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L’Intelligence Unit del gruppo editoriale in una ricerca commissionata da UBS Asset Management rivela che già prima del Covid gli investimenti integrati con i criteri Esg hanno avuto una migliore performance finanziaria
Investire in maniera sostenibile non è una tendenza recente. Già prima del Covid gli investimenti integrati con i criteri Esg hanno avuto una migliore performance finanziaria rispetto a quelli tradizionali.
È quanto emerge dallo studio condotto a livello globale da The Economist Intelligence Unit (EIU) dal titolo “Resetting the agenda – How ESG is shaping our future” condotto fra 450 investitori a livello globale fra compagnie assicurative, fondi pensione, family office dislocati in Nord America, Europa e Asia-Pacifico.
Secondo lo studio, il 74% degli intervistati ritiene che gli investimenti sostenibili abbiano avuto una performance migliore rispetto a quelli tradizionali già nei tre anni precedenti i propri investimenti integrati con i criteri Esg abbiano avuto una migliore performance finanziaria rispetto a quelli tradizionali già nei tre anni precedenti al 2020.
Tre quarti degli investitori internazionali, afferma lo studio, concordano sul fatto che la pandemia accelererà l’attenzione per i criteri Esg e gli afflussi di capitale verso gli investimenti sostenibili.
“I risultati di questa ultima ricerca dimostrano come i criteri Esg siano al contempo un nuovo marker di performance e un driver di crescita nello scenario attuale e come gli investitori istituzionali stiano utilizzando questi criteri per prendere decisioni di investimento più consapevoli per valutare le proprie performance”, commenta Suni Harford, presidente di UBS Asset Management.
“La pandemia di Covid19 ha avuto anche un risvolto positivo per gli investitori, offrendo loro l’opportunità di resettare la loro agenda”, aggiunge Candice de Monts-Petit, Senior editor di The Economist Intelligence Unit. “Dalla nostra ricerca si evince che l’importanza di integrare i fattori Esg nelle decisioni di investimento è finalmente stata compresa a pieno. Gli investitori stanno sviluppando nuovi metodi per valutare la performance non finanziaria, allinearsi con gli obbiettivi di impatto, come ad esempio le SDGs delle Nazioni Unite, e avviare attività di engagement proattivo con aziende per promuovere cambiamenti positivi. Questa svolta verso la finanza sostenibile favorisce un futuro migliore per le persone e il pianeta”.
Lo spaccato geografico
Dalla ricerca di UBS e The Economist IU emerge che gli investitori del Nord America sembrano essere in vantaggio rispetto a quelli di altri Paesi in termini di integrazione dei criteri Esg, tanto che il 41% ha già integrato il 50% delle proprie masse in gestione, rispetto a un quarto in Asia-Pacifico e al solo 18% in Europa.
“I risultati di questo ultimo studio non fanno altro che dimostrare il consolidamento di un trend che noi avevamo già intercettato da tempo e che abbiamo visto prendere piede velocemente anche sul mercato italiano”, chiosa Giovanni Papini, Country Head di UBS Asset Management Italia. “L’integrazione dei fattori Esg negli investimenti, infatti, è chiaramente ad oggi una priorità per gli investitori, che utilizzano le proprie risorse finanziare con una nuova consapevolezza. UBS, conscia dell’importanza di questo nuovo paradigma, già da molto tempo ha intrapreso un percorso che aiuti gli investitori ad andare verso un business sempre più sostenibile e con un impatto positivo sul pianeta”, conclude Papini.
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