Savatteri (T. Rowe Price): “In un contesto caratterizzato da estrema incertezza è importante seguire una strategia in grado di generare alpha. Le migliori opportunità? Tra gli emergenti”
“Un 2019 all’insegna della volatilità”. Questa è in sintesi la previsione di Donato Savatteri, country head Italy di T. Rowe Price, per l’anno in corso. Ad alimentare l’incertezza, spiega il gestore, sono “le tensioni politiche (Brexit, instabilità politica in Italia e Francia), le politiche monetarie discordanti, il rallentamento economico generale, con gli utili in calo, e soprattutto la guerra commerciale in corso tra Stati Uniti e Cina”. Ciò nonostante, “il trend dei mercati sarà positivo, con un nuovo ciclo dell’alpha favorevole alle gestioni attive. Proprio la dispersione dei rendimenti costituirà il terreno più fertile per un gestore di qualità”.
Savatteri sottolinea come “le gestioni attive hanno saputo sovraperformare i benchmark anche in presenza di ampia liquidità e bassa volatilità, fattori che tipicamente giocano a vantaggio della gestione passiva. A maggior ragione, un contesto come quello di quest’anno non potrà che favorire una gestione strategicamente attiva, che include consistenza e affidabilità tra i suoi obiettivi per la generazione di valore”.
Inoltre, a favore della gestione attiva giocheranno “i cambiamenti secolari che impattano sulla volatilità: ci sono aziende che, indipendentemente del ciclo economico, sono destinate a vincere, attirando sempre più clientela e aumentando i ricavi, e aziende più tradizionaliste destinate a perdere”.
Avanti con gli emergenti
Peter Botoucharov, sovereign analyst Fixed income di T. Rowe Price, sottolinea che “negli Usa il 2019 vedrà un proseguimento del rialzo dei tassi, mentre l’Europa affronterà il primo anno senza il supporto del quantitative easing. Inoltre, la guerra commerciale e gli sviluppi della Brexit continueranno a catalizzare l’attenzione degli operatori”. Tutti questi elementi alimenteranno l’incertezza sui mercati e favoriranno una maggiore volatilità.
“In questo contesto globale risulteranno attraenti gli asset dei mercati emergenti, anche grazie a un dollaro più debole, soprattutto nel secondo semestre dell’anno – argomenta Botoucharov – Saranno quattro in particolare gli osservati speciali tra gli emergenti: Brasile, Messico Turchia e Cina. Di particolare rilievo in tal senso saranno gli sviluppi politici in ognuno dei quattro Paesi: l’esito dei negoziati sulla guerra commerciale, le decisioni di politica monetaria del nuovo governo brasiliano, gli sviluppi dell’amministrazione guidata da Obrador in Messico e il potenziale ritorno dei rischi geopolitici in Turchia. La Cina , che sta adottando politiche per stabilizzare la crescita al livello attuale, vedrà un aumento del Pil tra il 5,5 e il 6 per cento. Per quanto riguarda l’Italia – conclude Botoucharov – dipenderà molto da quello che succederà tra Stati Uniti e Cina. Se si troverà un accordo, ne beneficerà la Germania e di conseguenza anche l’Italia. Per questo rimaniamo investiti su un potenziale ritorno alla crescita”.
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