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Appello di Matterella: “Crisi profonda, il risparmio aiuti la ripartenza”. Gualtieri: “È necessario incanalarlo verso l’economia reale”
Tenere i soldi fermi per paura del futuro mette a rischio il futuro. È questo, in sintesi, l’avvertimento principale emerso dalla Giornata del Risparmio 2020, la prima dopo 95 edizioni a dover fare i conti con una crisi economico-sanitaria senza precedenti, che ha portato gli italiani ad accantonare di più, bloccando consumi e investimenti. Di qui, l’invito unanime a cercare di incanalare il risparmio degli italiani verso l’economia reale, cioè verso la ripartenza del Paese.
Il perdurare della crisi Covid presenta un rischio concreto di innescare nei prossimi mesi un “circolo vizioso” fra meno consumi, aumento del risparmio, “caduta della domanda aggregata e dei redditi, frenando la ripresa”, ha avvertito il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso dell’evento. “In una fase come quella attuale – ha spiegato -, dominata dall’incertezza e dalla debolezza della congiuntura, l’aumento della propensione al risparmio, se non si accompagna a un’adeguata ripresa degli investimenti e dell’attività produttiva può causare una diminuzione della domanda aggregata e dei redditi, alimentando, a sua volta, una ulteriore crescita delle intenzioni di risparmio per motivi precauzionali e innescando, così, un circolo vizioso”.
Tutto questo quando invece può essere proprio il risparmio il vaccino anti-Covid dell’Italia. “Serve incanalare il risparmio verso economia reale”, ha ribadito infatti il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che ha sottolineato come appunto una componente importante di questo “non si traduce in investimenti all’economia reale del Paese” mentre emergono “segnali di risparmio precauzionale dovuti alla crisi”, così come evidenziato dalla ricerca annuale Acri-Ipsos. Ma per il ministro un ruolo importante in questo senso lo giocherà la capital market union della Ue.
E un appello a muoversi in questa direzione è arrivato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Questa Giornata si tiene durante una crisi profonda, che richiede misure urgenti per salvaguardare il presente e, soprattutto, il futuro della nostra società. Il risparmio, tradizionale patrimonio del nostro Paese, la cui tutela è sancita dalla Costituzione , può concorrere alla ripartenza”, ha affermato il capo dello Stato. “La grave situazione economica e le preoccupazioni per la diffusione dei contagi – ha aggiunto – hanno indotto un sensibile aumento del tasso di risparmio di famiglie e imprese. Queste risorse, se adeguatamente utilizzate, potranno contribuire a sostenere una rapida ripresa di consumi e investimenti, una volta domata la pandemia e ridotta l’incertezza sulle prospettive future. È indispensabile creare le condizioni utili a ristabilire un clima di fiducia”.
Clima di fiducia che, in effetti, per ora sembra esser venuto meno. Come infatti ha sottolineato il presidente dell’Acri, Francesco Profumo, nel suo intervento, la crisi Covid pone “seri rischi per la tenuta della coesione sociale del nostro Paese” e, se salta la coesione sociale, è a rischio la tenuta della democrazia”. Ecco perché, secondo Profumo, è necessario “avere cura di quello che è il bene più prezioso della nostra società: i corpi intermedi e il loro ruolo insostituibile di coesione sui territori, che devono essere adeguatamente tutelati e promossi, come appunto le fondazioni di origine bancaria che nei mesi di pandemia hanno messo in campo oltre 130 milioni.
Secondo Profumo “non ci sono più alibi: il Paese che vogliamo consegnare ai nostri figli lo iniziamo a costruire oggi, tutti insieme. Disegnare il futuro presuppone, però, anche risorse adeguate. Queste risorse provengono da diverse fonti, come cercherò di evidenziare in questo mio intervento. Prima tra tutti il risparmio privato, che ha supportato molti italiani nel corso di questi mesi di pandemia, e che, se ben indirizzato può ancora rappresentare un potente volano per la ripresa”, ha concluso.
Oltre alle fondazioni, altro attore protagonista di questa fase di crisi sono state le banche che, secondo il presedente dell’Abi, Antonio Patuelli, “hanno fatto quasi miracoli” lavorando “in notti e festività” per attuare i decreti legge del governo. “Già a fine febbraio, per iniziativa dell’Abi con le altre Confederazioni imprenditoriali e sindacali, le banche hanno avviato una moratoria: le banche in Italia hanno deliberato quasi cento miliardi di prestiti più o meno garantiti a piccole e medie imprese e quasi tre milioni di moratorie per oltre trecento miliardi di euro”, ha ricordato.
Ora, ha tenuto a precisare Patuelli, le banche italiane chiedono alla Bce una modifica dello stop ai dividendi per la crisi Covid per permettere a quegli istituti che “dopo prudenti e lungimiranti accantonamenti, producono utili e possiedono solidi indicatori patrimoniali anche prospettici” di poter distribuire le cedole.
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