Trezzi (Invesco): “Il consolidamento del risparmio gestito è un fenomeno naturale”
24 aprile 2019
di EUGENIO MONTESANO
3 min
Dimensioni e onnicomprensività dell’offerta: elementi imprescindibili per sopravvivere in un settore che sta mutando pelle per rispondere alle sfide normative (MiFID 2) ai trend secolari (sostenibilità) e a mercati in costante fermento
Sergio Trezzi, country head di Invesco in Italia
Intervista a tutto tondo con Sergio Trezzi, country head di Invesco in Italia, che lo scorso marzo ha assunto la carica di Managing Director, Head of Retail Distribution – EMEA and Latam della società, primo italiano a capo dell’intera struttura europea – incluso il Regno Unito – del business retail del gruppo americano.
Le rendicontazioni MiFID non sono ancora state recapitate ai clienti-risparmiatori, ma devono esserlo entro fine anno. Che effetti avranno sul mercato, e chi vincerà la sfida della trasparenza?
L’industria nel suo complesso si è mossa molto bene in termini di miglioramento dei processi interni, quali ad esempio la definizione dei canali di vendita e di product governance. La produzione e la distribuzione sembra abbiano fatto il loro lavoro. Tuttavia, questo è solo un lato della medaglia; quella che ancora non si vede, che è anche la più attesa, è la modalità con cui la trasparenza dei costi sarà effettuata e soprattutto percepita dalla clientela finale. In un settore in cui produzione e distribuzione vengono spesso confuse dal cliente finale, la trasparenza dei costi e conseguentemente il livello di servizio percepito diventeranno un’importante chiave di lettura dello sviluppo futuro del risparmio gestito e dei suoi attori.
Un bilancio sui veri impatti di MiFID 2 a oltre un anno dalla sua entrata in vigore?
Gli obiettivi di tutela e di trasparenza imposti dalla MiFID 2 non possono essere perseguiti senza un incremento dei costi e dei processi all’interno della catena di valore del risparmio gestito, come ad esempio è accadutonel Regno Unito con la Rdr. La rilevanza delle dimensioni e la capacità di offrire una molteplicità di soluzioni di investimento sono divenuti elementi imprescindibili per sopravvivere e mantenere la leadership in questo settore. Il consolidamento del mercato del risparmio gestito è un fenomeno naturale ed è aumentato in maniera importante dalla spinta derivante dai vantaggi offerti dalla tecnologia. Quest’ultima sta infatti rivoluzionando il modo in cui i processi di gestione, di analisi dei dati e di conoscenza delle esigenze dei clienti sono effettuati.
In quale segmento di mercato queste spinte centripete stanno agendo con maggiore forza?
Questi fenomeni di concentrazione ed efficienza stanno coinvolgendo tutti i segmenti dell’industria, ma è risultato particolarmente visibile nel segmento degli Etf: la disponibilità di una piattaforma globale offre ai clienti la possibilità di avvalersi di soluzioni che coprano tutte le aree del mercato degli investimenti e tutte le diverse metodologie di gestione in maniera efficiente. In questa ottica Invesco ha acquisito già nel 2006 PowerShares, leader negli Etf Smart Beta, e proseguito il progetto di crescita in anni più recenti con l’acquisizione di Source in Europa e del business degli Etf di Guggenheim negli Stati Uniti.
Dopo anni di crescita la raccolta ha subito un assestamento. Come poter farla riprendere in un contesto di rallentamento dell’economia, se non di recessione vera e propria?
La gestione del risparmio non è semplice in assoluto, soprattutto se poi ci si trova in un ciclo economico di crescita vicino alla fine e a una politica monetaria espansiva prossima al cambiamento e con una fortissima incertezza politica e sociale. In questo complesso contesto avere accesso alla qualità, sia gestionale che di comunicazione, risulta fondamentale. La gestione attiva e dinamica della parte corta della curva, ovvero delle brevi scadenze, sarà importantissima nel corso dei prossimi 12 mesi alla luce della forte volatilità attesa e delle incertezze politiche. Partecipare a investimenti basati su trend di lungo termine, come potrebbe essere l’iniziativa Belt & Road (la nuova Via della Seta), aiuteranno a compensare mercati difficili attraverso investimenti in progetti di finanziamento basati sul lungo termine.
Quest’anno per il Salone del Risparmio è stato scelto il tema della sostenibilità. Come si può misurare il contributo dell’industria del risparmio gestito nei temi legati all’ambiente? Perché è urgente che il risparmio gestito sviluppi prodotti sostenibili e inserisca gli Esg anche nei prodotti già esistenti?
Investire in maniera responsabile ci permetterà di lasciare ai nostri figli, probabilmente, un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo ereditato. La possibilità di influenzare il modo in cui le aziende sono gestite, la loro attività e il relativo impatto sull’ambiente è parte integrante del rapporto fiduciario che esiste tra asset manager e investitore. Parlare di Esg significa parlare di “valori”, difficile avere quindi una soluzione perfetta per tutti. Da qui l’importanza di condividere gli obiettivi di questa metodologia, oggi più comunemente chiamati Global Sustainable Goals.
Quanto sostenibili, responsabili e inclusivi debbono e possono davvero essere i fondi? Pensa che a breve tutti i prodotti di risparmio gestito saranno Sri?
Questa è una sfida estremamente importante. Non crediamo che si possa semplicemente ridurre la discussione all’esclusione di un settore o differenti settori dalle strategie di investimento; certo, importante avere soluzioni di questo genere ma nel lungo periodo ciò che farà davvero la differenza sarà come l’idea di Esg entri a far parte del dna dell’azienda di investimento nel suo complesso. Penso quindi che ci possa e debba essere un ulteriore sviluppo di questo tipo di prodotti, che tenderà a raggiungere la totalità dei fondi.
Confrontandosi con i colleghi internazionali che domande si sente fare sull’Italia, come mercato dell’asset management e anche come fonte di rischio sistemico/instabilità geopolitica?
Direi che attualmente il tema principale è rappresentato dalle elezioni europee, e dal relativo impatto che il governo potrebbe avere. Inoltre, dal punto di vista di un osservatore esterno, il punto fondamentale da tenere a mente è che in Italia l’instabilità politica è la regola, non l’eccezione. In circa 73 anni di repubblica si sono succeduti 64 governi, di cui solo sei hanno avuto una durata operativa di almeno due anni. Quando il rumore calerà e il polverone si sarà depositato a terra, le cifre di Pil, crescita, debito e deficit saranno ciò che ci rimarrà su cui lavorare. Ma non credo però, a differenza del passato, che altri paesi siano in una situazione migliore della nostra.
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