2 min
A gennaio i prezzi sono schizzati del 7,5%, oltre le attese e al top dal 1982. Per i mercati la Fed è pronta a tagliare i tassi a marzo e a svuotare il bilancio
Ennesima doccia fredda dall’inflazione Usa. Il dato più atteso della settimana, come da recente tradizione ha di nuovo battuto al rialzo le attese degli analisti, aprendo dunque ancora di più la strada a una decisa azione della Fed. A gennaio i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti del 7,5%, in aumento rispetto al precedente +7%, ai massimi dal febbraio 1982 e oltre le previsioni del mercato ferme ad un +7,3%. L’aumento su base mensile è stato dello 0,6%, anche questo sopra le attese degli analisti di un +0,4% e dopo il +0,5% di dicembre.
Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici e sorvegliato speciale di Powell e colleghi, è cresciuto del 6%, dopo il +5,5% di dicembre, il dato più alto dall’agosto 1982. Su base mensile ha segnato invece un +0,6%, dopo il +0,6% del mese precedente e contro le attese per un +0,4%. I prezzi del settore alimentare e quelli dell’energetico sono entrambi cresciuti su base mensile dello 0,9%. Nell’ultimo anno, i prezzi energetici sono aumentati del 27%, quelli dei generi alimentari del 7%.
Intanto, dal mercato del lavoro a stelle e strisce arrivano notizie migliori delle attese. Il numero dei lavoratori che per la prima volta hanno richiesto i sussidi di disoccupazione, nella settimana terminata il 5 febbraio, è diminuito di 16.000 a 223.000, dai 230.000 attesi. Nel pieno della pandemia, gli Stati Uniti avevano registrato un massimo di 6,9 milioni di nuove richieste settimanali. La media delle ultime 4 settimane è di 253.250, in calo di 2.000 dalla media della settimana precedente.
La reazione dei mercati
Immediata la reazione dei mercati, con i future sui Fed funds che indicano le possibilità di un aumento dei tassi d’interesse di 50 punti base a marzo in ascesa al 50%, dal 30% precedente alla pubblicazione dei dati. Inoltre, sempre stando ai future sui Fed Funds ci sarà un rialzo di un punto percentuale dei tassi entro luglio e quasi 6 rialzi dei tassi nel 2022.
Il balzo dell’inflazione Usa ha anche fatto girare in negativo le Borse europee e i future di Wall Street, e fatto salire la tensione sui titoli di Stato con l’aumento dei rendimenti, soprattutto dei Paesi periferici, e con lo spread Btp-Bund volato a 162 punti base dai 155 punti dell’avvio di seduta.
È insomma ormai scontato che la Fed aumenterà i tassi al termine della riunione del Fomc di marzo e sono in molti a scommettere che subito dopo inizierà a ridurre le attività di bilancio. La guidance della banca Usa al momento prevede che il processo debba avvenire in modo passivo, con i titoli in scadenza che non verranno sostituiti, ma è ormai possibile che si decida di agire in maniera più aggressiva.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.