Venture capital italiano in frenata dopo un 2022 record
Bain & Company: nel primo trimestre volumi in calo del 16%. L’anno scorso si è chiuso investimenti per 1,6 miliardi. Ma il mercato tricolore vale solo il 2% in Europa
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Il 2023 mette un freno alla corsa del venture capital italiano. Colpa dell’assenza di grandi deal e del contesto di elevata incertezza che ancora pesa sul settore a livello globale. Tra gennaio e marzo, gli investimenti in startup tricolore sono infatti calati da 420 a 160 milioni di euro su base tendenziale (-63%). Il dato emerge dal rapporto Venture Capital Monitor di Aifi e Liuc-Università, nel quale si mostra come la contrazione fosse iniziata già nell’ultimo trimestre 2022, quando erano stati mappati 171 milioni rispetto ai 715 milioni dei tre mesi precedenti.
Lo studio, frutto dell’osservatorio congiunto sviluppato dalle due realtà, certifica un totale di 54 operazioni (initial e follow on) nel periodo in esame contro le 99 di un anno prima, attestando un calo del 45% per il settore. Un dato che, nello sostanza, trova conferma anche guardando solo ai nuovi investimenti: 50 rispetto dagli 86 di gennaio-marzo 2022.
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Sul trimestre, così come sulla coda dell’anno passato, ha inciso soprattutto l’assenza di round da oltre 100 milioni di euro. Al contrario, si è registrato un aumento dell’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani: il dato passa infatti da 83 a 130 milioni di euro, con un numero di deal in linea rispetto all’anno precedente (cinque round contro sei). Sommando le due componenti, il totale complessivo si attesta a 291 milioni di euro (erano oltre 500 milioni nel medesimo periodo del 2022).
“Dopo due anni di grande crescita, i numeri del primo trimestre risentono di un calo fisiologico che rispecchia la frenata mondiale del settore dovuta anche alle crisi in corso”, sottolinea Anna Gervasoni, professoressa Liuc-Università Cattaneo. Indicativo del fenomeno è l’indice VeM-i dell’osservatorio, che registrare il valore più basso degli ultimi due anni: a 1.250 per il primo trimestre del 2023.
Positivo, però, il punto di vista dei ricercatori. “Normalmente i primi trimestri dell’anno sono sempre in rallentamento, con l’eccezione del 2022, ma questo rallentamento non intacca le basi del mercato, che restano sono solide e fanno sperare in una ripresa nei prossimi mesi”, ha precisato Giovanni Fusaro dell’Ufficio Studi di Aifi.
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