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Capital markets union (Cmu) e vigilanza europea. Sono questi i temi che hanno tenuto banco nell’incontro organizzato oggi a Milano da Cfa Society Italy, “The future of Eu supervision”. A introdurre i lavori è stata Josina Kamerling, responsabile della divisione di regolamentazione Emea di Cfa Institute, cui hanno seguito gli speech di Marco Lamandini, professore di diritto commerciale dell’Università di Bologna, e di Carmine Di Noia, commissario Consob. Un appuntamento che ha visto gli interlocutori confrontarsi sul ruolo dell’Esma come unica autorità di vigilanza sui mercati dei capitali e sugli effetti che avrà sul mercato la Capital markets union.
“Si è tanto discusso ultimamente sulla Cmu – ha commentato Kamerling introducendo i lavori – L’obiettivo è creare un mercato unico dei mercati finanziari a livello europeo per servire e tutelare al meglio gli investitori”. Stando agli ultimi dati disponibili, a fine 2013 il mercato europeo aveva raggiunto una capitalizzazione complessiva di 8,4 trilioni di euro (il 65% del Pil), contro gli 1,3 trilioni del 1992 (22% del Pil), mentre i titoli di debito in circolazione avevano raggiunto i 22,3 trilioni (171% del Pil). Ed è proprio su questi numero che il progetto Cmu trova la sua ragione d’essere. “Un progetto – ha sottolineato Kamerling – che poggia su tre pilastri fondamentali: lo sviluppo di mercati più efficienti e liquidi, lo sfruttamento dei risparmi a lungo termine per promuovere gli investimenti e la promozione di infrastrutture aperte e integrate dei mercati dei capitali”.
La strada dunque è già segnata, ma ci sono delle barriere da superare, tra cui la differente fiscalità, la scarsa liquidità dei mercati secondari del debito e un quadro normativo non ancora omogeneo. Anche se da quest’ultimo punto di vista negli ultimi anni sono stati fatti tanti passi in avanti. “La Capial markets union rappresenta sicuramente il banco di prova più complesso per una convergenza europea”, puntualizza Lamandini. E nel tentativo di rafforzare la Cmu, lo scorso 20 settembre la Commissione ha proposto di assegnare ai regolatori Ue una supervisione diretta di benchmark finanziari cruciali come l‘Euribor e sui fondi con etichetta Ue, come i fondi di venture capital europei. Inoltre, con riferimento specifico alla vigilanza europea, la Commissione ha anche proposto di trasferire alcuni poteri di supervisione del settore finanziario dai singoli Stati con l‘obiettivo di ampliare la presa della Ue sul comparto nel momento in cui i Paesi del blocco si preparano all‘uscita di Londra, principale hub finanziario.
L’idea di una vigilanza accentrata in un organo superiore europeo piace a Di Noia, che al tempo stesso, però, ha puntato il dito contro il ruolo troppo forte che viene dato all’Esma rispetto alle autorità nazionali competenti: “Ci stiamo muovendo verso una modello di vigilanza di tipo federale. E se questa è la strada dal mio punto di vista bisogna avere più coraggio”. E sul tema dell’accentramento della supervisione, il commissario Consob ha poi fatto notare che le autorità nazionali, tutte, dovranno modificare il loro modus operandi. “Ora il prossimo step è approvare al più presto il package della Commissione, idealmente entro il 2018, prima quindi che il Parlamento europeo giunga a fine mandato”, conclude Di Noia.