Il report VeM segnala deal in calo dell’11% a quota 330. L’Ict resta il primo settore, con il 38% degli investimenti. Cipolletta (Aifi): il mercato tricolore si sta consolidando
Dopo anni di corsa, il venture capitalitaliano scala la marcia. Nel 2023 gli investimenti in startup del nostro Paese si sono infatti fermati a quota 1,1 miliardi di euro, in calo rispetto al record di 1,9 miliardi segnato 12 mesi prima. Un dato che fa il paio con la flessione nel numero di operazioni, scese da 370a 330. A tirare le somme è il Rapporto di ricerca del Venture Capital Monitor-VeM, realizzato da Aifi e Liuc Business School. Per gli addetti ai lavori, però, più che di rallentamento si tratta di una maturazione del mercato domestico, che appare ora più in linea con il trend internazionale. E che resta appetibile.
Se si guarda solo ai nuovi investimenti (initial), lo sorso anno risultano 273 operazioni rispetto alle 310 del 2022. Stabile, invece, l’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani: circa 300 milioni di euro distribuiti su 28 deal contro le 21 dell’anno prima. La somma delle due componenti restituisce invece un controvalore totale di 1,4 miliardi, in discesa dai quasi 2,2 miliardi precedenti. Più nel dettaglio, gli investimenti in technology transfer hanno coinvolto 68 operazioni e raggiunto un importo totale di 235 milioni di euro: il report evidenzia come questi risultati siano arrivati grazie anche all’impatto dei fondi della piattaforma ITAtech, che hanno raccolto complessivamente oltre 300 milioni di euro e hanno realizzato negli ultimi sei anni 168 investimenti per 360 milioni di euro (compresi i co-investitori).
Quanto all’attività di corporate venture capital, lo scorso anno si è confermata la notevole presenza di imprese. In particolare, è stata registrata la loro partecipazione negli investimenti a supporto delle realtà nascenti o nella fase di primo sviluppo in circa il 22% dei round complessivi. Poco meno rispetto al 2022, insomma. Relativamente alle sole startup con sede in Italia, venture capital e corporate venture capital hanno investito 559 milioni su 200 round. Le attività di sindacato tra venture capital, corporate venture capital e business angel hanno invece fatto registrare afflussi di capitale pari a 526 milioni su 102 operazioni e i soli business angel hanno investito 34 milioni in 71 round. Il totale di queste iniziative porta la filiera dell’early stage tricolore ad aver investito oltre 1,1 miliardi su 373 round.
Itc e healthcare in testa
Dal punto di vista settoriale, l’Ict ha monopolizzato l’interesse degli investitori: pari al 38% è infatti l’incidenza del comprato tra le società target. A seguire, il 12% è stato diretto verso l’healthcarementre il 9% verso il comparto degli altri servizi, trainati dall’edutech. Fintech e energia e ambiente, invece, hanno attirato il 7% degli investimenti. A livello geografico, la Lombardia resta la regione in cui si concentra il maggior numero di società: 113, pari al 46% del mercato (era il 44% nel 2022, con 124 società). Seguono Lazio (13%) e Piemonte (8%).
Un mercato maturo. Ma serve sollecitare gli istituzionali
Secondo il presidente Aifi, Innocenzo Cipolletta, i deal conclusi nel corso dell’anno rappresentano un sintomo che il mercato italiano sta consolidando il nuovo livello di sviluppo raggiunto ed è pronto a colmare il gap con competitor più evoluti. “Nonostante la mancanza di grandi operazioni, il numero elevato di quelle realizzate va letto come il segnale di un terreno fertile su cui poter continuare a investire per puntare a sviluppare nuovi campioni nazionali dell’innovazione”, ha sottolineato Cipolletta.
Parole alle quali ha fatto eco quelle della prorettrice Liuc-Università Cattaneo, Anna Gervasoni, che ha evidenziato come siano stati lanciati oltre 40 fondi domestici negli ultimi cinque anni : “Il trend dimostra l’importanza della presenza di operatori dotati di significativi capitali e rimarca quanto sia necessario sollecitare i grandi investitori istituzionali a credere in questo settore”.
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