Private market, bond e gestione attiva: i family office rivoluzionano l’asset allocation
Per l’Ubs Global Family Office Report 2023, tensioni geopolitiche, tassi e inflazione stanno causando nei portafogli “il più grande cambiamento mai registrato”
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Nelle fasi di tensione sul mercato dei titoli di Stato le banche tendono a svolgere un ruolo “stabilizzatore”. Fondi pensione e assicurazioni reagiscono invece in modo molto contenuto, mentre altri investitori istituzionali come i fondi comuni e quelli speculativi (tra cui gli hedge) hanno comportamenti pro-ciclici. È quanto emerge da uno studio della Banca d’Italia, che ha analizzato il modo in cui le diverse tipologie di operatori reagiscono a un rialzo dei tassi d’interesse.
Basandosi sui dati dei primary dealer, la ricerca ‘Comportamento degli investitori in condizioni di stress: evidenze dal mercato dei titoli di Stato italiani’ ha analizzato i sette anni compresi tra il 2014 e il 2020. Un focus, quello di Palazzo Koch, che si è andato a concentrare soprattutto su episodi di elevata tensione finanziaria, come le turbolenze di maggio 2018 e quelle scatenate dallo scoppio della pandemia nel 2020.
La fotografia di via Nazionale mostra quindi che le reazioni degli investitori alle variazioni di rendimento si differenziano a seconda del settore di appartenenza. “I fondi comuni e quelli speculativi tendono a rispondere in modo pro-ciclico, ossia acquistano titoli quando i prezzi salgono (e viceversa), mentre le banche non lo fanno, svolgendo così un ruolo stabilizzatore sul mercato. Altri operatori non bancari, come le imprese assicurative, i fondi pensione e i soggetti non finanziari, tendono a reagire alle variazioni dei tassi d’interesse in modo molto contenuto”, si legge.
In particolare, secondo Bankitalia, gli investitori istituzionali a lungo termine, come i fondi pensione e le compagnie assicurative, si mostrano meno reattivi alle fluttuazioni transitorie del mercato e maggiormente in grado di resistere alle tempeste momentanee. Gli istituti di credito, invece, riescono a svolgere un ruolo contrarian nel mercato dei titoli di Stato anche in virtù della forte relazione tra i debitori sovrani e i loro sistemi bancari nazionali. “Nel complesso, la resilienza dipende dalle dimensioni e dalla diversità della base di investitori”, conclude l’analisi.
Le banche peraltro, sempre stando agli ultimi dati Bankitalia elaborati dall’Abi, continuano a godere della fiducia dei risparmiatori. A marzo, complice l’aumento dei tassi di interesse, la raccolta bancaria attraverso l’emissione di bond ha infatti toccato quota 220 miliardi di euro: si tratta di un dato in aumento del 10% rispetto a quello del 2022 e al top dagli ultimi due anni. Il tutto, peraltro, proprio mentre si assisteva alla crisi del Credit Suisse e al conseguente azzeramento dei bond bancari At1 dell’istituto. In leggero calo, ma sempre su livelli molto alti, l’ammontare dei depositi, che a fine marzo era pari a 1.783 miliardi, con una flessione del 2,9% sul 2022 e contro i dai 1.787 del mese precedente.
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