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L’articolo è pubblicato su FocusRisparmio Magazine di luglio-agosto 2022 dal titolo “La grande rotazione”, disponibile in versione digitale al seguente link.
Guerra o recessione, non c’è crisi che tenga: il vino non rallenta. Lo dimostra l’effervescenza delle M&A nel settore e la crescente attenzione (anche degli investitori)
La vitalità del settore vitivinicolo non è merito solo dei colossi del beverage come Campari, entrata nel 2020 in Tannico, leader nelle vendite on line di vino in Italia. Gli investitori, professionali ma non solo, guardano con sempre più interesse al comparto. Come Clessidra, entrata recentemente in Casa Vinicola Botter, il primo operatore privato nell’imbottigliamento ed esportazione del vino italiano, o InvestIndustrial, che negli ultimi mesi, tramite Automation Machinery Holding Sàrl, ha completato tre acquisizioni in Italia (Bertolaso, Ape Impianti e Permeare), con l’obiettivo di consolidare la leadership nel mercato dei macchinari per l’enologia e per le bevande. Si tratta, infatti, di un settore d’oro come evidenzia un recente report dedicato al tema dall’area Studi di Mediobanca.
Le 251 aziende vinicole esaminate con un fatturato superiore ai 20 milioni di euro valgono da sole 9,3 miliardi di ricavi aggregati, pari all’85,3% del fatturato nazionale del comparto. Complessivamente il 2021 si è chiuso con un aumento del 14,2% delle vendite e un utile operativo in rialzo del 6 per cento. In luce in particolare i vini frizzanti che hanno registrato un incremento delle vendite del 21 per cento. Anche per il 2022 le attese sono effervescenti: i maggiori produttori di vino si attendono una crescita del 4,8% grazie soprattutto all’export e al traino delle bollicine (+5,7% i ricavi complessivi, +7,5% l’export).
Sul podio per dimensioni si collocano il gruppo Cantine Riunite-GIV, con fatturato a 635,2 milioni (+9,7% sul 2020), Italian Wine Brands (423,6 milioni) che sale di cinque posizioni dopo l’acquisizione di Enoitalia e della statunitense Enovation Brands e il polo Botter-Mondodelvino (415 milioni, +19,3% sull’esercizio precedente). Osservando la redditività, e in particolare, il rapporto tra risultato netto e fatturato, il 2021 vede in testa Frescobaldi (25,6%), Santa Margherita (21,3%) e Antinori (17%). Quanto all’export lo studio nota come per alcune aziende rappresenti la quasi totalità delle vendite: per Fantini Group tocca il 97,4%, per Ruffino il 94,5% e per il polo Botter-Mondodelvino il 91,1 per cento. E non occorre essere proprietari di un vigneto per investire sul vino anche se sono numerosi i banker che stanno coltivando l’enologia come hobby e potenzialmente proficuo piano B. Oltre alle società quotate in Borsa (a Milano, ad esempio, si possono comprare azioni Masi Agricola o Italian Wine Brands e altre aziende potrebbero approdare quanto prima in Piazza Affari), si possono ricercare fondi dedicati o, per chi ha competenze, si può puntare sulle bottiglie pregiate come investimento alternativo.
Secondo le stime di Credit Suisse…
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E’ possibile leggere l’articolo integrale a pagina 66 di FocusRisparmio Magazine di luglio-agosto 2022, disponibile in versione digitale al seguente link.
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