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Generazione di impatto, aderenza alla regolamentazione e miglioramento della reputazione tra i driver principali della crescita degli investimenti sostenibili fra casse, fondi, assicurazioni e fondazioni. Il pericolo maggiore? Episodi di greenwashing
Come hanno reagito gli investitori istituzionali al cambio di paradigma macroeconomico e geopolitico avvenuto nel primo trimestre del 2022? Quali conseguenze avrà sul percorso verso una modalità di investimento sempre più orientata al rispetto di criteri ambientali, sociali e di governance? Quali sono i driver fondamentali che guideranno l’allocazione sostenibile nel futuro.
La sesta edizione dell’annuale ricerca Schroders Institutional Investor Study ha indagato le preferenze degli investitori globali, oltre 770 gli enti coinvolti per un masse gestite complessive superiori a 27.500 miliardi di dollari, in un periodo successivo al ritorno dell’inflazione, al cambio di rotta delle banche centrali e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Particolarmente interessanti risultano quindi le risposte fornite dagli oltre 300 investitori europei, raggiunti in maniera più diretta dagli effetti di una guerra combattuta alle porte dell’Unione.
Priorità fondamentali
Dai dati emerge chiaramente il forte desiderio degli investitori istituzionali globali, ed in particolare europei, di sostenere la transizione energetica. La possibilità di allocare i propri capitali in iniziative del settore risulta infatti il fattore che maggiormente in assoluto porterebbe gli investitori istituzionali europei ad aumentare la quota di attivi sostenibili presenti in portafoglio, con il 59% delle preferenze, seguito dal raggiungimento di una maggiore chiarezza sul legame fra analisi finanziaria ed extra-finanziaria.

“Da qui al 2050”, spiega Karine Szenberg, head of Europe di Schroders, “prevediamo che sarà necessario spendere più di 100.000 miliardi di dollari per realizzare la transizione energetica, e ancora di più per rendere l’intera economia più sostenibile”. “Questa spesa”, prosegue, “creerà per gli investitori istituzionali opportunità senza pari e allo stesso tempo l’occasione di sostenere in modo significativo la transizione globale verso Net Zero. Essere in prima linea per sviluppare un ampio set di opportunità per i nostri clienti in questo ambito è dunque una priorità”. “Il ruolo che gli investitori istituzionali possono svolgere nel sostenere la transizione energetica, attraverso la fornitura di capitali, diventerà significativo e sempre più importante, se si vogliono raggiungere l’obiettivo zero emissioni”, conclude, ragionando in termini di impatto.
“La questione energetica esisteva prima ed indipendentemente dalle tensioni geopolitiche e dall’attuale situazione macroeconomica che si configurano come un acceleratore della transizione: saremmo fuori da ogni logica se pensassimo che Esg possa passare in secondo piano. Al contrario, dobbiamo trasformare questa crisi in un’opportunità e proseguire con più forza nel percorso di transizione”, ha affermato sul tema Massimo di Tria, chief financial officer Asset & Wealth Management di Generali, in occasione della presentazione del nono rapporto annuale sugli investitori istituzionali del Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali. “Come investitori istituzionali”, ha aggiunto, “abbiamo oggi tutta una serie di elementi aggiuntivi a supporto di scelte di investimento che vadano nella direzione di macro-trend ormai individuati da tempo”.

“Conoscere a fondo” è la rubrica di FocusRisparmio.com in cui passiamo al setaccio una specifica asset class su un orizzonte di investimento di medio-lungo periodo, coinvolgendo i gestori dei fondi top performer in un’analisi a più voci sui driver di performance e sulle prospettive di rendimento dei prossimi mesi.
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