Regno Unito, per i gestori la cura Hunt non basta
Il budget autunnale da 55 miliardi di sterline non convince gli investitori, anche alla luce delle stime dell’Obr. E per sterlina e Gilt è previsto un altro periodo difficile
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Sarà la terza donna a ricoprire il ruolo di premier nella storia del Regno Unito. Liz Truss, 47 anni, ministra degli Esteri attualmente in carica, è stata eletta nuova leader del Partito Conservatore britannico. Il partito è la forza di maggioranza alla Camera dei Comuni e pertanto Liz Truss da domani subentrerà in qualità di premier al posto del dimissionario Boris Johnson.
Truss, come previsto dagli analisti, ha sconfitto con un netto margine (80mila voti contro 60mila su 200mila iscritti al Partito) sull’avversario Rishi Sunak, 42 anni, ex cancelliere dello Scacchiere (figura parallela al ministro delle Finanze italiano, o del Segretario al Tesoro in altri ordinamenti).
Il programma del partito promette tagli alle tasse e un continuum con la linea dura di Johnson specialmente contro la Russia di Vladimir Putin in Ucraina. I labouristi intanto lanciano alla nuova premier (con poco appoggio popolare secondo gli analisti) la sfida delle elezioni anticipate.
Lo scenario in cui Truss è chiamata a compiere il suo dovere non è semplice. “Liz Truss si trova di fronte a un’ardua sfida come nuova Premier britannica. I problemi immediati che deve affrontare – le crisi dell’energia e del costo della vita e la stagnazione dell’economia – riflettono i problemi a lungo termine di bassi investimenti e produttività” afferma David Riley, chief investment strategist di BlueBay Asset Management.
“La fiducia dei consumatori è ai minimi storici” commenta Stefania Paolo, country head Italia di Bny Mellon Investment Management. “La crisi dei costi della vita e la crisi energetica pesano sui mercati domestici e sulla sterlina”, aggiunge e specifica come il sussidio di 400-500 sterline per le bollette energetiche potrebbe non essere abbastanza in previsione degli ulteriori aumenti dei prezzi in inverno.
Per questo Paolo auspica un segnale forte da parte del Primo Ministro: “Sarà prioritario correre ai ripari, sia che si tratti di introdurre un nuovo tetto ai prezzi dell’energia, proporre ulteriori sussidi o ricorrere a detrazioni fiscali. Tali misure migliorerebbero anche la stabilità dei salari in un momento in cui i costanti scioperi stanno pesando sulla produttività e sull’umore del Paese”.
“È probabile”, segue Elliot Hentov, head of Macro Policy Research di State Street Global Advisor, “che il mercato del lavoro si indebolisca molto nel corso del prossimo anno, con un aumento significativo della disoccupazione, un destino simile a quello che si prospetta con ogni probabilità per la nuova Primo Ministro”.
“Affrontare queste debolezze, rispettando al contempo gli impegni assunti dal Regno Unito in materia di emissioni nette di carbonio, richiederà immaginazione e investimenti” riflette David Riley di BlueBay AM, che aggiunge: “È improbabile che il mercato dei Gilt e la sterlina accolgano con favore un forte aumento dell’indebitamento pubblico in un periodo di inflazione elevata e di tassi d’interesse in crescita, a meno che non sia supportato da un piano credibile di riduzione dell’indebitamento e del debito pubblico nel medio termine”.
“I mercati prevedono lo stanziamento di una qualche forma di budget emergenziale” spiega Paolo. “Se si considera che i sussidi energetici potrebbero costare 50 miliardi di sterline, la domanda degli investitori è più che legittima: come verrà finanziata in modo sostenibile una somma così ingente?”
La risposta secondo Paolo potrebbe concretizzarsi in un piano coerente di finanziamento che andrebbe anche a supportare la sterlina. La moneta britannica al momento si trova in un momento complesso. Se non ci fosse una reazione forte da parte della Truss, “lo stato delle finanze pubbliche, già sotto pressione, diventerebbe ancor più precario, scoraggiando alcuni potenziali acquirenti”.
Il cambio di guardia ha anche aperto una discussione su un possibile cambio di rotta della Bank of England, che potrebbe non piacere però ai mercati. “Crediamo” afferma Paolo, che i mercati preferirebbero “una politica monetaria più stabile” per ridurre la possibilità di shock non necessari. Ma rassicura: “I mercati avevano già messo in conto la vittoria di Truss e pertanto nei prezzi attuali sono già incorporati la maggior parte dei rialzi dei tassi”. Riley specifica: “tutto ciò che sembra ridurre l’indipendenza della Old Lady di Threadneedle Street preoccupa gli investitori internazionali che finanziano i due grandi deficit di bilancio e commerciale del Regno Unito in un momento in cui l’inflazione è la più alta tra le economie del G7”.
Poco ottimista si presenta Hentov che dichiara che la combinazione di variabili nefaste (recessione, aumento della disoccupazione, riduzione salariale) possa minare il lavoro della Truss. “ Riteniamo”, specifica, “che Liz Truss probabilmente finirà per avere il mandato più breve di qualsiasi altro Primo Ministro dell’ultimo mezzo secolo, prima che le elezioni del 2024 portino a un cambio di governo”.
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