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Secondo Knight Frank, nel 2024 gli Hnwi sono aumentati del 4,4%, con gli Usa in testa. In Italia sono oltre 41mila. Tra gli investimenti preferiti spicca il mattone, soprattutto uffici e residenziale di lusso
Ricchi sempre più ricchi grazie alla buona performance dei mercati azionari e alla vitalità dell’economia a stelle e strisce. Nel 2024 gli high net worth individual, cioè gli individui con un patrimonio di oltre dieci milioni di dollari, sono aumentati a livello globale del 4,4% rispetto all’anno prima, con il Nord America a guidare la carica. Lo certifica il Wealth Report 2025 dell’agenzia Knight Frank, che rileva una novità: dopo i cali del 2023, i Paperoni sono tornati a guardare al mattone, tanto che oltre due family office su cinque in tutto il mondo puntano ad incrementare le allocazioni nei prossimi mesi.
Aumentano i Paperoni, Usa in testa
Secondo lo studio, gli Hnwi sono 2,3 milioni a livello globale. In Italia si fermano a quota 41.080 e rappresentano l’1,8% del totale. La maggior parte risiede in Nord America, dove lo scorso anno si è registrata una crescita del 5,2%. Gli Usa ne ospitano circa il 39%, quasi il doppio della Cina. E nella fascia degli ultra ricchi, quelli con un patrimonio oltre cento milioni, la quota a stelle e strisce sale oltre il 40%. “Nonostante la nostra previsione che l’Asia supererà il Nord America nella creazione di ricchezza nei prossimi quattro anni, non esiste una sfida realistica al predominio degli Stati Uniti”, scrivono gli analisti di Knight Frank. Aggiungendo che, al di là delle valutazioni azionarie, il tanto decantato boom alimentato dall’intelligenza artificiale deve ancora arrivare e , se dovesse manifestarsi, Washington e Pechino sembrano pronti a trarne beneficio più di qualsiasi altro Paese. Altra regione da tenere d’occhio è poi l’Africa, destinata in futuro a sovraperformare le altre aree nella creazione di ricchezza in termini di crescita.
Mattone nel mirino
Dal report emerge poi il rinnovato interesse dei Paperoni per l’immobiliare, settore giudicato in grado di unire crescita e conservazione del patrimonio. Il sondaggio condotto da Knight Frank su 150 family office in tutto il mondo, che gestiscono in media 560 milioni di dollari per un totale di 84 miliardi, mostra infatti che il mattone è fortemente presente nei portafogli: si tratta della terza allocazione più comune, dopo azioni e liquidità, con l’investimento immobiliare indiretto che si piazza al settimo posto. L’esposizione complessiva è aumentata in particolare negli ultimi diciotto mesi, con il 28% degli intervistati che l’ha incrementata a fronte di un 17% che l’ha invece ridotta. E la tendenza è destinata a continuare, visto che il 42% ha intenzione di investire ancora nel 2025, contro il 10% che vuole invece ridurre la propria esposizione. Tra i comparti preferiti, spiccano gli uffici (20%), il residenziale di lusso (17%), i complessi industriali (14%) e gli hotel (12%).
Circa il 70% degli investimenti si concentra sul territorio nazionale. E questo vale soprattutto per i family office con sede in Nuova Zelanda, in Australia e negli Stati Uniti. Al contrario, quelli con sede in Svizzera, Singapore e Hong Kong, possono vantare una strategia più internazionale, dal momento che destinano solo un terzo dei loro investimenti a proprietà nazionali. In ogni caso, la maggior parte degli intervistati ritiene il mattone una componente di una strategia più ampia, bilanciandola con azioni, venture capital e altri segmenti dei mercati privati. Molti lo considerano una proxy del reddito fisso, da detenere a lungo per proteggere il potere d’acquisto e avere rendimenti stabili. Prova ne è che solo il 3% ha un orizzonte temporale inferiore ai tre anni, il 32% si attesta invece tra i tre e i sei anni, il 28% tra i sei e i nove e il 37% dai nove in su.
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