanno registrando una crescita degli utili estremamente rapida.
Un nuovo ciclo?
La Legge di Moore, formulata nel 1965, prevedeva che la potenza di calcolo avrebbe registrato una crescita esponenziale, grazie al raddoppio ogni due anni del numero di transistor per microchip. Questa relazione empirica ha effettivamente retto fino ad oggi, riducendo i costi di calcolo da un decennio all’altro. Ciò ha permesso di dare vita a un nuovo ciclo tecnologico in media ogni 15 anni: dai mainframe degli anni ’60 ai minicomputer degli anni ’70, fino ai PC e agli smartphone degli ultimi decenni. La domanda di semiconduttori è triplicata o addirittura quadruplicata ad ogni ciclo.
Questa domanda è oggetto adesso di una spinta derivante da megatrend emergenti come l’Internet delle cose (IoT), le energie rinnovabili, i veicoli elettrici e l’intelligenza artificiale (AI), che stanno tutti innescando un altro grande ciclo tecnologico.
È chiaro che ci troviamo all’alba di un nuovo ciclo di innovazione e di rivoluzione, con le tecnologie emergenti che continueranno a modificare il panorama industriale ed economico per i prossimi 15 anni. Non tutti gli effetti di questo nuovo ciclo tecnologico saranno immediatamente percepibili, ed è troppo presto per prevederne con certezza tutte le ripercussioni a lungo termine. Dall’euforia delle azioni dot-com degli anni 2000 sono emersi nuovi settori che hanno ridefinito il panorama economico globale: i social media e l’e-commerce hanno dato vita a colossi industriali e abbiamo assistito all’emergere di nuove piattaforme tecnologiche ed ecosistemi. Allo stesso modo, il nuovo ciclo tecnologico che si sta delineando rappresenterà un punto di svolta per i mercati azionari. Ci sentiamo dunque ottimisti sulle prospettive del settore tecnologico nel medio e lungo periodo, anche se è ovvio che le performance non saranno lineari e che tutti i titoli tecnologici non evolveranno in modo indifferenziato: come in ogni nuovo ciclo, emergeranno vincitori e le aziende ne usciranno profondamente cambiate.
INFORMAZIONI IMPORTANTI
I contenuti di questa comunicazione hanno carattere puramente informativo. I dati, le opinioni e le informazioni in essa contenuti sono prodotti da CPRAM sulla base di fonti considerate affidabili al momento della redazione. CPRAM si riserva il diritto di modificare ed aggiornare la presente informativa in qualsiasi momento e a propria discrezione. Non vi è garanzia che i Paesi, i mercati o i settori eventualmente citati manifestino i rendimenti attesi. Le informazioni fornite non sono da intendere come una comunicazione di marketing, una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o vendita di strumenti finanziari o una proposta contrattuale, né come ricerca in materia di investimenti o come analisi finanziaria dal momento che, oltre a non avere i contenuti, non rispettano i requisiti di indipendenza imposti per la ricerca finanziaria e non sono sottoposte ad alcun divieto in ordine alla effettuazione di negoziazione prima della diffusione. Le informazioni fornite non intendono sostituire in alcun modo le autonome e personali valutazioni che il destinatario è tenuto a svolgere prima della conclusione di una qualsiasi operazione attinente a servizi, strumenti e prodotti finanziari. Si declina qualsiasi responsabilità in caso di qualsivoglia perdita, diretta o indiretta, derivante dall’affidamento alle opinioni o dall’uso delle informazioni ivi contenute. Investire comporta dei rischi. Prima di qualunque investimento, prendere attenta visione della documentazione relativa al servizio, allo strumento e al prodotto finanziario oggetto dell’operazione, la cui sussistenza è disposta dalla applicabile normativa di legge e regolamentare tempo per tempo vigente. La presente comunicazione non è diretta a “US Person”.
CPR ASSET MANAGEMENT, limited company with a capital of € 53 445 705 – Portfolio management company authorised by the AMF n° GP 01-056 – 91-93 Boulevard Pasteur, 75015 Paris – France – 399 392 141 RCS Paris
Una débâcle di oltre il 40 per cento. È il bilancio da inizio anno del Nasdaq Composite, che ha quasi azzerato l’exploit messo a segno nei due anni di pandemia. La tecnologia è però inevitabilmente uno dei settori del futuro. Come esporsi oggi?
Gli analisti mettono in guardia dal “richiamo” dell’European Chips Act. Ubp: “A essere favorita sarà ancora la taiwanese Tsmc. Guardare solo a player Ue già affermati o ad eccellenze di filiera come ASML e ARM Holding”. Bain: “Attenzione al tema dei costi”
Le icone della stay at home economy sono crollate rispetto ai massimi raggiunti nel corso del lockdown aprendo anche le porte al risiko. E sul mercato ci si interroga sul valore del segnale
All’interno della macrocategoria megatrend ‘social’ i temi più gettonati sono consumi, trend demografici e sicurezza. I tre fondi più grandi sono di Pictet Am, Robeco, Invesco
La categoria vede distribuiti in Italia 64 fondi, guidati da 59 gestori (18 con rating Morningstar). La media di rendimento in un orizzonte annualizzato di tre anni è 20,5%
I tecnologici conquistano gli indici azionari globali, facendo tramontare i big del passato. Più Usa e Cina, mandano l’Europa nelle retrovie. È il decennio delle Nvidias company
Il fund manager offre la view della società con una panoramica a 360° sul mondo delle aziende tecnologiche globali. “Giusto puntare sui grandi nomi cinesi, ma opportunità anche nelle piccole aziende fintech”
Il coronavirus ha ampliato i gap di redditività fra le società tecnologiche e le altre industrie. L’Area Studi di Mediobanca alza il velo sui bilanci delle prime 25 aziende web globali
Per rendimenti di almeno il 5% annuo bisogna rischiare e guardare ad un orizzonte temporale ultra-decennale, quindi “più spazio ai nuovi leader tecnologici asiatici”
Lo stile d’investimento growth è favorito quando “i vincitori [dei mercati] sono concentrati in aree economiche ristrette e rivolti a fasce abbastanza limitate di popolazione”
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio