Fed, Powell contro maxi-recessione Usa: “Agiremo in modo forte e aggressivo”
Tassi d'interesse invariati. Allianz: “Pil -40% nel II trimestre”. Il presidente Fed a Trump e Congresso: “Non è tempo di preoccuparsi del debito”
3 min
L’emergenza coronavirus spinge gli americani ad accumulare denaro per far fronte alle difficoltà del futuro. Secondo i dati del Bureau of Economic Analysis (BEA) a marzo 2020 il tasso di risparmio personale degli Stati Uniti ha infatti raggiunto il 13,1%, il livello più alto in quasi quattro decenni. Gli americani hanno messo da parte, come risparmio finanziario, una somma complessiva di 2170 miliardi di dollari. Prima del picco di marzo, il tasso più elevato era stato raggiunto nel novembre del 1981, quando si attestava al 13,2%. Può essere interessante ricordare che all’epoca gli Stati Uniti stavano affrontando una fase di grave recessione (la peggiore del secolo dopo la crisi del ’29), innescata da politiche monetarie restrittive messe in atto nel tentativo di frenare l’inflazione.
Si tratta di un salto piuttosto vistoso, se si pensa che solo all’inizio di febbraio, quindi poco prima che il ciclone pandemico si abbattesse sulle economie e sui mercati finanziari, il tasso dei risparmi era relativamente basso, all’8%. Un livello che tutto sommato non si discostava molto dalla media dell’ultimo decennio, al 7,4%.
Il tasso dei risparmi personali viene calcolato come una percentuale di reddito personale disponibile (disposable personal income o Dpi), ed equivale al reddito personale meno le spese e le tasse. Generalmente, è visto come la porzione di reddito investita in strumenti finanziari o beni reali, come gli immobili.
Un’analisi di Learnbonds sui tassi di risparmio personale negli Stati Uniti ne prende in considerazione anche il valore tra il 1960 e il 2019: alla fine dello scorso anno il valore totale si aggirava sui 1290 miliardi di dollari, il secondo livello più alto dopo il picco raggiunto nel 2012 a quota 1300 miliardi. Nel 2018 i risparmi raggiungevano i 1250 miliardi, nel 2017 i 1030 miliardi, dai 926 dell’anno prima. Una progressione che indica un chiaro trend di crescita continua dei risparmi negli ultimi quattro anni.
Adesso però ci si aspetta che il valore scenda, sempre per colpa della crisi. Lo shock economico legato alo stop alle attività produttive per contenere la diffusione del coronavirus, combinato con la perdurante incertezza sulla durata di questa crisi, spinge i risparmiatori ad accantonare capitale, ma in recessione il valore degli asset scende, quando non precipita. E al contempo, un picco nei risparmi equivale a una discesa della domanda aggregata, perché le risorse messe da parte vengono sottratte ai consumi (in parte non solo come risposta a un quadro incerto, ma anche per la maggiore difficoltà di fare acquisti in tempi di distanziamento sociale e di chiusura delle attività retail).
Del resto, sempre a marzo i dati del Bureau of Economic Analysis hanno rilevato un calo dei redditi personali di 382,1 miliardi di dollari (pari a -2%, al di sotto del consensus che si attestata su 1,5%). Il reddito personale disponibile è sceso di 334,6 miliardi ( 2.0 percent) in March according to estimates released today by the Bureau of Economic Analysis (-2%) e le spese per consumi personali sono scese di 1127,3 miliardi, pari a un calo del 7,5%.
Lo scorso trimestre l’economia statunitense si è contratta del 4,8% su base annua, il dato peggiore dalla crisi del 2008, ma nel secondo trimestre le previsioni si preannunciano ancora più fosche: secondo Kevin Hassett, adviser economico del presidente Trump, il Pil potrebbe scendere nei tre mesi fino a giugno dal 20 al 30%. E per Jp Morgan potrebbe andare anche peggio: gli esperti, che prima si aspettavano un calo del 25% per il Pil del secondo trimestre, hanno aggiornato le loro stime dicendo di attendersi ora un crollo del 40%.