Un orizzonte di sfide e opportunità
Navigare la crisi grazie ai temi più rilevanti del futuro è davvero possibile? Un’analisi dei principali dati Morningstar per capire come il comparto ha affrontato il 2022 e le sfide del nuovo ciclo economico
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Alla fine del terzo trimestre del 2021 l’industria europea dei fondi aveva in gestione 31,3 trilioni di euro, dopo aver proseguito la traiettoria di crescita già vista alla fine del 2020. A evidenziarlo è la 13esima edizione del report “Asset Management in Europe” di Efama, l’Assogestioni europea, che quest’anno, per la prima volta, oltre a evidenziare numeri e trend dei fondi in generale analizza in dettaglio anche l’ammontare degli asset gestiti nei fondi Esg, gli esempi concreti con cui gli asset manager promuovono le pratiche sostenibibili e l’impatto della digitalizzazione sul risparmio gestito.
“Gli asset manager in Europa sono attualmente responsabili della gestione di oltre 30mila miliardi di euro”, ha commentato Tanguy van de Werve, direttore generale di Efama. “Mettono i risparmi dei cittadini europei al servizio dell’economia e dell’innovazione finanziaria, e giocano un ruolo essenziale nella transizione verso un’economia sostenibile. Per questo, rappresentano una forza con cui è necessario confrontarsi nel perseguimento della Capital Markets Union Ue e degli obiettivi di digitalizzazione e Esg”.
Queste indicazioni sono coerenti con la fotografia italiana scattata da Assogestioni, che ha evidenziato come il 2021 si confermi ancora una volta un anno di crescita per l’industria del risparmio gestito. I numeri dell’Ufficio Studi di Assogestioni hanno certificato per il mese di novembre un nuovo record di patrimonio che passa dai 2.560 miliardi di fine ottobre a 2.574 miliardi. La raccolta netta era pari a 7,7 miliardi di euro, con il dato sui flussi in entrata che da inizio anno si attestava a 83,9 miliardi.
Efama fa sapere anche che nel terzo trimestre, a livello globale, il patrimonio netto globale dei fondi è cresciuto del 2% se misurato in euro, e disceso dello 0,6% se misurato in dollari (per effetto dell’apprezzamento del biglietto verde). A livello globale i flussi netti sono ammontati a 677 miliardi di euro, da 673 del trimestre precedente, con 298 miliardi di raccolta negli Usa 206 in Europa e 160 nell’area Asia-Pacifico. I maggiori flussi sono stati attratti dai fondi obbligazionari (287 miliardi), fondamentalmente grazie alla forte domanda da Usa (130 miliardi di euro), Europa (67 miliardi) e Cina (53 miliardi). Solidi i fondi azionari (con una raccolta di 195 miliardi di euro) guidata da Stati Uniti (72 miliardi di euro), Europa (57 miliardi di euro) e Giappone (26 miliardi di euro). I fondi multi asset hanno registrato 163 miliardi di euro di afflussi netti, con la classifica guidata da Europa (75 miliardi di euro), Cina (32 miliardi) e Canada (20 miliardi).
Tornando all’industria europea del risparmio gestito, la percentuale di asset dei fondi di investimento è in netta crescita nell’ultimo decennio: alla fine del 2020 gli asset dei fondi ammontavano a 15.371 miliardi, pari a oltre la metà (54%) degli asset in gestione totali. La quota di mandati discrezionali invece, pari al 46%, ammontava a 13.052 miliardi. A livello geografico, a guidare la classifica degli AUM è un manipolo di sei Paesi, cui fa capo l’85% degli asset gestiti, guidato dal Regno Unito e seguito da Francia, Germania, Svizzera, Olanda (un Paese con una fortissima industria di fondi pensione) e Italia.
Un fattore dominante nei trend più recenti è, come intuibile, la sostenibilità: il report conferma che gli asset manager sono diventati dei contributor essenziali nella transizione verso un’economia sostenibile, grazie all’incorporazione degli fattori Esg nei processi di investimento e a più efficaci attività di engagement e stewardship che hanno sostenuto gli sforzi delle imprese nel percorso verso la sostenibilità. Alla fine del primo trimestre 2021, in Europa circa 11mila miliardi di asset erano gestiti con un approccio Esg; di questi, 6mila (il 55%) erano asset di fondi di investimento, e altri 5 trilioni facevano capo a mandati discrezionali.
L’introduzione del regolamento Sfdr a marzo 2021 ha guidato l’ascesa di due categorie di fondi: i cosiddetti fondi Articolo 8, con caratteristiche sostenibili, e Articolo 9, con obiettivi sostenibili. Alla fine del primo trimestre 2021, il Paese leader nella gestione dei fondi Articolo 8 e Articolo 9 era la Francia.
L’ammontare di debito e azioni quotate emessi da player che risiedono in Europa e detenuti da asset manager europei si attestava rispettivamente a 6.965 miliardi di euro e 3.414 miliardi di euro a fine 2020. Tali importi rappresentavano il 26% dei titoli di debito e il 27% delle azioni quotate emesse da residenti europei.
Per quanto riguarda i clienti del risparmio gestito, a fine 2020 la fetta più grossa era rappresentata dagli investitori retail, con una quota di mercato del 28%, davanti a fondi pensione (26%), compagnie assicurative (23%) e altri clienti istituzionali (21 %). La quota di clienti retail sul totale degli asset in gestione è leggermente aumentata nel 2020 poiché le famiglie europee hanno riacquistato l’appetito per gli strumenti legati ai mercati di capitali. Un’altra tendenza recente è la quota in costante aumento di altri clienti istituzionali, come fondazioni, enti di beneficenza, holding o grandi società. A livello geografico, i clienti domestici sono di gran lunga la porzione di clientela più importante nell’industria europea del risparmio gestito. Tuttavia, l‘importanza dei clienti esteri è cresciuta costantemente negli ultimi anni, passando dal 26% nel 2017 al 31% alla fine del 2020. Questo sviluppo è in linea con uno degli obiettivi chiave dell’Unione dei mercati dei capitali Ue, vale a dire l’ulteriore integrazione dei mercati nazionali dei capitali in un vero mercato unico.
A livello di asset allocation, a fine 2020 gli asset obbligazionari rappresentavano il 40% dei portafogli di investimento gestiti dagli asset manager in Europa, rispetto al 31% degli asset azionari e al 7% del mercato monetario. Il resto del portafoglio (23%) era costituito da altri asset, come infrastrutture, hedge fund, prodotti strutturati e private equity.
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