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Al termine di un fine settimana di trattative arriva l’accordo da 3,25 miliardi di dollari fortemente voluto dalle istituzioni svizzere per salvaguardare la tenuta del sistema bancario elvetico (e non solo). UBS scala posizioni in termini di Aum. Ecco le sinergie su wealth management e gestito sottolineate dalla banca nella call con gli analisti subito dopo l’annuncio dell’operazione
Una lotta contro il tempo per arrivare pronti all’apertura dei mercati che si è conclusa con una fumata bianca. Come auspicato (e facilitato) dal governo di Berna, dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS) e dall’autorità di vigilanza elvetica Finma, UBS ha dato il via alla storica acquisizione di Credit Suisse, per cui pagherà complessivamente 3 miliardi di franchi svizzeri (pari a 3,25 miliardi di dollari). La cifra corrisponde a 0,76 franchi per azione Credit Suisse (a fronte di una chiusura di mercato di venerdì a 1,86 franchi) che UBS corrisponderà in titoli propri agli azionisti della banca che arriva alla fine della propria storia dopo 167 anni.
Per facilitare l’operazione la BNS ha offerto una linea di liquidità straordinaria. “Credit Suisse e UBS possono ottenere un sostegno sotto forma di prestito con privilegio nel fallimento per un ammontare massimo complessivo di 100 miliardi di franchi”, si legge nel comunicato ufficiale, che precisa inoltre come sia stata trovata “una soluzione per assicurare la stabilità finanziaria e tutelare l’economia svizzera in questa situazione straordinaria”.
Parole simili quelle del presidente della Confederazione elvetica Alain Berset che ha parlato di una “operazione necessaria per ristabilire la fiducia dei mercati”, mentre il ministro delle finanze Karin Keller-Sutter ha voluto sottolineare come il risultato dei due giorni di trattative sia “non un bailout, ma una soluzione commerciale”, sebbene specifichi anche che si sia scongiurato “un rischio di contagio internazionale”.
“L’unione di UBS e Credit Suisse farà leva sui punti di forza di UBS e migliorerà ulteriormente la nostra capacità di servire i clienti a livello globale, rafforzando le nostre aree di eccellenza. L’operazione sostiene le nostre ambizioni di crescita nelle Americhe e in Asia, aggiungendo al contempo scala al nostro business in Europa. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto ai nostri nuovi clienti e colleghi in tutto il mondo nelle prossime settimane”, ha commentato il chief executive officer di UBS Ralph Hamers.
Asset e Wealth management
Nella call con gli analisti organizzata da UBS immediatamente dopo l’annuncio del deal sono state presentate sinteticamente le risultanze della storica unione. Le sfide maggiori da un punto di vista di integrazione sono state individuate nell’investment banking, mentre per quanto riguarda wealth e asset management è stata sottolineata la complementarità delle expertise e la crescita in termini di scala, citate dal Ceo di UBS Hamers fra le ragioni strategiche fondamentali della scelta di procedere all’acquisizione di Credit Suisse.
Per quanto riguarda il risparmio gestito UBS passa da 1.100 miliardi di dollari a 1.500 miliardi in termini di masse, salendo dalla quinta alla terza posizione fra gli asset manager europei, mentre globalmente scala otto gradini, posizionandosi undicesimo. Alternativi, tematici e gestione passiva indicati come fattori sinergici in merito a gamma prodotto e capacità gestionale. Sottolineato inoltre il passo in avanti in un’area strategica come quella asiatica in cui UBS potrà migliorare il posizionamento nel Sud-Est del Continente..
Nel campo del Global Wealth Management si passa da masse per 2.800 miliardi di dollari a 3.400 miliardi, portando così complessivamente gli asset totali investiti alle soglie di quota 5.000 miliardi.
In Italia alla fine del 2022 le masse gestite dalla divisione Asset Management di Credit Suisse erano pari a 11,5 miliardi di euro mentre quelle di UBS AM ammontavano a 17,1 miliardi (dati Assogestioni).
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